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--Le uova--

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OneLovePeace
(@onelovepeace)
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Mi stavo chiedendo se le uova biologiche di galline alimentate a mangimi bio sono meglio o peggio delle uova di galline locali nutrite con avanzi vari di junk food (pasta, pane, ecc.). Secondo voi?


La natura non fa nulla di inutile.


   
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 Muso
(@muso)
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se la gallina è nutrita esclusivamente a junk food(cosa mooooolto improbabile anche perchè avrebbe un costo considerevole la cosa)penso siano meglio quelle bio.
Se alla gallina viene dato qualche avanzo ogni tanto(magari di roba genuina cucinata dal contadino)ma per il resto del tempo razzola e mangia vermi le sue uova penso siano il top


   
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OneLovePeace
(@onelovepeace)
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Da un po' di tempo di reco a piedi in un rifugio a quota 1900 dove mi vengono date queste uova. Sono uova col guscio bianchissimo da galline livornesi, libere di razzolare in uno spazio di circa 10mq però ho visto che contemporaneamente sono nutrite con secchi di junk food (gli avanzi del rifugio), per questo mi è sorto il dubbio che forse le uova bio del negozio hanno un profilo nutrizionale più alto. Purtroppo si tratta di vero e proprio junk food (avanzi di pasta, panini e polenta) e non di cibo genuino....


La natura non fa nulla di inutile.


   
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OneLovePeace
(@onelovepeace)
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Comunque ho notato che i pochi contadini qui in zona che tengono le galline, le hanno sempre nutrite con gli avanzi recuperati da qualche hotel o ristorante e mai con mangimi.


La natura non fa nulla di inutile.


   
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Tropico
(@tropico)
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Gli avanzi di fast food vengono anche messi nei mangimi commerciali, mi è bastato leggere alcune etichette di alcuni mangimi per polli,con aggiunta di rocce macinate,oli minerali , scarti di soia,oli vegetali (forse da raccolte di oli fritti esausti) e tante altre porcherie...

In linea di massima è ancora preferibile alle classiche uova non BIO da supermercato.

Le uova certificate BIO dovrebbero essere frutto di un attento schema alimentare e metodiche di allevamento quindi sono migliori.

La medicina ha fatto così tanti progressi che ormai più nessuno è sano. Huxley | La persona intelligente è quella, e solo quella, che riesce a mettere insieme più aspetti della realtà ed è capace di trovare tra di essi una correlazione. C.Malanga


   
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(@andrea)
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Uova

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Le uova sono un’ottima fonte proteica
Infatti, ogni uovo contiene circa 7 grammi di proteine, di cui 5 nell’albume e 2 nel tuorlo.

Le uova vanno conservate in frigorifero, nella loro confezione originale, non vanno mai lavate con acqua (per non rimuovere la cuticola esterna), al massimo con uno spazzolino o con un panno asciutto.

Qualità nutrizionali
Le uova sono uno degli alimenti più maltrattati dal punto di vista dei luoghi comuni (sbagliati) alimentari.
Vediamo innanzitutto le caratteristiche dal punto di vista nutrizionale.

I grassi contenuti nell’uovo sono per la maggior parte monoinsaturi e polinsaturi, e quindi benefici per la salute. Contengono anche una discreta quantità di acido linoleico, un grasso essenziale.
Hanno un indice di sazietà elevato, grazie al loro basso apporto di calorie (solo circa 80 per ogni uovo di media grandezza), quindi sono indicate nei regimi alimentari ipocalorici.
La digestione delle uova comporta una scarsa secrezione di acido cloridrico, quindi sono consigliate a chi soffre di gatriti o ulcere gastroduodenali.

I luoghi comuni
Le uova sono pesanti da digerire: la digestione delle uova dipende da come sono preparate: in linea di massima più la cottura è blanda e maggiore il tasso di digeribilità. Per un uovo alla coque sono sufficienti 90 minuti, due ore se sodo e tre ore se fritto: la digestione della carne è sicuramente più lunga. Le uova, quindi, non sono meno digeribili rispetto alla grande maggioranza delle fonti proteiche.
Le uova fanno male al fegato: gli alimenti grassi in genere appesantiscono il lavoro del fegato, soprattutto se i grassi sono portati a temperatura elevata, come nei fritti. Le uova di per sé non sono particolarmente grasse, se le si frigge la tossicità nei confronti del fegato dipende dai grassi aggiunti, e non dalle uova. Le pataine fritte appesantiscono il fegato, le patate di per sé no.

Gli albumi non andrebbero mai mangiati crudi, poiché contengono avidina che limita l’assorbimento di biotina (vitamina H).

Concludendo, si può affermare che le uova andrebbero evitate solo da coloro che soffrono di calcolosi biliare.
Chi soffre di ipercolesterolemia dovrebbe limitare il consumo di tuorli (due o tre alla settimana, e mai più di uno al giorno), mentre non vi è alcun limite nel consumo degli albumi.

Qualità organolettiche
Le qualità organolettiche delle uova non risentono più di tanto della qualità del metodo di produzione. Nella produzione di pietanze nelle quali l’uovo è utilizzato crudo, come la maionese o lo zabaione, le differenze possono essere avvertite, nel consumo a cotto queste si livellano e diventano impercettibili ai più, soprattutto se l’uovo è utilizzato insieme ad altri ingredienti (come nelle frittate).
Tuttavia, è opportuno scegliere uova prodotte con metodi poco intensivi che prediligano la qualità piuttosto che la quantità, ma più che altro per una questione di salubrità e non di gusto.
Una caratteristica importante, che influenza la bontà delle uova, è la freschezza: sebbene le uova si mantengano per parecchio tempo in frigorifero, è opportuno consumarle fresche, entro dieci giorni dalla deposizione. In commercio troviamo uova con dicitura “extra fresche”, che vengono vendute entro 9 giorni dalla data di deposizione.

Come scegliere
Le uova confezionate dal 01 gennaio 2004 devono riportare un codice alfanumerico (composto da lettere e numeri), assegnato ad ogni allevamento dall’azienda sanitaria locale al fine di garantire la tracciabilità delle uova in Italia e in Europa.
Il codice è composto da 11 caratteri, come per esempio: 3 IT 001 TO 036, ed è composto da:
Un numero che indica il metodo di allevamento (0 per allevamento biologico, 1 per allevamento all’aperto, 2 per allevamento a terra, 3 per allevamento in gabbie);
Il codice dello Stato (”IT” per Italia);
Il codice ISTAT del comune ove è ubicato l’allevamento (composto da 3 cifre, 001 nell’esempio);
La sigla della provincia (TO);
Un numero progressivo di tre cifre che consente di identificare in modo univoco l’allevamento (036 nell’esempio).
La scelta di uova biologiche rappresenta una scelta più sicura dal punto di vista delle possibili frodi (grazie ai maggiori controlli), e un allevamento di tipo estensivo che non stressa le galline. Purtroppo il costo di questi prodotti è molto elevato, ingiustamente, poiché spesso il rincaro del distributore finale è sproporzionato, come abbiamo scoperto parlando con produttori di uova biologiche destinate alla grande distribuzione.
L’allevamento all’aperto garantisce un notevole spazio per le galline (4 metri quadrati ciascuna), anche se vengono fatte razzolare solo 2 ore al giorno.
Le scelte salutisticamente migliori, dunque, sono le seguenti.
1) Approvigionamento da un piccolo produttore artigianale, ovvero il contadino. Se vengono utilizzate crude, bisogna fare attenzione alle condizioni igieniche: utilizzarle poco tempo dopo la deposizione, scegliere quelle più pulite, eventualmente pulirle con un canovaccio o con uno spazzolino. Se vengono cotte, non sono necessarie ulteriori precauzioni oltre a quelle di base.
2) Uova biologiche, che garantiscono maggiormente riguardo la salubrità del prodotto grazie ai maggiori controlli.
3) Uova da galline allevate all’aperto, che dovrebbero garantire una vita più tranquilla e soprattutto un minor rischio di malattie (e quindi un uso di antibiotici inferiore).

http://www.lacascinaincitta.it/prodotti/uova/


   
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fabio meloni
(@fabietto)
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Gli albumi non andrebbero mai mangiati crudi, poiché contengono avidina che limita l’assorbimento di biotina (vitamina H).

Di questo non me ne preoccuperei più di tanto: l'uovo è molto ricco di biotina e se anche l'avidina ne limita un pò l'assorbimento ne dovrebbe avanzare o sbaglio?

La forma è anche sostanza. Chi veicola un messaggio non può essere estraneo al suo contenuto. Tropico - Chi è musone e triste non riesce a tener lontano la malattia. Tonegawa - Le testimonianze vere di gente normale valgono più di tante elucubrazioni teoriche. Francesca F.C.


   
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(@andrea)
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Si penso ach'io che ogni alimento adatto all'alimentazione umana sia bilanciato sotto questo punto di vista, ma non ne sono sicuro


   
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OneLovePeace
(@onelovepeace)
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Chi soffre di ipercolesterolemia dovrebbe limitare il consumo di tuorli (due o tre alla settimana, e mai più di uno al giorno)

Non sono molto d'accordo con questa affermazione, non era stato dimostrato che mangiare tuorli non influisce sull'aumento del colesterolo ematico? Chi soffre di ipercolesterolemia farebbe meglio ad evitare i dolciumi!


La natura non fa nulla di inutile.


   
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(@andrea)
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Per quanto riguarda il colesterolo mi piace ciò che dice Albanesi:

Purtroppo a causa di un gran numero di pregiudizi viene decisamente sottovalutato. Il primo e più importante è l'affermazione secondo la quale le uova innalzerebbero il tasso di colesterolo. Se è vero che il tuorlo (l'albume ne è privo) contiene 1,34 g di colesterolo ogni 100 g (l'uovo in media ne contiene 0,3 g per ogni 100 g), è pur vero che in ognuno di noi il colesterolo esogeno (quello che proviene cioè dagli alimenti) è solo il 20% del totale. Ciò spiega perché chi mangia abitualmente uova non è detto che abbia il colesterolo alto. Le uova dovrebbero essere cioè sconsigliate a chi soffre già di ipercolesterolemia, essendo esse un'aggravante del problema e non la causa. Un'ulteriore riprova di quanto appena detto è la considerazione che, per i meccanismi di controllo del nostro corpo, se si introduce colesterolo dall'esterno, ne viene prodotto di meno dall'interno.


   
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Tropico
(@tropico)
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É un alimento che adoro, ne mangerei diverse ogni giorno..mi limito solo per non esagerare e andare a nausea.
Le preferisco anche alla carne/pesce e sento le uova molto più facili da digerire, lo zabaione fatto alla "Muso maniera" in un ora lo sento gia bello che digerito...leggero ed energetico...lo trovo un must nella mia dieta attuale.

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(@salvio)
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La resistenza insulinica produce infiammazioni che portano danni ai tessuti che devono essere riparati, con cosa li ripari? Il colesterolo!!!!!! Le uova non portano ad aumentare il colesterolo (che poi essendo ricche in lecitina dovrebbero ridurlo secondo la superfantastronzata teoria che la lecitina di soia abbassa il colesterolo) è la resistenza insulinica che aumenta il colesterolo.

Le uova sono un ottimo alimento, anche se secondo me, il mio è un parere personale, una cottura alla Bressanini ovvero a bassa temperatura, oltre che ridurre l'avidina, problema relativo visto che le uova so ricche di Biotina, le rende belle cremose, e onestamente a me piacciono tantissimo così.

A proposito ma com'è che se mangiate un enzima, lo stomaco lo denatura, se mangiate l'avidina che è una molecola proteica no? Sembra che i pseudoesperti di dieta abbiano sempre due pesi e due misure quando uno gli porta concetti che implicano lo stesso percorso biologico, o gli enzimi ingeriti sopravvivono allo stomaco o l'avidina viene denaturata insieme agli enzimi, la logica questa sconosciuta. Comunque un uovo è molto ricco di biotina quindi non rappresenta un problema la contemporanea presenza di avidina.

Chi critica le uova non sa cosa dice, e lo fa basandosi su catene causa effetto del tutto errate.

Inoltre crude o cotte alla Bressanini o comunque alla coque le uova sono un alimento che ha proteine ad altissimo valore biologico oltre 90, e facilissimo se preparate in tale modo da digerire, dato che la lecitina contenuta aiuta a digerire i grassi.

Questo è quanto nel caso dei presunti difetti delle uova.

--

A proposito avevo postato un servizio andato in onda su medicina33 in cui parlava il Dottor Pierluigi Rossi, tanto caro ad enzo, il quale spiegava che il colesterolo medio ingerito da una persona è di circa 300 mg al giorno mentre il fegato sotto insulina ne produce 2,5 grammi al giorno, questo tanto per capirci.

Potete ascoltare il servizio qua:

http://www.tg2.rai.it/dl/RaiTV/programmi/media/ContentItem-71c0dd8b-47c4-4d54-b164-b9c3985b8e3a.html?p=0

E' il secondo servizio.


   
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OneLovePeace
(@onelovepeace)
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http://www.nejm.org/doi/full/10.1056/NEJM199103283241306

DIETARY cholesterol increases the plasma level of total and low-density lipoprotein (LDL) cholesterol and accelerates the development of atherosclerosis and its complications, but individual responses to a given change in the dietary cholesterol level vary widely.1 2 3 4 5 6 7 Such responses are reproducible to some extent, suggesting genetic as well as physiologic determinants.8 , 9 Several genetic determinants have been identified in nonhuman primates.10 11 12 13 The homeostatic and regulatory mechanisms that maintain a relatively constant level of plasma cholesterol despite changes in dietary cholesterol intake include alterations in the efficiency of intestinal absorption and in the rates of cholesterol biosynthesis, LDL-receptor activity, secretion of cholesterol into bile, and hepatic conversion of cholesterol into bile acids, the chief metabolic product of cholesterol.5 , 7 , 14 , 15

In humans, these responses to increases in the dietary intake of cholesterol have been investigated for 25 years, primarily by metabolic-balance studies. Balance studies are time consuming and costly, require unusual levels of patient compliance, and are therefore usually limited to small numbers of subjects. In recent years new procedures have been developed that allow almost complete assessment of the regulation of cholesterol metabolism in subjects who are not hospitalized, with a minimum of inconvenience and discomfort. These techniques have not yet been extensively employed.

My colleagues and I have used many of these procedures in studies of the relation of cholesterol-mechanisms to several risk factors for cholesterol gallstones, primarily female sex-steroid hormones and dietary cholesterol levels.16 17 18 When we recently learned of an 88-year-old man who ate 25 eggs a day and who maintained a normal plasma cholesterol level, we took advantage of the opportunity to study him in order to learn more about the control of cholesterol metabolism in response to an unusually excessive intake of cholesterol.

Case Report

An 88-year-old man who lived in a retirement community complained only of loneliness since his wife's death. He was an articulate, well-educated elderly man, healthy except for an extremely poor memory without other specific neurologic deficits. He had been given a diagnosis of Alzheimer's disease and was intermittently depressed. His general health had been excellent, without notable symptoms. He had mild constipation. His weight had been constant at 82 to 86 kg (height, 1.87 m). He had no history (according to the patient and his personal physician of 15 years) of heart disease, stroke, or kidney disease except for an episode of mild chest pain three years earlier. The only objective change at that time was transient depression of the ST segments and T waves in the lateral leads on his electrocardiogram. The patient had been treated for angina and had had no recurrence. There was no history of gallstones or of symptoms of biliary tract disease, but no cholecystography or ultrasound examination had been done recently. His physician's records showed numerous serum cholesterol measurements that ranged from 3.88 to 5.18 mmol per liter (150 to 200 mg per deciliter).

The patient had never smoked and never drank excessively. His father died of unknown causes at the age of 40, and his mother died at 76. One sister died at the age of 82, and another was alive at 86; their plasma lipid values were not available.

The patient's poor memory impaired the accuracy of the dietary history, but his consumption of 20 to 30 eggs a day was verified. Although he could not remember the duration of this eating pattern, his physician attested to its presence for 15 years; a friend, for even longer. He always soft-boiled the eggs and ate them throughout the day. He kept a careful record, egg by egg, of the number ingested each day. The nurse at the retirement home confirmed the daily delivery to him of approximately two dozen eggs. A psychiatrist and a clinical psychologist had characterized this unusual eating habit as compulsive behavior, based on complex psychological factors. Efforts to modify the behavior had been unsuccessful. The patient stated, "Eating these eggs ruins my life, but I can't help it."

Methods

The studies were approved by the human subjects committee of the University of Colorado School of Medicine. The patient gave written informed consent.

Plasma total, LDL, and high-density lipoprotein (HDL) cholesterol; triglyceride; and apolipoproteins A-I and B were measured by standard clinical laboratory techniques. The absorption of cholesterol was determined by the isotope-ratio method,16 17 18 which requires the simultaneous administration of 2 μCi of [14C]cholesterol orally and 2 μCi of [3H]cholesterol intravenously. Blood samples are taken 24 and 48 hours later for the measurement of isotope ratios. Sterol synthesis was quantified by measuring the [14C]acetate incorporated into sterols by mononuclear cells freshly isolated from 30 ml of blood.16 17 18 Bile-acid kinetics were determined by a stable-isotope method19 that employs plasma bile acids. [13C]cholic acid and [13C]chenodeoxycholic acid, the two primary bile acids, were given by mouth, and blood was drawn daily for five days for the measurement of molar ratios of labeled to unlabeled bile acids by gas chromatography-mass spectroscopy. The fractional turnover rate, pool size, and rate of synthesis of each bile acid were calculated.19

The data obtained were compared with those obtained in a study currently in progress. Eleven volunteers, 10 women and 1 man, ranging in age from 30 to 60 years, were studied similarly while following their usual diet and again after 16 to 18 days during which their diets were supplemented with five eggs a day, representing approximately 2590 μmol (1000 mg) of additional cholesterol. The mean daily dietary cholesterol intake was 567 μmol (219 mg) during the low-cholesterol period and 2995 μmol (1156 mg) during the high-cholesterol period. All the subjects were healthy, except that eight had asymptomatic radiolucent gallstones.

Results

The patient's plasma lipid levels were normal: total cholesterol, 5.18 mmol per liter (200 mg per deciliter); LDL, 3.68 mmol per liter (142 mg per deciliter); and HDL, 1.17 mmol per liter (45 mg per deciliter). The ratio of LDL to HDL cholesterol was 3.15.

The mean amount of cholesterol absorbed was 54.6 percent in the subjects on the low-cholesterol diet (300 of the 567 μmol of cholesterol ingested per day) and 46.4 percent on the high-cholesterol diet (1390 of the 2995 μmol in the daily diet) (P<0.001 by paired t-test). The patient absorbed only 18 percent. Thus, although he ingested approximately 12,953 μmol of cholesterol per day, he absorbed only 2331 μmol, or 941 μmol per day more than the subjects on the high-cholesterol diet (Fig. 1Figure 1Levels of Dietary Cholesterol (Stippled Bars) and Absorbed Cholesterol (Solid Bars) in the Normal Subjects Following the Low-Cholesterol and High-Cholesterol Diets and in the Patient Studied.). The subjects' rate of cholesterol synthesis during the high-cholesterol diet was 16 percent lower than the rate during the low-cholesterol diet (53.1 vs. 63.2 pmol per 107 cells per hour; P<0.001 by paired t-test). It was 52.1 pmol per 107 cells per hour in the patient, the same as in the subjects on the high-cholesterol diet.

In the patient, 967 μmol of cholic acid and 546 μmol of chenodeoxycholic acid were synthesized daily, for a total rate of bile-acid synthesis of 1513 μmol per day — approximately twice the mean rate of synthesis in the normal volunteers (766 μmol per day on the low-cholesterol diet and 812 μmol per day on the high-cholesterol diet). Thus, he disposed of 701 μmol more cholesterol per day as bile acids than the normal subjects on the high-cholesterol diet. The patient's fractional turnover rate was diminished somewhat (cholic acid, 0.22 per day, as compared with 0.29 for the subjects on each of the two diets; chenode-oxycholic acid, 0.186 per day, as compared with 0.27 and 0.26 per day in the low- and high-cholesterol periods, respectively). The bile-acid pool was greatly increased in the patient and was at least twice that of the normal subjects during the low- and high-cholesterol diets (cholic acid, 4352 vs. 2070 and 2302 μmol; chenodeoxycholic acid, 2934 vs. 1162 and 1076 μmol; deoxycholic acid, 3465 vs. 911 and 1360 μmol). The patient's total bile-acid pool was 10,751 μmol as compared with 4143 and 4738 μmol in the normal subjects during the low- and high-cholesterol diets, respectively (Fig. 2Figure 2Size of the Bile-Acid Pool and Amount of Bile Acids Synthesized Daily in the Normal Subjects Following the Low-Cholesterol (Stippled Bars) and High-Cholesterol (Hatched Bars) Diets and in the Patient (Solid Bars).).

Discussion

Although it would have been desirable to study this patient on a low-cholesterol diet as well as on his customary diet of 25 eggs per day, it was impossible to do so. Therefore, we compared his cholesterol metabolism with that of our other subjects who were being studied by the same techniques. The results explain in dramatic fashion the apparent paradox of an enormous dietary cholesterol intake and longevity to the age of 88 without clinically important atherosclerosis. The patient had extremely efficient compensatory mechanisms — namely, a marked reduction in the efficiency of cholesterol absorption, greatly increased synthesis of bile acids, and apparently reduced cholesterol synthesis relative to his cholesterol absorption.

The decrease in the efficiency of cholesterol absorption to only 18 percent of the unusually large intake played an important part in maintaining a normal plasma cholesterol level. Approximately 10,622 of the 12,953 μmol of cholesterol ingested each day passed through the patient's gastrointestinal tract to be excreted in the feces. Although he still absorbed 2331 μmol of cholesterol per day (2032 and 941 μmol per day more than the mean amount absorbed by the normal subjects during the low- and high-cholesterol diets, respectively), he compensated further, primarily by doubling the usual rate of bile-acid synthesis.

Cholesterol absorption is a complex process involving a number of steps. Although the rate-limiting step is not known with certainty, it is currently believed to be the transport of micellar free cholesterol from the intestinal lumen through the unstirred water layer20 and, in molecular form, across the cell membrane of the enterocyte. This has classically been thought to occur by passive diffusion, but several studies21 , 22 suggest a role for an as yet unidentified brush-border protein. The other processes — luminal hydrolysis of dietary cholesterol esters, reesterification in the enterocyte, incorporation into chylomicrons and intestinal very-low-density lipoprotein cholesterol, and transport in the lymph — are not normally rate-limiting. The efficiency of cholesterol absorption in animal species ranges from 35 to 85 percent23 and is usually 50 to 60 percent in humans over a wide range of dietary intake.4 Decreased absorption in the presence of increased dietary cholesterol serves as a major control mechanism in cholesterol homeostasis,15 but there is a great individual heterogeneity.3 In this patient it was extraordinarily effective. Since it is likely that much of the reduction in the efficiency of absorption is simply due to the physical barrier to diffusion of micelles, reduced absorption cannot be considered a regulatory process. On the other hand, the additional down-regulation of a putative brush-border transport protein by excess cholesterol cannot be excluded.

The rate of sterol synthesis by peripheral-blood mononuclear leukocytes (primarily monocytes) accurately reflects hepatic and whole-body synthesis of cholesterol.5 , 24 25 26 Physiologic and metabolic perturbations that increase or decrease hepatic cholesterol synthesis have similar effects on the synthesis of sterols by these cells. Cholesterol biosynthesis by the liver and other cells is down-regulated by the uptake of both chylomicron remnants and LDL cholesterol, probably mediated at least in part by endogenous synthesis of hydroxylated sterols, such as 25-hydroxy cholesterol, which are byproducts of cholesterol biosynthesis that inhibit the activity of hydroxymethylglutaryl-CoA reductase,27 the rate-limiting enzyme of cholesterol synthesis. The finding of a rate of cholesterol synthesis in this patient that was equal to the mean synthesis rate in the normal subjects ingesting the high-cholesterol diet is surprising, since other studies suggest that inhibition of synthesis can have a more prominent regulatory role in response to dietary cholesterol.28 , 29 It may, however, reflect the fact that the patient absorbed only 941 μmol of cholesterol more than the normal subjects did during the period of high cholesterol intake and converted about 750 μmol of that to bile acids.

The rate of bile-acid synthesis in the patient was greater than in any of the 200 subjects we have studied during the past 13 years, and it was a major compensatory response. An increase in the excretion of bile acids in some subjects on a high-cholesterol diet has been well documented in balance studies,28 but bile-acid synthesis itself has not often been measured. It is of interest that persons with the same apolipoprotein E phenotype (E2/2, E2/3, E2/4) have diminished cholesterol absorption and increased synthesis of bile acids.30 In rats, some studies suggest that the availability of substrate, microsomal cholesterol, is a major regulator of the rate-limiting enzyme cholesterol 7α-hydroxylase.31 Since the conversion of cholesterol to bile acids accounts for approximately 70 percent of the cholesterol disposed of daily,32 increased bile-acid synthesis is clearly a major means of maintaining cholesterol homeostasis.

It was not possible in our patient to measure biliary cholesterol secretion, a procedure requiring 8 to 10 hours of nasoduodenal intubation, but in view of the greatly expanded bile-acid pool circulating through the patient's liver and the known regulation of biliary cholesterol secretion by the secretion of bile acids, it is very likely that biliary cholesterol secretion was similarly increased. As we found in a recent study, however, when the secretion of bile acids is increased by increasing dietary cholesterol, cholesterol secretion often increases proportionately, and supersaturated bile, a precursor of cholesterol gallstones, is not secreted.18

In summary, most of the physiologic processes involved in cholesterol balance and in maintaining a normal plasma cholesterol level were studied in an unusual patient, an 88-year-old man who for psychological reasons had eaten about 25 eggs per day, in addition to regular meals, for many years. His almost complete freedom from clinically important atherosclerosis and its complications may be explained in part by a great reduction in the efficiency of cholesterol absorption from the intestine and by a marked increase in the conversion of cholesterol to bile acids. In addition, his cholesterol synthesis was probably reduced moderately, and his biliary cholesterol secretion may have been increased. These physiologic adaptations would leave little if any of the dietary cholesterol to elevate plasma cholesterol levels and be deposited in arterial walls.

Supported by grants (RO1 DK31765, 5P30 DK34914, and 5M01 RR00051) from the National Institutes of Health.

I am indebted to Dr. James T. Murphy for permission to study the patient and to Ms. Ellen deMoney and Ms. Radene Showalter for valuable assistance.


La natura non fa nulla di inutile.


   
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Tropico
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Interessante, come del resto diceva anche Perugini Billi che la
correlazione colesterolo alimentare con quello nel sangue non era direttamente
correlato, anche se non mancano altre testimonianze, ad esempio sul sito del
famoso Iron
Paolo
non ricordo bene quale articolo, c'era un utente che nei commenti
diceva che a seguito di 2 anni di paleodieta senza limiti di quantità il
colesterolo era salito consistentemente.
Se lo ritrovo lo cito qui a
seguire.

La medicina ha fatto così tanti progressi che ormai più nessuno è sano. Huxley | La persona intelligente è quella, e solo quella, che riesce a mettere insieme più aspetti della realtà ed è capace di trovare tra di essi una correlazione. C.Malanga


   
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Tropico
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Ivanko
9 dicembre 2010 alle 07:29

Premetto che io sono stato in Paleo Diet stretta e rigida per gli ultimi 3 anni … da quando ho letto il libro di Loren Cordain in edizione originale Inglese.

In pratica carne, pesce, uova, frutta fresca, frutta a guscio e verdura, mangiare solo quando ho fame e non pesare più nulla.

Per mia esperienza personale, passata la prima settimana questo tipo di alimentazione non è poi così traumatica e/o assurda come può sembrare sulla carta.

Da quando ho cominciato a seguire questo tipo di alimentazione ho risolto parecchi problemini fisici che mi assillavano da anni (acne ricorrente sulla schiena e le spalle, emorroidi, difficoltà a dormire, bruciori di stomaco) … a puro livello aneddotico dico che ho ricominciato a mangiare a morsi i miei amati peperoncini piccanti calabresi che prima non potevo più toccare.

La forza è rimasta stabile o leggermente aumentata su tutti gli esercizi, non ho avuto nessun calo.

Il grasso corporeo è sempre tra il 5 ed il 7% ed il peso corporeo tra gli 80 e gli 82 kg, non peso assolutamente più nulla di quello che mangio e non programmo più nulla dei miei pasti … mangio solo se e quando ho fame.

L’unico integratore che ho continuato ad assumere sono gli Omega 3, 3-5 gr al giorno.

L’unico problema che ho riscontrato ultimamente è che, con il mio estremo appetito ed il mio metabolismo tritatutto, mi sono ritrovato a mangiare uno scatafascio di proteine al giorno tra carne, pesce e albumi (attorno ai 350 gr al giorno!) ed uno scatafascio di frutta e verdura.

Le mie analisi del sangue, già buone da sempre, sono rimaste tutte assolutamente perfette ed addirittura migliorate in tutti i valori … ad eccezione però del colesterolo totale e di quello cattivo (LDL) che sono aumentati di parecchio.

L’unica spiegazione logica che mi sono potuto dare, dato che non ho nessun precedente familiare al riguardo, è che stessi mangiando troppa carne e troppe proteine.

Questo mi ha spinto a dare un taglio alla quantità di carne che mangio al giorno ed a cominciare ad usare B.C.A.A. e polvere proteica in sostituzione per abbassare la mia quota proteica totale giornaliera e averne un migliore controllo quantitativo.

Purtroppo devo ammettere che quando mi trovo davanti a carne o pesce o albumi ho il difetto di non riuscire a controllarmi con le quantità … devo mangiare sempre tutto quello che ho nel piatto e quindi probabilmente tendo ad esagerare … mangiare 600 gr di fettine o 30 albumi strapazzati tutti in una volta + una ventina di noci o una cinquantina di mandorle era una cosa normale … ancora peggio potevo fare riguardo alle quantità nel pasto immediatamente successivo all’allenamento serale.

Apriti cielo!!!

Adesso, attraverso l’uso di questi integratori, mi sono dato una buona regolata riducendo la mia quota proteica giornaliera della metà … ho ridotto della metà anche la frutta a guscio ma ho lasciato tutto il resto assolutamente invariato … a metà Gennaio ripeterò le analisi … vedremo se sarò riuscito a riprendere il controllo della situazione e cosa succederà a peso corporeo, grasso corporeo e livelli di forza.

Questa, per ora, è la mia esperienza personale riguardo alla Paleo Diet … eccezionale per molti versi … ma, almeno nel mio caso personale, sembra che mangiare proteine animali a sazietà crei qualche problema ai miei valori clinici.

http://www.dangerousfitness.it/?p=4323 commento #8640

Nonostante le ingenti quantità di frutta verdure noci etc a tamponare le ingenti quantità di proteine e grassi il colesterolo cattivo gli si è alzato, ed è comunque uno sportivo.

La medicina ha fatto così tanti progressi che ormai più nessuno è sano. Huxley | La persona intelligente è quella, e solo quella, che riesce a mettere insieme più aspetti della realtà ed è capace di trovare tra di essi una correlazione. C.Malanga


   
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(@carter07)
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Beh niente di nuovo, è risaputo che la paleodieta fa aumentare il colesterolo totale e le lipoproteine.
Aumenta sia l'LDL che l'HDL, ma quest'ultimo in quantità maggiore. Poi le LDL assumono una composizione che è meno pericolosa (non sono piccole e dense).

Secondo me ha poco a che vedere col colesterolo ingerito, semmai è correlato ai grassi (in particolar modo i saturi).


   
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