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Come i diversi macronutrienti stimolano la glicemia e l'insulina

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(@andrea)
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Topic starter  

l'insulina è secreta dall'organismo in risposta a un aumento della glicemia, ovvero la concentrazione di glucosio nel sangue.
Tutti gli alimenti stimolano la produzione di insulina poiché qualunque macronutriente (carboidrati, proteine e grassi) provoca un aumento della glicemia.
La diversità tra carboidrati, proteine e grassi risiede solamente nell'entità dell'aumento: l'impatto dei macronutrienti sulla glicemia è del 90-100% per i carboidrati, del 50% per le proteine e del 10% per i grassi.

Quindi se assumo un pasto di 500 kcal composto dal 100% di carboidrati, la mia glicemia si alzerà di TOT, se, a parità di calorie il pasto è di sole proteine si alzerà di TOT/2, se il pasto è di soli grassi si alzerà di TOT/10.

Questo fatto, inequivocabile perché facente parte della fisiologia classica, smonta le teorie su cui si basa la dieta a zona (basata sulla "fisiologia secondo Sears"), che sostengono che la glicemia venga controllata dal giusto rapporto tra proteine e carboidrati. Questo fatto è un falso poiché a parità di calorie, un pasto di soli carboidrati e grassi stimola di meno la glicemia rispetto a uno di carboidrati e proteine.
Esempio:

PASTO 1: 50 g di pane + 10 g di olio;
PASTO 2: 50 g di pane + 100 g di petto di pollo
il pasto 2, che ha un rapporto proteine/carboidrati ottimale secondo la zona, stimola l'insulina molto più del primo!

e la teoria della zona che fa acqua da tutte le parti

In altri termini Sears si sarebbe inventato gran parte di ciò che afferma. Gli addetti ai lavori lo sanno già, visto che già Raven (Nutrition Action Newsletter Jul/Aug 1996) sosteneva che non c'è spiegazione scientifica al fatto che mangiando in zona l'insulina dovrebbe abbassarsi. Sono molti gli esempi di come addirittura certe combinazioni di aminoacidi (cibi proteici) innalzino la risposta insulinica se assunti con carboidrati, rispetto ai carboidrati da soli. Entrare nei dettagli di questi studi non è facile perché si genererebbero discussioni infinite.
Ho però trovato un modo semplice di riassumere queste ricerche, con una prova che chiunque (anche gli zonisti più convinti) può fare. È necessario solo un misuratore di glicemia, come quelli usati dai diabetici, disponibile anche in molte farmacie.
Come si sa, dopo l'assunzione di cibo la glicemia aumenta, raggiungendo un massimo stabile (picco) nei 30'-60' dall'assunzione (vedi per esempio Interpretazione dei dati di laboratorio, Bonardi e al.). Tant'è che la curva glicemica è uno degli esami più importanti per la rilevazione di anomalie nella gestione degli zuccheri. In genere si somministrano 75 g di glucosio (300 kcal), ridotti a 50 g nei bambini e nei soggetti ipoponderali. In genere si considera normale una glicemia di picco inferiore a 180 mg/dl. Ovvio che assumendo più calorie la glicemia di picco aumenta rispetto al valore di normalità della curva glicemica. Secondo i dettami della scienza dell'alimentazione classica (V. Miselli – Il calcolo dei carboidrati nella terapia del diabete di tipo 1)

l'impatto dei macronutrienti sulla glicemia è del 90-100% per i carboidrati, del 50% per le proteine e del 10% per i grassi. VERO!

La dieta a zona si basa invece sulla considerazione che

un rapporto di proteine/carboidrati di 0,75 minimizza il picco insulinico. FALSO!

Ecco l'esperimento sul sottoscritto (individuo di 57 kg). Come si vede, il picco di glicemia dopo due ore scema nei tre casi (per fortuna non sono diabetico!), a riprova che l'insulina è intervenuta correttamente e ha fatto il suo lavoro. Nel primo caso per riportare la glicemia a livelli normali è stato necessario mobilitare una quantità di insulina decisamente superiore, contrariamente alla tesi di Sears secondo la quale un pasto in zona non dovrebbe scatenare nessun picco insulinico.
Fase uno – Misurazione della glicemia a riposo: 84 mg/dl.
Assunzione di 200 g di salmone Rio Mare e 200 g di Marmellata Menz Gasser (ripartizione dei macronutrienti: 38,5-29,9-31,6; totale calorie 633); misurazione della glicemia dopo 35': 197 mg/dl; misurazione della glicemia dopo due ore: 88 mg/dl.
Fase due - Misurazione della glicemia a riposo: 83 mg/dl.
Assunzione di soli 200 g di Marmellata Menz Gasser (ripartizione dei macronutrienti: 94,1% carboidrati; totale calorie: 260); misurazione della glicemia dopo 35': 164 mg/dl; misurazione della glicemia dopo due ore: 85 mg/dl.
Si noti come il primo pasto innalzi la glicemia molto di più del secondo, anche se ha un rapporto proteine/carboidrati decisamente più favorevole (secondo la zona); la differenza è solo nelle 362 kcal di salmone (solo proteine e grassi), a riprova che pure proteine e grassi contribuiscono all'innalzamento della glicemia. Non conta il rapporto, conta la quantità totale "pesata" (nel senso che le proteine contano per metà, i grassi per circa un decimo) dei macronutrienti. La fase due dimostra che è meglio mangiare 400 kcal con una ripartizione pessima che 600 kcal di un pasto perfettamente in zona. È proprio il fatto che un pasto "proibito" sia meglio di uno in zona che uccide già la zona! Ma andiamo avanti considerando una situazione isocalorica rispetto alla fase 1.
Fase tre - Misurazione della glicemia a riposo: 80 mg/dl.
Assunzione di 200 g di Marmellata Menz Gasser + 42 g di olio d'oliva extravergine (ripartizione dei macronutrienti: 39,8-1-59,2; totale calorie: 638); misurazione della glicemia dopo 35': 174 mg/dl; misurazione della glicemia dopo due ore: 84 mg/dl.
Cosa è successo? Che con un pasto con le stesse calorie della fase 1, ma con pochissime proteine la glicemia risulta decisamente più bassa. Se fosse vera la (1) questo non dovrebbe accadere (ricordiamo il rapporto è OTTIMALE!!!), quindi la (1) è errata.

NOTA - Alcuni hanno criticato questa pagina sostenendo che noi abbiamo usato carboidrati ad alto indice glicemico; questa critica è risibile. Infatti la fase 3 dimostra che, nonostante i carboidrati ad alto indice glicemico, la glicemia risulta decisamente più bassa. Inoltre la favola dell'indice glicemico deve essere ormai nota a tutti ed è inutile difendersi dietro all'uso di carboidrati a basso IG quando si sa che la variabilità dell'IG è tale che è "praticamente" impossibile fissare l'IG di un cibo comune senza un test pratico, cioè è ottimistico definirlo a priori a basso indice glicemico (inoltre comunque si deve sempre considerare non l'indice, ma il carico glicemico!).

A riprova che non sono le proteine quelle che permettono la riduzione del picco insulinico, quanto la sola diminuzione dei carboidrati, diminuzione che si può ottenere sostituendoli con proteine o, meglio ancora, con grassi. La favola del rapporto OTTIMALE 0,75 è quindi sfatata.

http://www.albanesi.it/VMS/zona.htm

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mi chiedo una cosa..se io assumo un pasto di proteine e grassi rispetto ad uno di di soli carbo o misto, con le stesse quantità assumerò piu calorie ma avra un impatto minore sulla glicemia..quindi come posso fare affidamento alla glicemia per stare in omeostasi?


   
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 Muso
(@muso)
Membro
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più che la glicemia dovresti vedere l'insulinemia,inoltre albanesi ha mangiato 200grammi di marmellata pur stando in zona...non mi sembra una cosa fuori dal mondo che abbia stimolato molto l'insulina,poi ovviamente aggiungendoci l'olio ha fatto ancora più casino...
Cmq ormai si sa che la zona è piena di lacune e funziona perchè non mangi...


   
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Tropico
(@tropico)
Membro Admin
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Tratto dal libro: Let's Eat Right To Keep Fit - Adelle Davis del 1961
scaricabile qui http://krishikosh.egranth.ac.in/bitstream/1/2027529/1/HS1519.pdf

[...]
In uno di questi studi (vedi in fondo n.d.t), ad esempio, 200 volontari hanno mangiato vari tipi di colazione; ogni livello individuale di zucchero nel sangue è stato determinato prima del pasto e ogni ora nelle tre ore consecutive.

Dopo il solo caffè nero, lo zucchero nel sangue è diminuito e i volontari hanno sperimentato stanchezza, irritabilità, nervosismo, fame, stanchezza, esaurimento e mal di testa;
i sintomi sono progressivamente peggiorati man mano che la mattina passava.

Due ciambelle e caffè con zucchero e crema hanno causato un rapido aumento della glicemia, ma la quantità di zucchero nel giro di un'ora è scesa ad un basso livello, ancora una volta con conseguente inefficienza e fatica.

Una colazione di base è stata selezionata perché era tipica del pasto mattutino consumato da milioni di americani: un bicchiere di succo d' arancia, due strisce di pancetta, pane tostato, marmellata e caffè con panna e zucchero. La glicemia sanguigna è rapidamente cresciuta, ma è scesa ben al di sotto del livello di pre-colazione entro un' ora e si è mantenuta al di sotto della norma fino all'ora di pranzo.

La colazione successiva è stata la stessa tranne per l' aggiunta di un cereale confezionato; ancora una volta lo zucchero nel sangue è aumentato, e diminuito rapidamente, ed è rimasto al di sotto della normalità per tutta la mattina.

Una quinta colazione è stata quella di base più farina d' avena servita con zucchero e latte; la glicemia è cresciuta rapidamente ma è scesa più velocemente e ad un livello più basso rispetto a qualsiasi altra colazione studiata.
Poi 8 once di latte intero fortificato con 2% cucchiai di latte scremato in polvere è stato bevuto con la colazione di base di succo d' arancia, pancetta, pane tostato, marmellata e caffè. Dopo questo pasto lo zucchero nel sangue è salito al di sopra della norma e si è mantenuto a circa 120 milligrammi per tutta la mattinata; è stato sperimentato un insolito benessere.

Al posto del latte fortificato sono state servite due uova, mantenendo ancora una volta un alto livello di efficienza. L' ultima colazione è stata quella di base con uova o latte fortificato e maggiori quantità di pane tostato e marmellata; l'efficienza è rimasta alta ancora una volta.

E. Orent-Keiles and L. F. Hallman, "The Breakfast Meal in Relation to Blood Sugar Values," U: S. Department of Agriculture, Circular No. 827 ( 1949)

La medicina ha fatto così tanti progressi che ormai più nessuno è sano. Huxley | La persona intelligente è quella, e solo quella, che riesce a mettere insieme più aspetti della realtà ed è capace di trovare tra di essi una correlazione. C.Malanga


   
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