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Probiotici e Fermenti

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 Muso
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Interessante. Sibilla se mi dici quanto spendi per mandarmeli ti faccio un bonifico, oppure ti spedisco a mia volta qualche alimento, tipo erba cipollina essicata, i miei campi ne sono pieni e nei negozi costa una follia.


   
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(@sibilla)
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mi informo e poi ti faccio sapere in pvt, ma non voglio soldi al massimo scambi...vado a coltivare i fermenti a presto


   
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 Muso
(@muso)
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mi informo e poi ti faccio sapere in pvt, ma non voglio soldi al massimo scambi...vado a coltivare i fermenti a presto

Ok :ok:


   
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Tropico
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Donazione di feci: escrementi couture, per così dire
A volte l’ultima via possibile non è lastricata di marmo ma cosparsa di escrementi. Quando la flora batterica intestinale è distrutta ed i germi attaccano l’organismo, quando niente più sembra aiutare, un trapianto di feci può avere un successo insperato.

Può far schifo pensarci ma è tutt’altro che sbagliato. Ad agitarsi nel nostro interno non sono soltanto le cellule. Condividiamo il nostro corpo con dei microorganismi. Circa uno fino a due kilogrammi del nostro peso corporeo sono da attribuire ai batteri della flora intestinale. 100 bilioni di germi che ricoprono l’intestino crasso- soprattutto- come una seconda pelle.
Ingegnosa simbiosi con il corpo
Normalmente non c‘è motivo di temerli. Vivono in ingegnosa simbiosi con il corpo. Mentre si nutrono della poltiglia alimentare che scorre nell’intestino ci aiutano nella digestione, consegnano le vitamine, ci proteggono dagli organismi portatori di malattie e tengono in allenamento il sistema immunitario. Senza questi nanetti saremmo quasi incapaci di sopravvivere e privi di difese in caso di attacco. Ogni tanto però questa convivenza pacifica cessa. Gli antibiotici, per esempio, non eliminano solamente gli agenti patogeni uccidono anche questi utili batteri.
Dopo l’operazione di pulizia, normalmente, la digestione si ripristina nell’arco di un paio di settimane. A volte però alcuni batteri intestinali meno inoffensivi, come il Clostridium difficile, sfruttano la situazione moltiplicandosi massivamente e reprimendo gli abitanti buoni dell’intestino.
Mentre una volta l‘infezione da Clostridium era un problema raro, al giorno d‘oggi essa rappresenta una delle malattie infettive più diffuse in Europa. Le conseguenze sono forte diarrea e lesioni infette. In casi estremi è necessario asportare alcuni tratti dell’intestino, e alcune volte il paziente non sopravvive all’infezione. Negli Stati Uniti esperti di statistica hanno calcolato che ogni anno circa 14.000 decessi sono da attribuire agli abitanti dell’intestino. La maggior parte dei pazienti ha più di 65 anni ed ha contratto l’infezione in ospedale od in casa di cura. Mentre il Clostridium Difficile riesce a colonizzare al massimo il 4% delle persone sane, arriva invece al 20 fino al 40 percento nei pazienti ospedalieri.
Dirigere l’intestino tramite clistere
Certo gli antibiotici sono in grado di debellare anche questo germe, ma col passare del tempo alcuni rappresentanti hanno sviluppato dei validi meccanismi di resistenza. Nel 25 per cento dei casi, con i metodi di trattamento convenzionali, l’infezione riappare in alcuni mesi. Perciò gli scienziati di tutto il mondo sono alla ricerca di un trattamento alternativo. Quando il germe diviene un disturbatore assiduo, viene in aiuto la terapia batterica. Il metodo, che alcuni medici negli stati Uniti, in Canada, e in Australia applicano già con successo, ha destato scalpore non soltanto all’interno della comunità scientifica.

Eppure non si tratta né di manipolazione genetica e neanche di cellule staminali e non occorrono apparecchiature complesse. Niente di tutto ciò. No, semplicemente si tratta di introdurre tramite clistere le feci di un donatore sano diluite in soluzione salina nell’ intestino del paziente. Alternativamente è possibile anche l’introduzione tramite sondino nasale. Una volta arrivati nell’intestino i batteri intestinali donati aiuteranno a ricostituire una flora batterica naturale e sana fondata su diversi tipi di batteri intestinali.
Un metodo così semplice eppure di così grande successo. Medici dagli Stati Uniti, dal Canada e dall’Australia riferiscono, di essere stati in grado di aiutare il 95 % dei propri pazienti. Nonostante soffrissero della malattia da mesi la terapia ha avuto effetto nel giro di pochi giorni. Non è ancora chiaro a cosa si debba l’efficacia della cura, se i batteri riescano effettivamente a ricolonizzarsi, o se solamente inneschino come ferormoni il processo di guarigione.

Questo procedimento non viene utilizzato in Germania. A molti il metodo non appare ancora sicuro: non ci sono al momento grandi studi a riguardo in grado di valutarne indipendentemente il successo e lo che mettano a confronto con altri metodi. Inoltre sebbene le feci del donatore vengano analizzate per escludere determinate patologie, tuttavia non si è ancora in grado di giudicare quali siano gli effetti a lungo termine che possano avere sull’ organismo ricevente. La flora batterica naturale, con i suoi microbi, non influenza soltanto la digestione, ma ha anche effetto su numerosi organi del metabolismo, viene collegata a malattie come il diabete e la sclerosi multipla. L’intestino influenzerebbe addirittura la psiche. Modificare alla cieca questo microsistema dovrebbe sollevare almeno alcuni interrogativi medici ed etici. Molti medici sperano perciò di riuscire a scoprire quali sono i batteri responsabili del processo di guarigione per poter utilizzarli, loro od il loro principio attivo, come farmaco mirato.

I sostenitori del trapianto di feci però vanno anche oltre: ritengono di poter applicare questa terapia anche a persone che soffrono di Colitis Ulcerosa, presentano sintomi gravi della sindrome dell'intestino irritabile o ai malati di Parkinson. Fonte

La medicina ha fatto così tanti progressi che ormai più nessuno è sano. Huxley | La persona intelligente è quella, e solo quella, che riesce a mettere insieme più aspetti della realtà ed è capace di trovare tra di essi una correlazione. C.Malanga


   
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Tropico
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Dalle allergie ai capillari, il ruolo chiave dei batteri intestinali
La funzione di una flora batterica intestinale ricca e sana si rivela sempre più complessa: due nuovi studi mostrano che è essenziale per proteggere l'organismo dallo sviluppo di allergie, specie di quelle che interessano le vie aeree, ed è in grado di stimolare la formazione di vasi capillari

Fino a qualche anno fa si riteneva che la funzione della flora intestinale si limitasse a collaborare ai processi digestivi e alla produzione di alcune vitamine, ma studi recenti tendono a mostrare quanto più complesso e sottile sia il suo compito. A conferma di ciò arrivano due nuove ricerche.

Nella prima, pubblicata su “Nature Medicine”, ricercatori dell’Università dela Pennsylvania hanno dimostrato che topi allevati in un ambiente sterile, o la cui flora intestinale era stata alterata da trattamenti con antibiotici, tendono a sviluppare più frequentemente forme allergiche e asmatiche, e di gravità maggiore.

Già numerosi studi epidemiologici hanno identificato associazioni tra alterazioni nelle popolazioni dei batteri intestinali e lo sviluppo di allergie delle vie aeree, con un particolare aumento dei fenomeni asmatici. Tuttavia, molti aspetti delle vie biomolecolari e dei tipi cellulari coinvolti in questo fenomeno restano ancora da chiarire.

Per cercare di approfondire le nostre conoscenze in merito David Artis e colleghi hanno così proceduto da un lato ad allevare gruppi di topi in un ambiente sterile e, dall’altro, a sottoporre altri gruppi a un trattamento con una combinazione di cinque antibiotici. E’ risultati che nel sangue di questi animali vi erano concentrazioni particolarmente elevate di anticorpi IgE, la cui presenza è notoriamente in relazione alle allergie, e di basofili, cellule immunitarie che vengono anch’esse attivate dalle allergie.

A limitare la produzione di IgE da parte delle cellule B nei gruppi lasciati in condizioni più naturali o non trattati, sarebbe proprio la presenza di ceppi di batteri benefici, le cui popolazioni appaiono invece squilibrate dall’uso massiccio di antibiotici ma anche dalla mancata competizione con i microoganismi provenienti dall’esterno. I risultati tendono quindi a corroborare ulteriormente la cosiddetta “ipotesi dell'igiene” - ossia dei rischi di vivere in un ambiente eccessivamente privo di batteri ambientali - nell’aumento del rischio di allergie.

Nel secondo studio, ricercatori della Sahlgrenska Academy presso l'Università di Goteborg, in Svezia, e pubblicato sulle pagine di “Nature” hanno scoperto un meccanismo finora sconosciuto che mostra come i batteri intestinali influenzino la formazione di vasi sanguigni.

Gli scienziati svedesi si sono concentrati sull’esame dei villi intestinali - le microprotrusioni della parte intestinale che consentono di aumentarne la superficie e la capacità di assorbire sostanze nutritive – mostrando come la presenza di una ricca flora intestinale tenda a farli aumentare di dimensioni, richiedendo una proliferazione dei capillari che li irrorano. Questo processo, che avviene nell’intestino tenue, è a sua volta stimolato dai batteri stessi. “In termini semplificati - osserva Fredrik Bäckhed, che ha diretto lo studio - i batteri intestinali promuovono le cellule della mucosa intestinale a legare una molecola di zuccheri a una specifica proteina. La molecola di zucchero ha una funzione simile a quella di un codice postale che indica dove trasportare la proteina sulla superficie della cellula, innescando il rilascio del segnale”, che in quel distretto intestinale è necessario a una maggiore vascolarizzazione.

"Ci vorrà tempo prima che i risultati possano essere applicati in un contesto clinico e convertiti in nuove terapie. Ma la scoperta è emozionante, e ci insegna molto su come viviamo in collaborazione con il normale microbiota intestinale".Fonte

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Tropico
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Come cambia il viroma del tratto digestivo in risposta alla dieta
Nonostante una notevole variabilità da soggetto a soggetto, le popolazioni virali tendono a diventare simili in soggetti che seguono la stessa dieta

Il tratto digestivo dell'uomo ospita una miriade di diversi virus, ma finora sono rimasti scarsamente compresi i meccanismi con cui essi influenzano la salute dell'ospite.
In uno studio ora pubblicato online su Genome Research sono state analizzate le dinamiche delle popolazioni di virus – il cosiddetto viroma – dell'apparato digerente umano, chiarendo in che modo esso differisca da persona a persona e come risponda a variazioni della dieta.
“Il nostro corpo è come una barriera corallina”, ha esordito Frederic Bushman, della Perelman School of Medicine dell'Università della Pennsylvania, autore senior dello studio, “abitato da molte creature che interagiscono le une con le altre e con noi stessi”.

In sostanza, le interazioni tra virus, batteri e ospite umano hanno probabilmente signficative conseguenze per la salute umana, specialmente nel delicato ecosistema del microbioma del tratto digestivo.

In quest'ultimo studio, Bushman e colleghi hanno analizzato le dinamiche del viroma del tratto digestivo in risposta a determinati regimi alimentari. Il gruppo ha considerato sei volontari in buona salute suddivisi in tre gruppi in base alla dieta da seguire: a basso o ad alto tenore di fibre, nei primi due, e libera nel terzo caso.

Analizzando le sequenze del DNA di virus e batteri presenti nelle feci dei volontari prelevate per otto giorni, si è trovato che nonostante l'enorme variabilità individuale dei virus, l'intervento dietetico ha trasformato in modo significativo le proporzioni delle popolazioni in soggetti che seguivano la stessa dieta, con il risultato che le popolazioni virali sono diventate più simili.
“Lo studio fornisce una nuova comprensione delle popolazioni virali che vivono nel tratto digestivo umano, e dimostra come esse possano variare in modo radicale, e mostra come le variazioni dietetiche possono influenzare non solo le popolazioni batteriche ma anche quelle virali”, ha commentato Bushman. (fc) Fonte

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Tropico
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Quando l'umore viene dall'intestino
Per la prima volta è stata dimostrata l'esistenza di un'influenza diretta della flora batterica intestinale sul chimismo cerebrale e sul comportamento

L'esistenza di un'influenza della flora batterica intestinale sul chimismo cerebrale e sul comportamento è stata per la prima volta dimostrata da una ricerca condotta presso la McMaster University, i cui risultati sono pubblicati sulla rivista Gastroenterology.

E' noto che diverse malattie intestinali, e in particolare la sindrome del colon irritabile, sono spesso associate a disturbi d'ansia e depressione.

"Questo eccitante risultato fornisce lo stimolo a un ulteriore studio della componente microbica nella genesi dei disturbi comportamentali", ha detto Stephen Collins, che ha diretto lo studio

Nell'intestino di ogni persona vivono molte migliaia di miliardi di batteri che concorrono a svolgere diverse disparate funzioni essenziali per il mantenimento di uno stato di buona salute.

Nella nuova ricerca, condotta su topi adulti, i ricercatori hanno mostrato che l'alterazione del normale contenuto batterico dell'intestino attraverso antibiotici determina cambiamenti comportamentali: i topi diventano meno cauti o ansiosi. Il cambiamento era accompagnato anche da un aumento a livello cerebrale del fattore neurotrofico derivato (BDNF), che è stato messo in relazione a fenomeni depressivi e ansiosi.

La sospensione della somministrazione di antibiotici la flora batterica intestinale si normalizzava e così pure il chimismo cerebrale, osservano i ricercatori.

Per confermare l'influenza dei batteri sul comportamento, i ricercatori hanno successivamente provveduto a colonizzare l'intestino di topi dall'intestino sterile con batteri provenienti da topi con diversi schemi comportamentali. Hanno così riscontrato che quando un topo "sterile" con un patrimonio genetico associato a un comportamento passivo era colonizzato da batteri provenienti da topi con un comportamento altamente esplorativo, essi diventavano più attivi e audaci. Analogamente, topi normalmente attivi diventavano più passivi dopo aver ricevuto batteri da topi il cui retroterra genetico era associato a un comportamento passivo.

Collins osserva che quest'ultima ricerca indica che per quanto siano molti i fattori che determinano il comportamento, anche la natura e la stabilità dei batteri intestinali influiscono su di esso e che qualsiasi alterazione - dovuta a infezioni o antibiotici - può indurre cambiamenti comportamentali.

Collins ha osservato che questi risultati pongono le basi per studiare il potenziale terapeutico dei probiotici nei disturbi del comportamento, in particolare a quelli associati alla sindrome del colon irritabile. (gg) Fonte

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Tropico
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Il delicato equilibrio della flora intestinale
I dati raccolti potrebbero risultare particolarmente utili per combattere le infezioni di batteri pericolosi come Salmonella e C. difficile

Un enzima utilizzato dall'organismo per impedire che i batteri intestinali entrino nel flusso sanguigno è risultato cruciale anche per mantenere la normale popolazione microbica all'interno dell'apparato gastrointestinale, secondo i risultati di uno studio pubblicato sulla rivista Gut che potrebbe avere notevoli implicazioni per la limitazione degli effetti collaterali degli antibiotici.

Quasi tutti gli animali superiori possiedono una popolazione di microbi, principalmente batteri, nel tubo digerente. Questi organismi non sono pericolosi ma anzi hanno un effetto positivo sulla digestione, e la loro presenza previene la proliferazione di batteri patogeni.

Poiché tuttavia gli antibiotici uccidono ogni forma di vita microbica non resistente, compresa quella che alberga nell'intestino, il normale equilibrio di microorganismi salutari e pericolosi viene alterato, con conseguenti problemi sanitari che vanno dalla diarrea all'infezione da parte di ceppi batterici resistenti agli antibiotici.

Già nel 2008 il gruppo di Hodin aveva cercato di rispondere a una domanda fondamentale: perché i batteri intestinali e le loro tossine non passano nel flusso sanguigno? Dagli studi era emerso il ruolo cruciale della fosfatasi alcalina intestinale (IAP), un enzima prodotto dalla mucosa intestinale, nella protezione dalle molecole tossiche trovate in molti batteri patogeni.

Questa circostanza ha dato l'occasione per affrontare un nuovo programma di studi diretti a comprendere in che modo questo enzima possa interagire con i batteri intestinali.

Studiando topi di laboratorio mancanti del gene per la IAP si è così riscontrato che tali animali avevano un ridotto livello di tutti i batteri intestinali e in particolare non possedevano ceppi di Escherichia coli, che peraltro non riuscivano a crescere neppure se introdotti di artificialmente.

Per contro, somministrando ai topi la IAP mediante la dieta, questo batterio benefico per la salute era in grado di proliferare normalmente. Inoltre, in animali già infettati da salmonella, i livelli di questo agente patogeno venivano notevolmente ridotti portando dal 20 al 70 per cento la percentuale di animali in grado di sopravvivere.

"I nostri studi sui topi hanno dimostrato che somministrando con la dieta questo enzima agli animali si riesce a mantenere sano l'intestino, in particolare grazie alla conservazione o al ripristino dei batteri che albergano normalmente in tale organo", ha commentato Richard Hodin, ricercatore clinico del Massachusetts General Hospital (MGH) e autore senior dell'articolo.

"I dati raccolti potrebbero risultare particolarmente utili per combattere le infezioni di batteri pericolosi come Salmonella e C. difficile, che possono verificarsi quanto viene alterata la normale popolazione di batteri; inoltre potrebbero consentire lo sviluppo di un nuovo tipo di supplementazione dietetica per mantenere l'intestino in salute nel caso di assunzione di antibiotici. (fc) Fonte

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Tropico
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Nuovi probiotici contro la malattia di Crohn
Sono circa 100.000, in Italia, le persone affette da questa patologia infiammatoria cronica dell'intestino

Un gruppo di ricercatori dell'Università Pierre e Marie Curie di Parigi e dell'Istituto Pasteur a Lille ha identificato una specie batterica che potrebbe rappresentare la chiave di volta per la terapia della malattia di Crohn, una patologia infiammatoria dell'intestino, uno dei cui fattori scatenanti sembra essere l'abnorme attivazione del sistema immunitario, che finisce per danneggiare l'organo, e che potrebbe avere come concausa principale uno sbilanciamento nella composizione della flora batterica intestinale.

La malattia, - che solitamente ha un andamento cronico, con un'alternanza di periodi con manifestazioni infiammatorie di gravità variabile con altri, anche prolungati, di remissione - si ritiene che interessi in Italia almeno 100.000 persone.

In studi precedenti, lo stesso gruppo di ricercatori diretti da Philippe Langella aveva mostrato che nei pazienti affetti dalla malattia di Crohn si rilevava una marcata deficienza dei batteri del gruppo Clostridium leptum. Ora - come riferiscono in un articolo pubblicato sui Proceedings of the National Academy of Sciences (PNAS) - i ricercatori hanno potuto dimostrare che all'origine di questa deficienza di batteri è la marcata diminuzione di uno specifico batterio, Faecalibacterium prausnitzii.

In particolare i ricercatori sono riusciti a scoprire che F. prausnitzii è il responsabile della secrezione di sostanze biochimiche che sono in grado di ridurre i processi infiammatori intestinali.

Facendo riferimento ai dati ottenuti da uno dei più vasti studi sulla malattia, hanno inoltre scoperto che
i pazienti affetti da morbo di Crohn sottoposti in passato a interventi chirurgici sull'intestino avevano maggiori probabilità di incorrere in ricadute della malattia se avevano livelli di F. prausnitzii inferiori al normale.

I risultati sono stati poi controllati in una serie di esperimenti eseguiti in vitro, nei quali hanno potuto evidenziare come il liquido di coltura in cui erano state fatte crescere colture di F. prausnitzii era in grado di esercitare un effetto antinfiammatorio sugli animali da esperimento.

Se gli esperimenti verranno confermati, la scoperta potrebbe portare a un nuovo trattamento terapeutico dei pazienti attraverso la somministrazione di probiotici a base di F. prausnitzii. (gg) Fonte

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Tropico
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Le proprietà benefiche dei probiotici
Tanti gli effetti prodotti da queste sostanze

I probiotici e i fermenti lattici sono sempre più utilizzati per le loro benefiche proprietà, ritenute particolarmente utili nel ridurre alcuni sintomi riconducibili ai disturbi gastrointestinali. In particolare, spiccano le preparazioni multiceppo, costituite da ceppi batterici diversi ma appartenenti alla stessa specie o comunque a specie simili.
Queste preparazioni sono considerate più efficaci di quelle monoceppo, caratterizzate invece da un unico ceppo batterico, come si può leggere in un articolo recentemente pubblicato sulla rivista scientifica Microbial Ecology in Health Disease.
L'utilizzo delle preparazioni multiceppo e monoceppo è stato analizzato dal team della ricercatrice Marika Mikelsaar dell'Università di Tartu, in Estonia. Lo studio ha dimostrato che i probiotici multiceppo hanno un'azione di maggior efficacia nell'alleviare la sintomatologia delle malattie croniche infiammatorie intestinali, della diarrea provocata da antibiotici e della sindrome da intestino irritabile. Un risultato che si ottiene grazie alla combinazione di più ceppi batterici nelle preparazioni multiceppo e che spiega come mai i probiotici non possono ritenersi tutti uguali.
Come è noto, sono molte le condizioni che possono mettere a dura prova la flora intestinale: lo stress, un'alimentazione scorretta, i viaggi, la stitichezza, la mancanza di attività fisica e le cure con alcuni tipi di farmaci. Ci si chiede, pertanto, come e quando utilizzare i probiotici e i fermenti lattici. Questi integratori possono essere assunti tutte le volte che l'equilibrio della flora batterica è compromesso.
Per esempio, in caso di cura con antibiotici, è consigliabile l'assunzione dei probiotici fin dall'inizio della terapia. Un articolo del British Medical Journal ha messo in evidenza come i soggetti sottoposti a cure antibiotiche che avevano assunto fermenti lattici e probiotici fin dall'inizio della terapia, abbiano poi mostrato, in alcuni casi, una minore sensibilità ai disturbi intestinali. Un'altra ricerca pubblicata sulla rivista Microbiology da un team irlandese si è concentrata sull'effetto prodotto dai probiotici sulla fisiologia delle cellule di grasso ospiti. I risultati dello studio forniscono nuove informazioni su come probiotici specializzati possono tenere a bada alcuni disturbi e portare a nuove cure.
Gli esperti del Centro di farmabiotica alimentare (APC) irlandese presso l'University College Cork e del Teagasc Moorepark Food Research Centre hanno creato un ceppo di Lactobacillus per la produzione di una molecola chiamata CLA. Hanno scoperto un cambiamento significativo nella composizione del tessuto grasso nei topi, analizzati dopo che avevano ingerito questo ceppo batterico. Quindi ingerire batteri vivi può avere un ruolo fondamentale per il metabolismo di zone remote del corpo, conclude il team.
Vari batteri producono diverse versioni dell'acido grasso CLA. Secondo i ricercatori, un tipo, chiamato CLA t10, c12, è legato alla diminuzione del grasso corporeo sia negli esseri umani che negli animali. Questo particolare tipo può anche rallentare la crescita delle cellule del cancro al colon, il che potrebbe portare alla morte del tumore. Solo alcuni tipi di batteri tuttavia, come il Propionibacterium acnes (P. acnes, il battere che provoca l'acne), producono la CLA t10, c12.
Ai fini dello studio, i ricercatori hanno trasferito un gene di codificazione-enzima del P. acnes al ceppo del Lactobacillus, che conseguentemente ha prodotto CLA t10, c12. Gli esperti riferiscono che ceppi del Lactobacillus si trovano comunemente nella normale flora intestinale e nei prodotti probiotici, aggiungendo che il livello di CLA t10, c12 nel tessuto grasso dei topi aumentava di quattro volte quando ingerivano il probiotico ricombinante. I loro risultati hanno mostrato che i microbi dell'intestino influenzano il metabolismo dell'ospite, specialmente la composizione del grasso.
Commentando i risultati, la coordinatrice dello studio, la dott.ssa Catherine Stanton dell'APC e del Teagasc Moorepark Food Research Centre, ha detto: "Si è già dimostrato che la CLA allevia la steatosi epatica non alcolica che spesso accompagna l'obesità. Quindi aumentare il livello di CLA nel fegato attraverso l'assunzione di un ceppo di probiotico è rilevante dal punto di vista terapeutico. Il grasso non è uno strato inerte intorno ai nostri corpi, è attivo e proinfiammatorio ed è un fattore di rischio per molte malattie, compreso il cancro. Questo lavoro dimostra che c'è del potenziale per influire su questo attraverso interazioni dieta-microbo-ospite nell'intestino".
Il team ha inoltre scoperto che la CLA prodotta microbicamente potrebbe diminuire la vitalità delle cellule di cancro al colon del 92%. "È possibile che un probiotico che produce CLA sia anche in grado di tenere sotto controllo le cellule di cancro al colon", ha detto la dott.ssa Stanton. "Tutti i risultati ottenuti fino ad ora dimostrano che il metabolismo dei batteri dell'intestino può modulare l'attività della cellula ospite in modi positivi per l'ospite", ha aggiunto. "Dobbiamo studiare ulteriormente gli effetti dei batteri che producono CLA sul metabolismo umano, ma il lavoro da noi svolto fino a questo momento apre certamente nuove possibilità per l'uso di probiotici per il miglioramento della salute umana". Fonte

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(@bobbioebabbo)
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ho bisogno di un vostro parere-consiglio.

voglio assumere probiotici vivi biochimicamente attivi(quelli che veramente arrivano all'intestino)

ho letto che tra i più efficaci ci sono

Lactobacillus Acidophilus: ripristina lo squilibrio della flora intestinale (disbiosi), migliora la digestione, favorisce l'assimilazione dei nutrienti dal cibo, contrasta la formazione di gonfiore e meteorismo. La sua presenza è fondamentale nella digestione di latte e latticini, nel controllo del colesterolo e per l'assimilazione delle vitamine del gruppo B.

Lactobacillus Bulgaricus: insieme all'Acidophilus è utile in caso di vaginiti, cistiti, candida, acne e infezioni cutanee e disturbi della pelle. Questo ceppo produce un antibiotico naturale il bulcarican in grado di inibire una vasta gamma di batteri patogeni.

Lactobacillus Rhamnosus: ha la capacità di produrre acido lattico nell'intestino, rendendolo adatto al ceppo dei lattobacilli, ma inospitale per i batteri patogeni. Indicato un caso di enterocolite acuta e in caso i dermatite atopica.

Bifidobacterium Bifidum: si trova nell'intestino crasso e nel colon, soprattutto nei bambini allattati al seno. Favorisce l'assorbimento delle vitamine del gruppo B e del calcio ed è un importante coadiuvante delle malattie autoimmuni.

Lactobacillus casei: svolge un'azione antibiotica perciò è particolarmente utile durante e dopo terapie antibiotiche e nel trattamento della diarrea, contro stitichezza, meteorismo e gonfiore.

mi servono dei prodotti che contengono questi probiotici,se tutti insieme sarebbe perfetto. ho letto che molti hanno avuto giovamento con ENTEROLACTIS DUO che contiene uno di questi probiotici che ho riportato e più precisamente il lactobacillus casei,questo prodotto è veramente buono come dicono? vabbè dipende da persona a persone.sto cercando di mettere in sesto la mia malandatissima flora batterica.

ogni vostro suggerimento sarà utile nella mia ricerca;)


   
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Tropico
(@tropico)
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Io mi sono trovato male con diversi tipi di fermenti, con l'Enterolactis duo però andava un pò meglio, il top è stato Enterogermina... strano ma vero. Lavorava in maniera più delicata.

La medicina ha fatto così tanti progressi che ormai più nessuno è sano. Huxley | La persona intelligente è quella, e solo quella, che riesce a mettere insieme più aspetti della realtà ed è capace di trovare tra di essi una correlazione. C.Malanga


   
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(@bobbioebabbo)
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Io mi sono trovato male con diversi tipi di fermenti, con l'Enterolactis duo però andava un pò meglio, il top è stato Enterogermina... strano ma vero. Lavorava in maniera più delicata.

e del COLOSTRO che ne pensi,ho letto che aiuta molto le difese immunitarie


   
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fabio meloni
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Mi sbaglierò... ma trattato termicamente, come credo che sia quello in polvere degli integratori, mi riesce molto difficile crederlo!

La forma è anche sostanza. Chi veicola un messaggio non può essere estraneo al suo contenuto. Tropico - Chi è musone e triste non riesce a tener lontano la malattia. Tonegawa - Le testimonianze vere di gente normale valgono più di tante elucubrazioni teoriche. Francesca F.C.


   
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(@bobbioebabbo)
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ciao fabietto,tu conosci qualche probiotico che contenga quelli che ho scritto nel primo post? mi sarebbe molto utile,io so del kefir che li contiene tutti(impressionante il confronto con gli altri,soprattutto l'enterogermina) http://kefir.ilbello.com/confronto.php ma quello di latte non lo posso fare perchè intollerante a caseina e quello d'acqua deve essere preparato con molto zucchero il che non mi aggrada molto,ma meglio quello d'acqua eh:)


   
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fabio meloni
(@fabietto)
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Ma lo zucchero, se tutto va bene, viene trasformato dai batteri. Il kefir d'acqua dovrebbe essere, credo, molto meglio degli integratori in capsula.

Primo ne compravo uno molto completo dalla myprotein che ora non commercializzano più. Ultimamente prendevo questo: http://www.luxebc.com/supplements-c394/now-foods-probiotic-defence-90-vcaps-p15901
Comunque, per un intestino messo molto male, 15/20 giorni di Enterolactis plus sono un toccasana. Il duo è un po' inferiore al plus.

La forma è anche sostanza. Chi veicola un messaggio non può essere estraneo al suo contenuto. Tropico - Chi è musone e triste non riesce a tener lontano la malattia. Tonegawa - Le testimonianze vere di gente normale valgono più di tante elucubrazioni teoriche. Francesca F.C.


   
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