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Olio di cocco.

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(@andrea)
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L'olio di cocco vergine è privo di colesterolo e benefico per il cuore. Contiene trigliceridi “buoni” con acidi grassi a catena media (MCFAs) — questi quando vengono digeriti vanno direttamente al fegato e vengono trasformati in energia, non in grasso e possono contribuire a bruciare i grassi in eccesso nel corpo.

E’ ricco di acido laurico (50-53% dell’intero contenuto), un componente chiave del latte materno che è noto per rafforzare il sistema immunitario, una sua forma, la monolaurina (il monogliceride dell’acido laurico) , in studi di laboratorio ha mostrato di arrecare danni a una serie di virus e batteri (HIV, herpes, citomegalovirus e batteri della clamidia e della gonorrea).

Oltre a all'acido laurico l'olio di cocco contiene buone quantità di acido miristico (18-20%), palmitico (8-9%), caprilico (6-7%), caprico (5-6%) che sono acidi grassi saturi e di acido oleico (circa 6%) che è un acido grasso monoinsaturao (è presente anche un 2% di acido linoleico polinsaturo e omega-6).

Neonati prematuri alimentati con olio di cocco raggiungono un peso maggiore, non perché ingrassano, ma perché si irrobustiscono dal momento che gli acidi grassi del cocco sono facilmente assorbiti nel corpo e forniscono molti elementi nutritivi, è peraltro anche una fonte di vitamina D.

E’ stato evidenziato che l’olio di cocco ha proprietà anti–virali, anti-batteriche, anti–fungine e antiparassitarie, contribuendo a prevenire e curare i problemi di salute come infezioni, infezioni da lievito, candida e molte malattie tra cui alcuni tumori. E’ ritenuto utile nel trattare i problemi digestivi, come la sindrome dell’intestino irritabile (IBS), la pancreatite, le ulcere, la colite ulcerosa e il morbo di Crohn. È uno dei pochi grassi tollerati da coloro che hanno subito l’asportazione delle cistifellea.

L’olio di cocco è stato usato per secoli nella medicina ayurvedica e orientale per prevenire e curare il diabete, le infezioni virali, i problemi cardiovascolari ed è indicato per contrastare la stanchezza cronica.
E’ termogenico, il che significa che contribuisce ad aumentare il metabolismo dell’organismo (alcuni studi dimostrano fino al 48 % e fino al 65 % nelle persone molto obese, contribuendo a livelli più elevati dell’energia e perdita di peso).

Di recente alcuni studi hanno evidenziato come l’acido laurico, mistico (ma anche palmitico, capirilico e oleico) contenuti in abbondanza nell’olio di cocco siano in grado di inibire efficacemente l’enzima 5 alfa reduttasi che trasforma il testosterone in DHT e quindi come questo olio possa rivelarsi utile per contrastare le affezioni legate agli androgeni come l’iperplasia e il tumore della prostata, l’irsutismo, la sindrome dell’ovaio policistico, l’acne e l’alopecia androgenetica.

Usato topicamente ha anche un effetto anti-age e antiossidante aiutando la pelle a rimanere giovane e attenuando i segni del viso e le rughe. Inoltre, consente di proteggersi contro i danni del sole.

Biodisponibilità: gli acidi grassi a catena media di cui è prevalentemente costituito l'olio di cocco sono particolarmente bene assorbiti non passando peraltro dal sistema linfatico, come gli acidi grassi a catena più lunga, ma pervenendo direttamente al fegato dal circolo portale (ossia vengono riversati nella vena porta) e per essere digeriti non necessitano degli acidi biliari.

http://www.vitaminity.com/shop/details.asp?ProdId=COC01

La squadra inglese di rugby si è costruita i muscoli a suon di olio di cocco e ora anche l’attrice Jennifer Aniston si è fatta sorprendere con una borsa della spesa piena di questo ingrediente “miracoloso”. E intanto anche i centri benessere e le spa più all’avanguardia amano sempre più inserire nella loro offerta preparati all’olio di cocco da spalmare sui loro clienti, puro o mescolato ad altro.

Ecco perché i nutrizionisti consigliano addirittura di usarlo come condimento. Matt Lovell, che si occupa della dieta della squadra inglese di rugby, per esempio, sostiene che i suoi atleti siano in ottima forma e i loro muscoli pesino due chili in più rispetto al 2003 proprio perché nella loro dieta è stato introdotto l’olio vergine di cocco: una bella pubblicità per la Coconoil, la società che rifornisce la squadra importandolo dallo Sri Lanka.

si potrebbe sostiutire secondo voi all'evo?

qua un po di articoli interessanti sull'olio di cocco e sugli acidi grassi a catena media

http://blog.panorama.it/bellavita/tag/coconoil/

http://www.biopre.com/mangimi/biopre_allegati/allegato7.htm

http://www.my-personaltrainer.it/nutrizione/acidi-grassi-media-catena.html


   
Citazione
OneLovePeace
(@onelovepeace)
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MangiaConsapevole ha scritto:si potrebbe sostiutire secondo
voi all'evo?

Secondo me no perchè a temperatura ambiente è
solido.
Io lo uso da un paio d'anni, è veramente ottimo per cuocere le uova,
lo alterno al ghee.


La natura non fa nulla di inutile.


   
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(@carter07)
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Anche io lo uso, circa il 40-50% dei grassi da me consumati è dato
dall'olio di cocco.
Il resto EVO e carne grassa
occasionalmente.

Alcuni dicono sia perfetto per friggere solo nutro dei
dubbi poichè ha un basso punto di fumo rispetto all'olio di oliva (non
extravergine):

http://www.albanesi.it/dietaitaliana/BLU/Articoli/86pfumo.htm

Quindi
nelle fritture occasionali li alterno.

xTropico lo compro dalla
germania a 40 euro per 2.5 litri.


   
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(@andrea)
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MCT:
Grassi senza grassi
O un mito dei media? di Jerry Brainum

Dei molti temi controversi riguardo all’alimentazione, la domanda di cosa fare con i grassi alimentari deve essere una di quelle che confondono maggiormente quasi tutte le persone. Per anni siamo stati messi in guardia sui pericoli connessi al seguire un’alimentazione ricca di grassi, soprattutto che tali diete sono collegate all’insorgenza di due importanti patologie fatali: le malattie cardiovascolari e i tumori. Però coloro che seguono una maggiore assunzione di lipidi, come i sostenitori delle diete ipoglucidiche, sostengono che la connessione tra grassi alimentari e malattie non è tanto semplice come presentata. Ad aggravare il dibattito è il semplice dato biochimico che non tutti i grassi sono uguali. I grassi sono classificati soprattutto in saturi e insaturi, con sottoclassificazioni come polinsaturi e monoinsaturi. Le caratteristiche di un grasso sono determinate dalla lunghezza della sua catena di molecole di carbonio e se le catene di carbonio sono "aperte" ad accettare atomi di idrogeno. Quelli che non ne accettano sono chiamati saturi, gli altri che accettano una singola molecola di idrogeno sono detti monoinsaturi e quelli che possono riceverne due o più sono etichettati come polinsaturi.
Dal punto di vista della salute, i grassi polinsaturi e monoinsaturi sono considerati più desiderabili di quelli saturi, i quali, tra le altre proprietà, sono i precursori della sintesi del colesterolo a livello epatico. Gli scienziati concordano che mangiare alimenti ricchi di grassi saturi sia più pericoloso per la salute dell’apparato cardiovascolare rispetto al consumo di solo colesterolo, poiché l’assorbimento del colesterolo dagli alimenti è limitato, mentre l’assorbimento dei grassi saturi non lo è.

I grassi sono considerati le sostanze nutritive maggiormente ingrassanti perché contendono la quantità più concentrata di calorie: nove per grammo. Ciò in confronto alle quattro calorie per grammo tanto dei carboidrati quanto delle proteine. Inoltre, la maggioranza delle ricerche indica che i grassi possiedono una maggiore tendenza ad essere accumulati in depositi, mentre i carboidrati e le proteine propendono ad essere ossidate, soprattutto nelle persone attive. La verità, comunque, è che ogni fonte di calorie in eccesso può essere convertita in adipe.
Oltre ad essere una fonte concentrata di energia, alcuni tipi di acidi grassi alimentari sono considerati essenziali perché non possono essere sintetizzati dal corpo. I due acidi grassi essenziali noti sono l’acido linoleico e l’acido alfa-linoleico. Sono precursori delle sostanze chimiche essenziali per il corpo chiamate prostaglandine e hanno ricevuto molta attenzione grazie alla Zone Diet. Le prostaglandine, localizzate in tutto il corpo, agiscono come ormoni, influenzando molti processi vitali dell’organismo, quali la pressione sanguigna e la secrezione ormonale.
La maggioranza dei grassi alimentari contiene da 14 a 24 catene di carbonio con le catene più lunghe conosciute come trigliceridi a catena lunga (LCT). Sia i grassi polinsaturi, come quelli che si trovano negli oli vegetali e negli oli di pesce, sia i grassi saturi presenti nel grasso corporeo sono LCT. Le complesse strutture dei grassi dietetici portano ad un complesso processo digestivo e di assorbimento. La digestione dei grassi inizia nello stomaco con un enzima chiamato lipasi gastrica. L’azione, tuttavia, è limitata dall’elevata acidità dello stomaco, che inibisce l’attività enzimatica.
Il principale assorbimento dei grassi si ha nell’ambiente maggiormente alcalino dell’intestino tenue. Essi viaggiano dallo stomaco ad una parte dell’intestino tenue chiamata duodeno, dove interagiscono con la bile secreta dalla cistifellea, la quale emulsiona i grassi, trasformandoli in particelle più piccole. La riduzione della superficie delle particelle di grasso permette agli enzimi che scindono i grassi, chiamati lipasi, di scomporli in particelle progressivamente più piccole. Pertanto l’originaria forma dei trigliceridi, che consiste di tre acidi grassi attaccati ad una struttura portante di glicerolo, è dapprima convertita in digliceridi, poi in monogliceridi e, infine, nelle sue parti componenti degli acidi grassi e del glicerolo. Circa il 95% di tutti i grassi alimentari sono sottoposti a questo processo, che impiega dalle sei alle otto ore per essere completato.
Questa è la maniera in cui i grassi alimentari sono normalmente digeriti e assimilati; ad ogni modo, il processo è pregiudicato nel caso di certe patologie, arrivando a sindromi da malassorbimento dei grassi, comprese le deficienze degli enzimi pancreatici, la fibrosi cistica, le carenze di sali biliari, la sprue tropicale, il morbo celiaco ed alcune altre. Uno dei principali problemi correlato a tali patologie nella digestione dei grassi è che certe sostanze nutritive, quali le vitamine liposolubili A, D, E e K, richiedono alcuni grassi per essere assimilate con efficienza. Pertanto una sindrome da malassorbimento dei grassi potrebbe facilmente comportare anche una carenza vitaminica.

Gli MCT vengono in soccorso
Nello sforzo di superare il problema del malassorbimento dei grassi, nel 1950 uno scienziato di nome Vigen K. Babayan ha isolato i trigliceridi a catena media, ossia gli MCT, dall’olio di cocco. L’impiego iniziale degli MCT era per la cura delle sindromi da malassorbimento dei grassi somministrando ai pazienti un genere di grassi facilmente assimilabili e, cosa ancora più importante, capaci di bypassare gli usuali percorsi per la digestione dei grassi nel corpo.
I trigliceridi a catena media sono chiamati così perché hanno dagli otto ai dieci atomi di carbonio. La struttura con catena di carbonio più breve li dota di caratteristiche che comprendono la capacità di essere assimilati assai più velocemente rispetto a quelli con catene più lunghe. Sebbene gli MCT siano classificati come grassi saturi, sono liquidi a temperatura ambiente a causa della loro struttura con catena breve e, a differenza della maggioranza dei grassi alimentari, non richiedono la presenza della bile per essere assorbiti. Gli MCT possiedono una viscosità ridotta e hanno l’aspetto di un fluido giallo, traslucente ed inodore.
Gli LCT normalmente viaggiano dall’intestino al sistema linfatico e poi al fegato, mentre gli MCT intraprendono un tragitto diretto dall’intestino al fegato. Di fatto, la velocità di assorbimento degli MCT è confrontabile a quella del glucosio, uno zucchero semplice. Poiché gli MCT passano direttamente nel fegato, tendono ad essere rapidamente ossidati, ossia bruciati, come fonte energetica, agendo in maniera molto più simile ai carboidrati sotto questo aspetto. In ogni caso recenti ricerche mostrano che, contrariamente alla credenza popolare, il fegato è capace di riutilizzare i blocchi di carbonio degli MCT e convertirli in acidi grassi con catene più lunghe. Tra gli LCT sintetizzati in questa maniera c’è l’acido palmitico, considerato l’acido grasso più potente promotore della sintesi del colesterolo a livello epatico.
Un altro vantaggio menzionato di frequente degli MCT rispetto agli LCT è che gli MCT possono entrare nella parte delle cellule dove i grassi sono ossidati molto più velocemente e facilmente degli LCT. Gli LCT richiedono la presenza di enzimi in un composto complesso con la L-carnitina per veicolare i gruppi di carbonio derivati dai grassi all’interno dei mitocondri, dove vengono ossidati in un processo chiamato beta-ossidazione, mentre gli MCT non richiedono la presenza di carnitina per entrare nei mitocondri. Quello che viene spesso trascurato riguardo al processo, però, è che gli acidi grassi a catena media sono indipendenti dalla carnitina solo a livello epatico. Per entrare nei mitocondri muscolari hanno sempre e comunque bisogno della L-carnitina.
Gli MCT sono conosciuti come una potente fonte di chetoni, i quali sono un sottoprodotto incompleto della digestione dei grassi. I chetoni sono acidi metabolici prodotti in grandi quantità sotto condizioni che prevedono un uso accelerato dei grassi come fonte energetica. Tali condizioni possono essere tanto patologiche, come si verifica nel diabete non controllato, oppure relativamente benigne, come esemplificato dall’incremento della produzione di chetoni durante diete ipoglucidiche. Quest’ultima forma di chetosi, come viene chiamato l’innalzamento dei chetoni nel sangue, è addirittura considerata desiderabile, poiché possiede un effetto anticatabolico sulla muscolatura e sopprime l’appetito, cosa che può essere alla base delle diete ipoglucidiche.
L’effetto anticatabolico dei chetoni consiste nel fatto che possono sostituirsi come fonte energetica durante periodi in cui i carboidrati scarseggiano, cosa che può compensare, in una certa misura, l’impiego delle proteine come fonte energetica alternativa ai carboidrati. L’effetto netto è che si risparmiano le proteine dei muscoli, spiegando l’effetto anticatabolico della chetosi; in ogni caso, poiché il cervello e il sistema nervoso insistono ad utilizzare il glucosio come fonte energetica, alcune proteine muscolari sono inevitabilmente degradate durante una dieta ipoglucidica, soprattutto se si consumano quotidianamente meno di due grammi circa di carboidrati per ogni chilogrammo di peso corporeo. In effetti un’assunzione proteica più elevata può agire in sinergia con l’aumento dei chetoni per smussare il catabolismo delle proteine muscolari in condizioni dietetiche che prevedono una quantità estremamente bassa di carboidrati.

Gli MCT sono noti come una potente fonte di chetoni,
i quali possono avere un effetto anticatabolico
durante periodi di scarsità di carboidrati.

Gli MCT possono migliorare il processo non solamente accelerando la chetosi, ma anche fornendo una fonte energetica prontamente utilizzabile. L’olio MCT apporta 8,3 calorie per ogni grammo, ossia circa 115 calorie per ogni cucchiaio da tavola.
L’idea di usare l’olio MCT durante le diete ipoglucidiche, però, è controversa. Sebbene il contributo degli MCT in calorie derivate dai chetoni comporterebbe probabilmente un risparmio delle proteine, è anche vero che il rapido assorbimento renderebbe gli MCT una fonte energetica preferenziale rispetto agli LCT immagazzinati sotto forma di adipe. In breve, prendere gli MCT durante una dieta ipoglucidica può risparmiare la muscolatura ma inibire la lipolisi.
Altri studi mostrano che gli LCT inibiscono gli enzimi che sintetizzano i grassi nel corpo mentre gli MCT no. Gli MCT aumentano il livello del malonil-coenzima A, che è noto per inibire l’ingresso, promosso dalla carnitina, dei grassi nei mitocondri per l’ossidazione. Inoltre gli MCT inibiscono un enzima degli adipociti chiamato lipasi ormono-sensibile, la quale riveste un ruolo cruciale nell’ossidazione dei grassi.
Un altro problema collegato all’impiego di MCT durante la dieta è che tende ad aumentare l’insulina. Il principale scopo di una dieta ipoglucidica è diminuire la secrezione di insulina. La teoria è che l’insulina è l’ormone lipogenico più potente in assoluto, nel senso che promuove potentemente la sintesi dell’adipe. Anche se è vero che perfino avendo un elevato livello di insulina, l’unica maniera in cui si può aggiungere grasso corporeo è assumendo una quantità eccessiva di calorie, è anche vero che l’insulina smussa ogni processo corporeo che porta ad una diminuzione della quantità di adipe. Pertanto, sembrerebbe che qualsiasi cosa che promuove il rilascio di insulina sarebbe controproducente se si cerca di perdere peso.
Poche persone si rendono conto che assumere gli MCT con i carboidrati, come durante un pasto misto, smussa l’aumento della produzione di chetoni promosso. Dato che il valore di sazietà degli MCT è collegato con l’aumento della produzione di chetoni che essi favoriscono, consumare un pasto misto che contenga carboidrati e MCT sembrerebbe avere un effetto scarso se non addirittura nullo nella depressione dell’appetito.
Nondimeno, uno studio in cui degli uomini prendevano gli MCT con un pasto ricco di carboidrati ha veramente riscontrato che chi prendeva gli MCT aveva una sensazione di fame ritardata, che si pensa dovuta ad una diminuzione dell’ossidazione dei carboidrati indotta dagli MCT.1 Ciò implica che l’uso degli MCT possa essere più utile per controllare l’appetito durante una dieta ricca di carboidrati. È anche degno di nota che, secondo la maggioranza degli studi, il corpo si adatti all’aumento della produzione di chetoni incoraggiata dagli MCT e che l’incremento della chetosi si dissipi dopo un po’ di tempo.
Visto che gli MCT sono frequentemente pubblicizzati come un aiuto alla perdita di adipe in virtù del loro singolare assorbimento e della loro tendenza a non essere immagazzinati sotto forma di adipe nella maniera in cui lo sono gli LCT, alcuni ricercatori hanno cercato di verificare tali effetti. Uno studio ha coinvolto alcune donne obese le quali seguivano una dieta da 800 calorie giornaliere.2 In un gruppo della dieta il 30% delle calorie era apportato dagli LCT, mentre l’altro gruppo comprendeva un 6% di calorie dagli LCT e un 24% dagli MCT. Entrambi i gruppi hanno perso la medesima quantità di peso, anche se il gruppo con gli MCT ha presentato un aumento dell’attività insulinica.
Un problema con tale studio è la quantità degli MCT impiegati. Per promuovere la perdita di peso, si deve seguire una dieta in cui dal 35 al 50% delle calorie derivi dagli MCT. D’altro canto, uno studio diverso svolto su 10 soggetti non obesi che consumavano il 150% della loro razione – comprese le calorie – per cinque giorni, con il 40% della quota di grassi che era apportato o dagli LCT o dagli MCT, non ha rilevato alcun cambiamento significativo di peso corporeo in nessuno dei gruppi. L’impiego degli MCT è limitato dal fatto che assumere ampie dosi può portare ad alcuni spiacevoli effetti collaterali, tra i quali nausea, vomito, disturbi gastrointestinali, crampi addominali e diarrea. Si verificano con maggiore probabilità se la dose iniziale è troppo elevata o se la quantità utilizzata viene aumentata troppo rapidamente affinché il corpo possa tollerarlo. I ricercatori mostrano che se gli MCT sono impiegati correttamente, la maggioranza delle persone possono assumerne da 30 a 100 g al giorno, ossia fino al 40% del fabbisogno energetico giornaliero.
Uno studio più recente è stato svolto su 12 donne obese le quali hanno consumato l’80% della loro quota lipidica sia come LCT sia come MCT.3 Dopo due settimane coloro le quali assumevano gli MCT presentavano una maggiore ossidazione degli LCT depositati sotto forma di adipe, indicando che la sostituzione con gli MCT degli LCT può influenzare favorevolmente il dimagrimento nelle persone obese.
Per quanto l’aumento della secrezione di insulina promossa dagli MCT inibirebbe plausibilmente il dimagrimento nelle persone obese, è anche vero che quelle persone hanno una tendenza più spiccata ad accumulare sotto forma di adipe gli LCT introdotti con l’alimentazione rispetto agli MCT. Quindi sostituire con gli MCT gli LCT può "spalancare la porta" ad un aumento dell’utilizzo dell’adipe immagazzinato in tali condizioni. I soggetti seguivano anche una dieta con il 15% di proteine, il 45% di carboidrati e il 40% di grassi. Ciò si avvicinava ad una Zone Diet, la quale è decantata per la sua capacità di controllare l’insulina. I ricercatori hanno suggerito che gli LCT siano immagazzinati in due riserve metaboliche dell’organismo, una delle quali con la tendenza ad essere maggiormente attiva, vale a dire ossidata velocemente. Essi sostengono che gli MCT possano rifarsi al pool lipidico più attivo. In condizioni normali, durante le quali l’assunzione degli MCT non è aumentata e gli MCT non sono sostituiti agli LCT, i lipidi sono diretti verso il pool inattivo, dove vengono immagazzinati piuttosto che ossidati.

La controversia sugli MCT e il colesterolo
Sebbene gli MCT siano grassi saturi, i primi studi hanno mostrato che non sembrano influenzare negativamente il livello di lipidi nel sangue, quali il colesterolo totale e i trigliceridi plasmatici. Uno studio eseguito sui ratti ha confrontato gli LCT agli MCT e ha riscontrato che gli MCT aumentavano i trigliceridi plasmatici e abbassavano il colesterolo totale. Uno studio sugli uomini non ha riscontrato alcun effetto sul colesterolo ma un aumento pari al triplo dei trigliceridi plasmatici. Un altro studio basato sugli uomini ha visto che l’olio MCT (i quali contengono dalle otto alle dieci catene di carbonio) presentava la metà della potenza dell’acido palmitico nell’elevare il colesterolo totale e le lipoproteine a bassa densità (LDL). L’acido palmitico è considerato l’acido grasso saturo più potente per l’aumento del colesterolo nel sangue. L’LDL, quando ossidato, è causa diretta dell’aterosclerosi.
Se assumete troppi MCT, il fegato utilizza semplicemente il carbonio che contengono per prolungare gli acidi grassi, producendo grassi saturi a catena lunga – i principali precursori per l’aumento del colesterolo serico e dei valori dell’LDL. Gli MCT elevano i trigliceridi nel sangue inibendo un enzima degli adipociti chiamato lipoprotein lipasi. L’innalzamento dei trigliceridi agisce come precursore della sintesi epatica delle lipoproteine a densità molto bassa (VLDL), le quali a loro volta sono convertite in LDL. Al contrario, gli LCT deprimono la sintesi delle VLDL nel fegato.
In uno studio recente su corridori di sesso maschile, di età media sui 30 anni, i soggetti che seguivano una dieta con il 15% di lipidi supplementarono con o 30 g di olio MCT due volte al giorno o 28 g di olio di frumento, che è un LCT, due volte al giorno per 14 giorni.4 Dopo avere preso l’olio MCT, tutti i corridori avevano valori più alti di trigliceridi ematici. Di nuovo, si è pensato che l’effetto fosse dovuto alla conversione a livello epatico degli MCT in grassi saturi attraverso un processo di allungamento degli acidi grassi. La buona notizia è che gli MCT non sembrano influenzare negativamente le lipoproteine ad alta densità (il colesterolo HDL), un carrier del colesterolo nel sangue che ha funzioni protettive.

L’olio MCT è un ergogeno?
Gli atleti tendono ad utilizzare i grassi molto meglio delle loro controparti sedentarie. Di fatto una dieta più ricca di lipidi è stata recentemente consigliata in quanto utile per gli atleti dediti a sport di resistenza perché i lipidi possono aiutare a conservare le limitate riserve muscolari di glicogeno. Una volta che tali limitate riserve muscolari di glicogeno sono esaurite, gli atleti sono semplicemente a corto di energie, stato che si chiama spesso "sbattere contro il muro" o "essere spompati". Essendo gli MCT un tipo di grassi e più facilmente assimilabili rispetto agli LCT, è logico che gli MCT dovrebbero essere un efficace strumento a disposizione degli atleti per risparmiare il glicogeno muscolare.
La maggioranza degli studi che hanno esaminato l’olio MCT come aiuto ergogeno per gli atleti sono andati a vuoto. È il classico caso di qualcosa che funziona in teoria ma non in realtà. Quando vengono somministrate agli atleti grosse dosi di MCT, ciò comporta generalmente disturbi gastrointestinali, vanificando in tale maniera ogni possibile effetto ergogeno.
Per quanto riguarda l’effetto di risparmio del glicogeno muscolare, anch’esso pare non funzionare, sebbene alcuni studi indicano che può aiutare a prolungare l’attività atletica se preso insieme ai carboidrati. La maggioranza degli studi indica che perfino quando presi insieme ai carboidrati, gli MCT contribuiscono solamente in misura pari all’8% dell’energia a lungo termine, circa la medesima percentuale delle proteine durante un esercizio prolungato. Uno dei possibili motivi è che gli MCT possono competere come fonte energetica con l’impiego degli LCT, ossia dei depositi di adipe, quindi l’effetto di risparmio non coinvolgerebbe le riserve di glicogeno ma si concentrerebbe piuttosto sui depositi di adipe.
In base a tale evidenza, sembra che l’olio MCT sia praticamente inutile per la maggioranza delle persone attive; in ogni caso, può offrire benefici come fonte prontamente disponibile di calorie per coloro che cercano di aumentare di peso sulla base di una dieta iperglucidica. Se ulteriori studi confermeranno le recenti conclusioni, gli MCT potranno offrire vantaggi a quelle persone obese che desiderano sostituire gli LCT come fonte principale di lipidi della loro dieta, poiché può essere vero che gli LCT tendono ad andare direttamente nelle riserve di adipe mentre gli MCT, nelle persone obese, possono essere ossidati più prontamente.5

Bibliografia
1 Van Wymelbeke, V., et al. (1998). Influence of medium-chain and long-chain triacylglycerols on the control of food intake in men. American J Clinical Nutrition. 68:226-34.
2 Yost, T.J., et al. (1989). Hypocaloric feeding in obese women: metabolic effects of medium-chain-triglyceride substitution. American J Clinical Nutrition. 49:326-30.
3 Papamandjaris, A.A., et al. (2000). Endogenous fat oxidation during medium-chain-triglyceride feeding in healthy women. Int J Obesity. 24:1158-1166.
4 Kern, M., et al. (2000). The effect of medium-chain triacylglycerols on the blood lipid profile of male endurance runners. J Nutritional Biochemistry. 11:288-92.
5 Binnert, C., et al. (1998). Influence of human obesity on the metabolic fate of dietary long- and medium-chain triacylglycerols. American J Clinical Nutrition. 67:595-601.


   
RispondiCitazione
(@andrea)
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Post: 708
Topic starter  

But remember from above, one of our goals is to make fatty acids as readily
available to
the body as possible. Is there any way to increase the rate at
which dietary fat is available? The
answer is yes, having to do with two
weird exceptions to the above.
The first exception, and probably the compound
most readers have at least heard of, are
medium chain triglycerides (MCTs).
Unlike longer chain fats, MCTs go the liver and are available
for use far
more rapidly by other tissue. In addition, MCTs are preferentially used to
produce
ketone bodies which can be used instead of glucose, amino acids or
fatty acids by most tissues of
the body. In some studies this has a protein
sparing effect and this is especially true in the initial
periods on a
low-calorie low-carbohydrate diet.
A second potential exception is the newly
available diacylglycerol (DAG) oil (...). Unlike triglycerides, DAG oil is made
available
to the body more rapidly than long-chain fats. Using either MCT or
DAG oil should allow calories
to be reduced to lower than normal levels
without causing as much muscle loss.

Lyle Mcdonald, The Ultimate diet
2.0,
p. 31 ss.

volendo inserire l'olio di cocco nella dieta quali provvedimenti è meglio
adottare? cioè essendo composto principalmente da grassi saturi ovviamente penso
che bisogna stare attenti alle combinazioni specialmente se si consumano
abbastanza carboidrati...

da quello che ho capito leggendo in giro è un
tipo di grasso che si comporta come i carboidrati, cioè vengono assimilati
immediatamente e subito disponibile come fonte energetica (, i grassi dell'olio
di cocco aumentano l'insulina senza variare la glicemia (dicono che aiuta in
caso di diabete ma è positivo l aumento di insulina che provoca?), aumentano il
gh di ben 9 volte dopo 2 ore dall'assunzione (questo non si sa per
certo).

Aumenta a quanto pare i trigliceridi plasmatici ma non il
colesterolo ( non mi sembra molto positivo questo),non si diceva appunto in chi
ha ds che i trigliceridi ematici sono alti?

Un'altra particolarità che
viene citata nello studio sopra è che inbisce un enzima deputato alla lipolisi,
quindi assumendo olio di cocco si ossidano meno gli acidi grassiv endogeni (mi
pare strano perchè ce gente obesa che dimagrisce con l olio di cocco)

Ed
infine induce prima la sazietà aumentando però nello stesso tempo il metabolismo
di circa un 8%

che ne pensate?


   
RispondiCitazione
 Muso
(@muso)
Membro
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se il gh aumentasse di 9 volte il suo livello avrebbe del miracoloso, poi
senza considerare gli altri parametri mi sembra proprio una ca...


   
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(@carter07)
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Mah penso che il il fatto che aumenta l'insulina non sia una cosa
necessariamente negativa.
Se la aumenta (senza possedere contenuto glucidico)
vuol dire che la glicemia si abbasserà velocemente favorendo il passaggio alla
chetosi.

Il fatto che aumenta i trigliceridi mi sembra un pò una cazzata,
io ho la ds e consumandone 5 cucchiai al giorno ho i trigliceridi bassi a 55
(esattamente come prima che lo iniziassi a consumare).

Il colesterolo
invece lo aumenta (solo l'HDL però).


   
RispondiCitazione
(@andrea)
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Topic starter  

si è vero induce la chetosi

L’effetto netto è che si risparmiano le proteine dei
muscoli, spiegando l’effetto anticatabolico della chetosi; in ogni caso, poiché il cervello e il sistema
nervoso insistono ad utilizzare il glucosio come fonte energetica, alcune
proteine muscolari sono inevitabilmente degradate durante una dieta
ipoglucidica, soprattutto se si consumano quotidianamente meno di due grammi
circa di carboidrati per ogni chilogrammo di peso corporeo. In effetti
un’assunzione proteica più elevata può agire in sinergia con l’aumento dei
chetoni per smussare il catabolismo delle proteine muscolari in condizioni
dietetiche che prevedono una quantità estremamente bassa di
carboidrati.

quello che
mi interessava capire è se l'olio di cocco in una dieta normoglucidica può
creare problemi.. o se meglio assumerlo solo in caso di dieta moderate in
carbo

forse aumenta i trigliceridi in una dieta
normoglucidica mentre in una low carb no.

Carter
sensazioni da quando assumi olio di cocco? peso? stato capelli?
ecc..


   
RispondiCitazione
(@carter07)
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MangiaConsapevole ha scritto:
Carter
sensazioni da quando assumi olio di cocco? peso? stato capelli?
ecc..

Io come avrai letto nel forum faccio una
dieta low carb stretta (50-75g di carbo), devo dire che lo trovo estremamente
utile nell'aumentare i livelli di energia, se per qualche giorno sospendo
l'assunzione la differenza si sente...

Per quanto riguarda il peso sono
in lento ma costante aumento da qualche mese (da 64 a 71 in 2-3 mesi) ma non lo
attribuisco all'olio di cocco poichè già lo usavo prima.

Per quanto
riguarda i capelli nessuna differenza significativa.


   
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(@andrea)
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Topic starter  

71 stando in low carb? azz bene direi..ma ti alleni?

se il gh aumentasse di 9 volte il suo livello avrebbe del miracoloso, poi
senza considerare gli altri parametri mi sembra proprio una
ca...

si anche a me sembra strano..questi dati li ho
trovati su più siti tra cui anche quello di albanesi


   
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 Muso
(@muso)
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Carter se puoi facci sapere come si evolvono il peso, il colesterolo e la
dermatite nel tempo, mi interessa molto, grazie.


   
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(@carter07)
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MangiaConsapevole ha scritto:71 stando in low carb? azz bene
direi..ma ti alleni?

No non mi alleno per niente, però
noto che quando faccio giornate più "attive" fisicamente nei giorni successivi
prendo peso.

Muso ha scritto:Carter se puoi facci sapere come si evolvono
il peso, il colesterolo e la dermatite nel tempo, mi interessa molto,
grazie.

Per quanto riguarda la dermatite premetto che
non ho proprio una forma che definirei grave, però ricordo che specialmente nei
periodi di stress psicofisico quella sullo scalpo era talmente forte che se non
lavavo i capelli ogni 4-5 giorni la notte non riuscivo a dormire per il dolore
quando poggiavo la testa sul cuscino!
Ora posso stare tranquillamente anche
15 giorni senza lavarmi i capelli con uno shampoo antimicotico senza
ricadute.

Il colesterolo totale prima della low carb lo avevo addirittura
a 120, ora si è stabilizzato a 160 con un'HDL a 79.
Per curiosità: a voi il
colesterolo in partenza a che livello era?

Quando iniziai la low carb la
ds migliorò ma niente di eclatante, la vera spinta l'ho avuta quando ho perso la
paura dei saturi e ho iniziato a mangiare burro e formaggi stagionati a volontà.
Anche l'energia è aumentata di brutto.

Mo vedo come mi trovo a mettere
qualche carbo complesso, spero di migliorare ulteriormente la situazione
generale.

Non c'è problema vi terrò aggiornati


   
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(@carter07)
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MangiaConsapevole ha scritto:Carter mi son dimenticato di
chiederti la composizione corporea..sei definito o hai messo su anche un po di
grasso? a livello addome come sei messo?

e ricariche ne fai?

grazie

Mmm per la composizione corporea non ti
saprei dire, cmq a occhio ho l'addome piattissimo e non ho "cuscinetti" su
fianchi.
Tieni conto però che ero parecchio sottopeso, sono alto
1,87m.

No ricariche mai.


   
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Tropico
(@tropico)
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Interessante vedere la risposta del testosterone ai vari tipi di grasso vegetale, il cocco è risultato primo,e dietro di lui l'olio di oliva.
I ricercatori, che lavorano presso l'Instituto de Investigaciones Bioquimicas de La Plata, hanno fatto un esperimento con ratti maschi.
Per sessanta giorni, i ratti sono stati alimentati con mangimi di cui settanta grammi di olio di soia , olio d'oliva [O], olio di cocco [C] o l'olio di vinaccioli [G] per chilogrammo era stato aggiunto. Alla fine del periodo i ricercatori hanno misurato la quantità di testosterone gli animali stavano producendo. La figura qui sotto mostra che l'olio di cocco e olio di oliva sono stati i migliori testosterone boosters.

Gli argentini hanno descritto come ciò avvenga un anno fa. L’olio d'oliva e olio di cocco aumentano l'attività dei 3beta-HSD e 17beta-HSD enzimi. Questi sono coinvolti nella produzione di testosterone. Olio d'oliva e olio di cocco aumentano anche la concentrazione di antiossidanti naturali del corpo nelle cellule di Leydig, che producono testosterone. Nel presente studio, i ricercatori hanno fatto un passo ulteriore. Hanno trovato una relazione tra la dieta, la quantità di colesterolo nelle cellule di Leydig e il livello di testosterone.
Le cellule di Leydig producono testosterone da colesterolo. Una dieta ricca di olio di cocco o di olio d'oliva aiuta a quanto pare le cellule di assorbire più di colesterolo. Le cellule sono anche più in grado di estrarre il colesterolo dal suo estere. Più colesterolo libero ha a disposizione una cellula di Leydig, e inferiore colesterolo esterificato vi è in una cellula, maggiore è il tasso di produzione di testosterone.

Gli argentini hanno descritto come ciò avvenga un anno fa. L’olio d'oliva e olio di cocco aumentano l'attività dei 3beta-HSD e 17beta-HSD enzimi. Questi sono coinvolti nella produzione di testosterone. Olio d'oliva e olio di cocco aumentano anche la concentrazione di antiossidanti naturali del corpo nelle cellule di Leydig, che producono testosterone. Nel presente studio, i ricercatori hanno fatto un passo ulteriore. Hanno trovato una relazione tra la dieta, la quantità di colesterolo nelle cellule di Leydig e il livello di testosterone.

Le cellule di Leydig producono testosterone da colesterolo. Una dieta ricca di olio di cocco o di olio d'oliva aiuta a quanto pare le cellule di assorbire più di colesterolo. Le cellule sono anche più in grado di estrarre il colesterolo dal suo estere. Più colesterolo libero ha a disposizione una cellula di Leydig, e inferiore colesterolo esterificato vi è in una cellula, maggiore è il tasso di produzione di testosterone.

http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/19130109

La medicina ha fatto così tanti progressi che ormai più nessuno è sano. Huxley | La persona intelligente è quella, e solo quella, che riesce a mettere insieme più aspetti della realtà ed è capace di trovare tra di essi una correlazione. C.Malanga


   
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(@andrea)
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Tropico
(@tropico)
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Tradotto con google:
Vi è una certa confusione su se prodotti come
l'olio di cocco cocco, acqua di cocco e scaglie di cocco alzare o abbassare i
livelli di colesterolo. La saggezza tradizionale è che tutti i grassi saturi
aumentano il colesterolo, e come di cocco è ricca di grassi saturi, la
maggioranza delle persone si aspettano di aumentare il
colesterolo.

Tuttavia, negli ultimi anni, questa teoria è stata criticata
come sempre più studi hanno mostrato effetti benefici di grassi saturi e gli
effetti negativi da grassi polinsaturi. Noce di cocco sembra soprattutto avere
effetti positivi sui livelli di colesterolo e trigliceridi. Trinidad et al.
rapporto:

Questo studio ha esaminato l'effetto di fiocchi di cocco sui
livelli di colesterolo nel sangue degli esseri umani con moderatamente elevato
colesterolo sierico in 21 soggetti. I cibi di prova sono stati i seguenti:
cereali come il controllo degli alimenti, fiocchi di crusca di avena come
alimento di riferimento, e corn flakes con il 15% e il 25% di fibre alimentari
da fiocchi di cocco (a base di produzione di farina di cocco).

I
risultati hanno mostrato una significativa riduzione per cento nel siero totale
e delle lipoproteine ​​a bassa densità (LDL) (in mg / dL) per tutti gli alimenti
di prova, ad eccezione di corn flakes, come segue: fiocchi di crusca d'avena,
8,4 ± 1,4 e 8,8 ± 6,0, rispettivamente , fiocchi di cocco 15%, 6,9 ± 1,1 e 11,0
± 4,0, rispettivamente; e il 25% fiocchi di cocco, 10,8 ± 1,3 e 9,2 ± 5,4,
rispettivamente. Trigliceridi sierici sono risultati significativamente ridotti
per tutti gli alimenti di prova: corn flakes, 14,5 ± 6,3%, fiocchi di crusca
d'avena, 22,7 ± 2,9%, fiocchi di cocco 15%, 19,3 ± 5,7%, e scaglie di cocco 25%,
21,8 ± 6,0%.

In conclusione, sia il 15% e scaglie di cocco 25% di
riduzione del colesterolo sierico totale e LDL e trigliceridi sierici di esseri
umani con moderato aumento dei livelli sierici di colesterolo. Farina di cocco è
una buona fonte di fibre sia solubili e insolubili alimentari, ed entrambi i
tipi di fibra possono avere ruolo significativo nella riduzione del biomarcatore
lipidi di cui sopra.

Ciò che questo studio dimostra è che fiocchi di
crusca d'avena e fiocchi di cocco ridotto LDL e dei trigliceridi. Noce di cocco
è stato il più efficace nel ridurre LDL, mentre la crusca di avena era molto più
efficace nel ridurre i trigliceridi. Guardando il documento completo, i livelli
di HDL sono stati leggermente ridotti in tutti i soggetti, ma gli autori
concludono che questo cambiamento è stato insignificante. Corn flakes ridotto i
trigliceridi, ma non ha avuto un effetto di riduzione sulla LDL (in effetti, c'è
stato un aumento statisticamente significativo).

Acqua di cocco sembra
avere un effetto simile, almeno nei ratti. Sandhya & Rajamohan
rapporto:

Lo scopo di questo studio era di determinare l'effetto della
nutrizione acqua di cocco del colesterolo-ratti nutriti. Maschio ratti albini
sono stati alimentati con acqua di cocco tenero e acqua di cocco maturo a un
dosaggio di 4 ml/100 g di peso corporeo.

Alimentazione colesterolo
causato un marcato aumento del colesterolo totale, molto lipoproteina a bassa
densità (VLDL) + lipoproteine ​​a bassa densità (LDL) e trigliceridi nel siero.
La somministrazione di acqua di cocco contrasta l'aumento del colesterolo
totale, colesterolo LDL + VLDL e trigliceridi, mentre ad alta colesterolo HDL
era più alto. I livelli di lipidi nel cioè tessuti. fegato, cuore, reni e aorta
sono stati notevolmente diminuiti del colesterolo-ratti nutriti integrata con
acqua di cocco.

Un aumento del tasso di conversione del colesterolo in
acidi biliari e di una maggiore secrezione di acidi biliari e steroli neutri
sono stati osservati nei ratti alimentati con acqua di cocco. Gli studi
istopatologici di fegato e dell'aorta ha rivelato l'accumulazione molto meno
grassi in questi tessuti del colesterolo-ratti nutriti integrata con acqua di
cocco. Acqua di cocco alimentare ha evidenziato un aumento plasmatici di
L-arginina contenuto, livello di nitriti urinari, e l'ossido nitrico sintasi
attività. Questi risultati indicano che sia tenero e acqua di cocco maturo ha
effetti benefici sui parametri lipidici nel siero e tessuto nei ratti nutriti
con dieta contenente colesterolo.

Ancora una volta, LDL e dei
trigliceridi si sono ridotti. Particolarmente importante è che la forma nocivi
del colesterolo LDL, molto lipoproteina a bassa densità (VLDL) è stato abbassato
quando l'acqua di cocco era presente nella dieta. A differenza dello studio
precedente, anche questo ha mostrato un aumento dei livelli di HDL.

Cox
et al. hanno confrontato gli effetti di burro, grasso di cocco e olio di cartamo
sul colesterolo:

Obiettivo: Lo scopo di questo studio è stato quello di
determinare i livelli plasmatici di lathosterol, lipidi, lipoproteine ​​ed
apolipoproteine ​​durante le diete ricche di burro, grasso di cocco e olio di
cartamo.

Design: Lo studio consisteva in sequenziale periodi di sei
settimane di dieta ricca di burro, grasso di cocco poi cartamo e misurazioni
sono state effettuate al basale e dopo 4 settimane in ogni periodo di
dieta.

Soggetti: Quarantuno sano isola del Pacifico polinesiani che
vivono in Nuova Zelanda hanno partecipato alla
sperimentazione.

Risultati: La concentrazione plasmatica lathosterol (P
Plasma colesterolo totale, colesterolo HDL e
apoA-livelli erano significativamente (P £ 0,001) tra le diverse diete e non
erano significativamente differenti tra burro e cocco diete.

Conclusioni:
Questi dati suggeriscono che la sintesi del colesterolo è inferiore durante le
diete ricche di grasso di cocco e olio di cartamo rispetto a diete ricche di
burro e potrebbe essere associata a tassi di produzione più bassi di
lipoproteine ​​contenenti apoB.

Le figure nello spettacolo documento
completo che il colesterolo totale e LDL erano più alti durante la dieta il
burro e bassi durante la dieta olio di cartamo. D'altra parte, i livelli di VLDL
sono stati più alti durante la dieta l'olio di cartamo e più bassa durante la
dieta burro; così, anche se sembra di burro per aumentare LDL, che non solleva
VLDL, che è l'unica forma nocivi del colesterolo LDL. Valori di olio di cocco
sono stati da qualche parte a metà tra il burro e valori olio di
cartamo.

Per quanto riguarda HDL e dei trigliceridi, olio di cocco prende
la torta. I livelli di HDL erano più elevati durante la dieta olio di cocco, e
più bassi durante la dieta di cartamo, mentre i livelli di trigliceridi erano
più alti durante la dieta il burro e bassi durante la dieta di cocco.

Che
cosa dobbiamo fare di tutto questo? Sulla base di questi studi sembra abbastanza
chiaro che la noce di cocco - indipendentemente dal fatto che l'acqua di cocco,
olio di cocco o fiocchi di cocco - riduce il colesterolo LDL, VLDL e
trigliceridi e aumenta leggermente HDL. Questo è esattamente ciò che ci si vuole
accadere con i livelli di colesterolo.

Questi risultati suggeriscono che
certamente noce di cocco è buono per il colesterolo e il dubbio stesso tempo
gettato sul affermazioni sul contenuto di grassi saturi sempre dannosi.

La medicina ha fatto così tanti progressi che ormai più nessuno è sano. Huxley | La persona intelligente è quella, e solo quella, che riesce a mettere insieme più aspetti della realtà ed è capace di trovare tra di essi una correlazione. C.Malanga


   
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