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A cena dai Neanderthal. Il ruolo del cibo nell'evoluzione umana

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energy
(@energy)
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Altra segnalazione di un libro che sembra interessante...

Titolo: A
cena dai Neanderthal. Il ruolo del cibo nell'evoluzione umana
Titolo
originale: Los Aborígenes
Autore: Arsuaga, Juan Luis
Anno: 2004
Pagine:
124
Editore: Mondadori
Prezzo: € 8,40
ISBN: 88-04-52773-0

La
storia dell'alimentazione umana è narrata brevemente in questo libro da Juan
Luis Arsuaga, il noto antropologo e ricercatore. "Narrata" non è un verbo
casuale: a prima vista infatti il libro è un'anomalia nel ciclo di pubblicazioni
di Arsuaga, come egli stesso dice nel prologo. Il suo scopo era
raccontare la storia dell'evoluzione umana, soffermandosi sui due momenti più
significativi della nostra storia evolutiva da questo punto di vista:
l'introduzione nella dieta di proteine animali e la nascita
dell'agricoltura.

Due momenti importanti che hanno segnato il
cammino della nostra specie, che Arsuaga ha voluto narrare attraverso gli occhi
dei protagonisti. Due racconti che immaginano "l'adolescenza inquieta" di una
giovane australopitecina che, con il suo intuito, in un periodo di carestia e
siccità, salva il gruppo di ominidi a cui appartiene semplicemente spaccando con
un sasso un osso e mangiandone il midollo, e "l'ultima battaglia" tra
cacciatori-raccoglitori e agricoltori alle soglie del Neolitico.

Ma non
si deve pensare a un semplice libro di narrativa: gli episodi raccontati sono
seguiti da una profonda quanto sintetica trattazione dei dati scientifici, nel
pieno stile di un saggio di paleoantropologia. L'espediente del racconto
facilita la lettura e rende più leggero il libro, mentre nel contempo aiuta il
lettore a calarsi nella situazione che i dati paleoantropologici vanno poi a
chiarire.

Ma il racconto è servito anche e soprattutto ad Arsuaga stesso
al fine di capire il rapporto tra evoluzione e ambiente: convinto darwinista,
indica la selezione naturale come motore primo dell'evoluzione; ma la selezione
è l'opera dell'ambiente sugli esseri viventi, e non viceversa come sostenuto da
Lamarck. Eppure, a un certo punto della storia evolutiva umana, qualcosa è
mutato in questo equilibrio: grazie a un semplice gesto, ovvero spaccare un osso
con una pietra, la giovane australopitecina ha iniziato un percorso in cui la
selezione assume un carattere relativo.
Il cervello infatti si è
accresciuto notelvolmente a spese dell'apparato digerente: solo una dieta a base
carnea poteva permettere la continuità dell'accrescimento, sostituendo i
vegetali la cui assimilazione era lunga e difficile.

Un'idea,
balenata nel cervello di un ominide, ha cambiato il cammino dell'uomo. Un'idea
osteggiata all'inizio dal resto del gruppo, come succede spesso per le novità
(ricordate i macachi giapponesi?), ma che poi ha preso piede nel giro di una
generazione grazie alla sua efficacia.

L'altro grande momento
della nostra storia di specie è l'avvento del Neolitico con
l'agricoltura.
Un cambiamento economico che si è riflesso in
cambiamenti sociali e fisiologici, che gradualmente ha sostituito il mondo dei
cacciatori-raccoglitori per far spazio a un nuovo modello di vita che ha legato
l'uomo al territorio. Nel contempo, l'agricoltura ha impoverito la
dieta, molto più varia in un'economia di caccia e raccolta, ma ha permesso
l'esplosione demografica.

Dalla rivoluzione neolitica, un
termine non casuale e denso di significato, siamo arrivati a produrre cibo di
ogni sorta, passando da un'alimentazione di necessità a un'alimentazione fatta
anche di piacere. Il rischio insito nel passaggio è di eccedere negli alimenti,
e non a caso Arsuaga dedica l'ultima parte del libro al problema dell'obesità: i
dati riportati non dipingono un quadro confortante...

L'ultima battaglia
che dà il titolo alla seconda parte del libro in realtà non vi è mai stata:
anche se vi fu un certo spostamento di persone in relazione alla rivoluzione
neolitica, la maggior parte dei geni degli abitanti europei del Neolitico erano
gli stessi degli abitanti del Paleolitico, che quindi hanno semplicemente
cambiato tipo di economia.

Ha quindi scritto bene Arsuaga, alla fine del
libro: "Non abbiamo sostituito nessuno e non ci siamo impossessati della
terra, degli animali, delle piante, delle tombe di nessuno. Gli uomini che
dipinsero la grotta di Altamira e le gole del Mediterraneo erano i nostri avi.
Gli aborigeni siamo noi."

Una nota di merito per l'edizione del
libro, inserito nella collana dei "Libri di Quark": le tavole di Raúl martín
Demingo, noto soprattutto per le sue illustrazioni legate ai dinosauri, calano
ancor di più nelle atmosfere del racconto, visualizzando la nostra storia
attraverso momenti di vita dei nostri antenati.

Dalla quarta di
copertina:

"La savana africana è devastata da una tremenda siccità:
niente erba, niente frutti sugli alberi; anche gli arbusti sono secchi. Un
gruppo di australopitechi sta per morire di fame e di sete, quando una giovane
donna, più sveglia e intraprendente degli altri, scopre nelle carcasse degli
erbivori una nuova, insospettata quanto preziosa fonte di nutrimento. Inizia
così, circa due milioni e mezzo di anni fa, la lunga avventura delle abitudini
carnivore dell'uomo, un fatto che avrà enormi conseguenze sull'evoluzione della
nostra specie... In questo saggio un celebre antropologo ripercorre la storia
dell'alimentazione umana analizzando i molteplici cambiamenti che questa ha
determinato nel fisico e nel comportamento e descrive il lungo cammino che ha
portato dal primo australopiteco all'Homo sapiens sapiens del XXI secolo. Il
risultato è un libro brillante e ricco di curiose notizie. A partire dallo
studio dei fossili e degli scheletri, è possibile capire se i nostri antenati
mangiavano grano duro o frutta matura, come rompevano il guscio delle noci e
quando cominciarono a cibarsi di carne cotta... Una 'gustosa' rilettura delle
vicende dell'uomo attraverso il cibo." (Piero Angela)

Juan Luis
Arsuaga, docente di Paleontologia all'Universidad Complutense di Madrid, è
membro dell'American Academy of Sciences. Condirettore dell'équipe che ha
scoperto i siti spagnoli della Sierra di Atapuerca, Arsuaga è uno dei massimi
esperti mondiali di evoluzione della specie umana. Autore di importanti
pubblicazioni scientifiche, relatore ai principali congressi internazionali, è
editor associato della rivista "Journal of Human Evolution".

La differenza fra muscolo e grasso è che il grasso non si mette al servizio della volontà. Per questo deve sparire. [Sven Lindqvist, Il sogno del corpo, Ponte alle Grazie]


   
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 Muso
(@muso)
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Cordain nel suo libro ha trattato abbondandetemente proprio questi argomenti


   
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Dodo
 Dodo
(@dodo)
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Ultimamente sto ripercorrendo le tappe evolutive dell'alimentazione umana, proprio per capire che cosa è più affine alla nostra natura e che cosa si è aggiunto in seguito. Siccome c'è la discussione aperta su questo libro, penso che questo sia il luogo adatto per raccogliere un po' di informazioni sull'alimentazione dagli australopitechi ai sapiens.

Ero partito dall'australopithecus africanus, che non è ancora del genere homo, ma precede gli homo habilis e, senza partire dagli afarensis e dai ramidus (due specie di australopitechi), almeno l'australopiteco africano vorrei esaminarlo bene.

Il passaggio dai primi australopitechi a quelli via via sempre più adatti a stare in posizione eretta e per lungo tempo è di difficile ricostruzione. Infatti, questo adattamento si è reso necessario dalla trasformazione dell'ambiente da foresta pluviale a savana e il clima della foresta pluviale (ed altri fattori climatici del tempo) non permette la fossilizzazione delle ossa, per tanto si parla di "buco nero dei fossili" [Fonte: "La Storia 1 - Dalla preistoria all'Antico Egitto", Mondadori, p. 26, 4° cpv.]. Mi limito solo a menzionare questa informazione, ma tanto sono interessato all'alimentazione.

Relativamente al tempo dell'australopithecus africanus siamo nel Pliocene, in particolare quando le foreste tropicali si sono già molto ritirate e diradate per lasciar spazio alla savana. Su Wikipedia è possibile leggere che la flora del Pliocene presentava aspetti quasi del tutto moderni (questo per avere un'idea della distanza tra erbe, radici, semi che si potevano mangiare allora ed oggi, però è anche un'informazione un po' vaga).

Ci sono molte controversie sulla linea di evoluzione che porta all'homo habilis, però non sono interessato a questi problemi, dico solo che probabilmente dall'africanus sono seguiti robustus e boisei, sempre australopitechi che hanno molto in comune con africanus, fatta eccezione per un'andatura maggiormente bipede, capace di migliori spostamenti richiesti da un ambiente come quello della savana. Però, pare che queste linee sia siano estinte e forse habilis discende direttamente da africanus.

Sulla loro alimentazione si dice su "La Storia 1 - Dalla preistoria all'Antico Egitto", Mondadori, p. 49, dal 2° cpv. in poi, che questi australopitechi si nutrivano di semi triturati con i denti, duri rizomi delle erbe (in particolare nei periodi di siccità), alimenti per lo più secchi come i semi delle graminacee. Infatti, la loro dentatura era iperspecializzata: i molari hanno una superfice quadrupla rispetto alla nostra.

Anche l'antenato di africanus, ovvero afarensis, presenta un'alimentazione simile a quella descritta. In questo articolo si può leggere che studiando le micro incisioni sui denti fossili risulta chiaro che erba e foglie fossero il cibo prevalente, accompagnato da noci, semi e tuberi. Si legge anche che lo spostamento da afarensis, agli altri 3 australopitechi menzionati, ha portato ad una alimentazione più ricca di materiale duro ed abrasivo. Le mandibole sono più robuste, così come i muscoli e lo smalto dei denti è più spesso.

Insomma, niente carne e niente frutta finora, non abbiamo certo cacciatori, né usi del fuoco (che verranno in seguito). E' anche un'alimentazione lontata dalla nostra che non è prevalentemente basata su foglie...

Aggiungo alcune informazioni lette qui, in particolare nell'Appendice - L'alimentazione dei preumani. La frutta forse c'era ma non era il cibo principale, e poi dimenticavo gli insetti che sono altamente proteici, tuttora mangiati da popolazioni che vivono nella foresta o anche dalle attuali scimmie.


   
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fabio meloni
(@fabietto)
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Ti potrebbe interessare?

http://cronologia.leonardo.it/lazzari/UOMOeCIBO.pdf

La forma è anche sostanza. Chi veicola un messaggio non può essere estraneo al suo contenuto. Tropico - Chi è musone e triste non riesce a tener lontano la malattia. Tonegawa - Le testimonianze vere di gente normale valgono più di tante elucubrazioni teoriche. Francesca F.C.


   
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Dodo
 Dodo
(@dodo)
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Ti potrebbe interessare?

http://cronologia.leonardo.it/lazzari/UOMOeCIBO.pdf

E' molto interessante, grazie! Ho iniziato a leggerlo! Appena posso posto l'alimentazione di homo habilis. Aggiungo che l'ho letto nelle prime 20-30 pagine, ho la sensazione che più si va avanti e meglio diventa, purtroppo le fonti su cui si basa per la preistoria credo siano vecchiotte e poi prende in considerazione, anche se accantona, teorie molto stravaganti. Però è certamente un libro interessante, ma penso che valga la pena leggerlo dalla storia più documentata in avanti, prima è un po' lacunoso. Sono anche sicuro che siano interessantissime le esperienze personali dell'autore.


   
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Dodo
 Dodo
(@dodo)
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Oltre 2 milioni di anni fa, ci sono ritrovamenti di frammenti di quarzite lavorata e si ritrovano anche resti di habilis. Australopitechi e habilis sono sicuramente convissuti, la caratteristica rilevante di habilis è che tendeva ad espandersi in vaste regioni, anche se le sue braccia sono più lunghe delle gambe e questo mostra una capacità, almeno con le braccia anche se non con le gambe, di servirsi degli alberi, come rifugio e fonte di cibo probabilmente. I denti sono difficilmente distinguibili da quelli moderni. [Fonte: "La Storia 1 - Dalla preistoria all'Antico Egitto", Mondadori, pp. 50-54].

Le pietre scheggiate che realizzava habilis erano usate per rompere gusci duri, per quanto non ci fosse ancora la caccia, si rompevano anche i femori delle prede per mangiare il midollo [Fonte: Scienza vegetariana, Gli adattamenti alimentari dell'uomo, § 5] e mangiava anche la carne dalle carcasse predate. Infatti, si legge di segni obliqui nei denti (quelli verticali sono indice di una alimentazione carnivora), sono obliqui perché teneva la carne ferma con i denti e tesa, mentre la tagliava con i suoi primitivi strumenti. Data la difficoltà dell'impresa e l'accontentarsi di resti, probabilmente la carne non era l'alimentazione principale, del resto sempre grazie ai denti si può dedurre un consumo di graminacee (nomi di specie famose: avena, orzo, granturco, segale, sorgo, grano...) e piperacee (per nominare alcune specie: noce di Betel, kawa, pepe nero e di altri tipi...) e anche frutta (si legge di un dente eroso da frutta acerba).

Preciso che le specie nominate negli esempi non sono quelle mangiate dagli habilis, le ho messe solo per avere un'idea della famiglia.


Erectus, rispetto ad habilis, presenta un volume cranico decisamente più ampio ed un notevole aumento di statura che richiede più proteine. Rispetto ad habilis realizza le famose amigdale, ovvero pietre scheggiate lungo un'intera circonferenza. Molto probabilmente questo strumento serviva per scavare radici o tritare vegetali, avendo una linea di taglio lungo l'intera circonferenza, non si può usare come "ascia a mano", ci si ferirebbe. Inoltre erectus, se non era capace di accendere un fuoco, sicuramente sapeva mantenerlo acceso e controllarlo, dato che sono stati ritrovati strati di cenere spessi 6 metri in una grotta nei pressi di Pechino [Fonte: "La Storia 1 - Dalla preistoria all'Antico Egitto", Mondadori, pp. 54-57]. Erectus è vissuto un tempo lunghissimo ed è diventato ad un certo momento l'unico ominide vivente, comunque già habilis si era diffuso su tutto il globo e stando ai fossili i più antichi erectus si trovano sia in Africa che in Asia, questione nota come ipotesi del multiregionalismo [Fonte: Ivi, pp. 61-62], ovvero che habilis aveva la potenzialità di diventare erectus e questa si è verificata in due luoghi diversi indipendentemente (molto affascinante questa cosa, ho voluto riportarla, mi chiedo come sia possibile in un quadro darwiniano in cui mutazioni casuali portano a nuove specie, avere due improbabili mutazioni più o meno nello stesso tempo e che portano allo stesso risultato - erectus - in regioni diverse del globo).

Su Scienza vegetariana, "Gli adattamenti alimentari dell'uomo", § 6, si legge che il fuoco era usato anche per cuocere, si mangiavano carne e semi arrostiti. Inoltre, c'era una produzione più sofisticata degli strumenti: le prede non si lasciava che i predatori le spolpassero, ma venivano cacciati per impossessarsi della carne della preda per intero. Si presenta come probabile che le calorie della carne non superassero un 1/3 delle calorie totali (indicativamente tra i 2 e i 3 etti di carne, se non vado errato). Non so bene a livello di foglie cosa mangiavano, comunque siamo in un pieno onnivorismo: semi, eventualmente insetti, anche frutta ma non so quanta, radici e tuberi (non so quali), carne cruda e cotta.


   
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gianlnicc
(@gianlnicc)
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Finalmente un approfondimento.

Io sono quel che sono e questo è tutto quel che sono

Popeye the sailor man


   
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Dodo
 Dodo
(@dodo)
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Arriviamo all'homo sapiens arcaico. Come in precedenza le questioni evolutive sono complesse, anche in questo caso sembra essersi verificato il multiregionalismo, ovvero in più parti diverse del globo, erectus ha portato al sapiens arcaico. C'è anche chi ipotizza che comunque i vari sapiens arcaici si siano estinti tranne in Africa da cui poi si sono diffusi in tutto il globo... Inoltre, prima di arrivare al sapiens moderno (o sapiens sapiens) c'è l'uomo di Neandertal, che però si è estinto, è un ramo parallelo che posso ignorare [Fonte: "La Storia 1 - Dalla preistoria all'Antico Egitto", Mondadori, pp. 63-67]. Non è chiaro nemmeno se Neandertal sia una sottospecie di sapiens o una specie distinta, comunque si è estinto.

L'homo sapiens arcaico aveva dei timpani adatti a distinguere suoni articolati come quelli del linguaggio, il volume cranico è più grande, è meno robusto di erectus ma lo scheletro non è gracile come il sapiens moderno. Noi sapiens siamo molto variabili come caratteristiche, ma ossa e muscoli sono inferiori ai sapiens arcaici [Ivi, p. 64-65 e 78-79]. Cultura e tecnica erano già notevoli, ci sono statue lavorate e levigate, caverne incise con raffigurazioni complesse, ma quel che ora mi interessa è l'alimentazione.

L'alimentazione di erectus e sapiens arcaico sono molto simili: stessi segni obliqui di carne strappata con i denti e tagliata con coltelli di pietra, anche se la dieta resta prevalentemente vegetariana per via delle abbondanti abrasioni sui denti [Fonte: Gli adattamenti alimentari dell'uomo, § 7].

Nel manuale di preistoria che ho, non ci sono molte informazioni, mi baso ormai su quanto pubblicato su Scienza vegetariana (§ 9). Si dice che con il sapiens la caccia è la sola attività praticata per rimediare la carne (niente più carcasse tolte ai predatori), inoltre si sono ritrovati cestini per raccogliere vegetali. C'è un uso prevalente di cereali dedotto dai numerosi fitoliti presenti sullo smalto dei denti e nel tartaro. Si dice anche che nel Neolitico, grazie all'allevamento, riaumenta l'uso della carne.

Integro con alcune informazioni alimentari su Wikipedia: in riferimento al paleolitico i sapiens cacciavano e pescavano, mangiavano molluschi, crostacei e invertebrati, oltre a vegetali spontanei come frutta, radici, tuberi e funghi. C'è un passaggio importante dai cacciatori-raccoglitori agli agricoltori ed allevatori del Neolitico, che inizia intorno ai 10.000 anni fa, e questo introdurrà nell'alimentazione legumi e derivati animali, oltre che a portare ad un aumento del consumo di carne.

Le diverse civiltà presentano diverficazioni molto significative nell'alimentazione, ci sono popolazioni quasi interamente carnivore e popolazioni quasi del tutto vegetariane (sicuramente fatta eccezione per gli insetti). Alimentazione, vestiti, lingua, e via dicendo, sono fortemente dipendenti dalla cultura, un tipo di evoluzione parallela e più rapida di quella genetica.


   
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(@biker40)
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Scusate ma possiamo usare "SCIENZA VEGETARIANA" come fonte?
Io direi proprio di no! E' di parte.


   
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Tropico
(@tropico)
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"Popolazioni quasi interamente vegetariane?"
Se c'è una cosa che anche l'osservazione diretta di oggi delle tribù nomadi/selvagge è il fatto che non esistono popolazioni vegetariane. Sempre parlando di Sapiens Sapiens.
Se si parte da dei preconcetti sapendo già il fine non si ottiene molto, quindi è inattendibile Scienza Vegetariana, ha un vizio concettuale fuorviante, dovresti attingere da tutte le fonti semmai e fare una tua rielaborazione.
Io me la sono già fatta tempo addietro.

La medicina ha fatto così tanti progressi che ormai più nessuno è sano. Huxley | La persona intelligente è quella, e solo quella, che riesce a mettere insieme più aspetti della realtà ed è capace di trovare tra di essi una correlazione. C.Malanga


   
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 Muso
(@muso)
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Un paio di link:

http://associazionenaturalmente.it/pdf/alimentaz_evoluz_dieta.pdf
https://silvanodonofrio.wordpress.com/2010/06/02/erbivoro-carnivoro-frugivoro-onnivoro-chi-siamo/

Cito da un articolo:
Dieta per un cervello più grande
Probabilmente l'aumento delle dimensioni del cervello ha avuto inizio 2,5 milioni di anni fa, con la graduale transizione dal genere Australopithecus al genere Homo. Dato il grande consumo energe-tico del tessuto cerebrale, l'evoluzione di cervelli di grandi dimensioni ha avuto importanti impli-cazioni per la nutrizione degli ominidi. Secondo un'ipotesi avanzata nel 1995 da Leslie Aiello, dello University College di Londra, e Peter Wheeler, della John Moores University di Liverpool, gli alti costi energetici del cervello sono in parte coperti da una dieta energetica e ricca di composti nutritivi, che nella maggior parte dei casi include la carne.
In effetti, l'aumento del consumo di piante C4 è stato seguito da un graduale aumento del consumo di carne ottenuta da carcasse o animali cacciati. La disponibilità di carne è aumentata grazie a vari fattori. Innanzitutto, circa 1,8 milioni di anni fa gli ecosistemi a savana con diverse caratteristiche moderne hanno iniziato a espandersi, un fenomeno che ha favorito gli ungulati dell'Africa orientale, che sono aumentati sia di numero sia di specie. Per i predatori al vertice della catena alimentare, come Homo erectus, ciò ha significato maggiori possibilità sia di caccia sia di sfruttamento delle carogne.
La dieta di Homo erectus sembra essere stata più ricca di carne rispetto a quella degli australopitechi e delle prime specie di Homo. Probabilmente Homo erectus otteneva carcasse di mammiferi sia con la caccia sia impadronendosi delle carogne di animali morti per altre cause. Le prove archeologiche mostrano che Homo erectus usava utensili di pietra e probabilmente aveva una rudimentale economia di caccia e raccolta. Gli strumenti con bordi taglienti erano importanti perché squarciavano la pelle degli animali, permettendo l'accesso alla carne e a tessuti come il midollo osseo o il cervello. Questo accesso ad alimenti di origine animale avrebbe aumentato la disponibilità di acidi grassi necessaria per sostenere la rapida evoluzione cerebrale degli ominidi.

Inoltre cito un altro testo:

"Australopiteco: genere estinto, vissuto unicamente in Africa a partire da circa 4 milioni di anni fa. Le australopitecine erano primati con una statura di circa 1 metro e del peso di 35-45 Kg. Rappresentano un ottimo esempio di evoluzione a “mosaico” per la contemporanea presenza di caratteri evoluti e di tratti più arcaici. Le australopitecine furono caratterizzate da adattamenti che fortemente suggeriscono una locomozione bipede. Allo stesso tempo mantennero arti superiori lunghi, falangi ricurve ed altri caratteri più utili alla vita arboricola. Il cranio, di tipo scimmiesco, conteneva un cervello di 350-450 ml, poco più grande di quello di uno scimpanzé, ma nella dentatura mostrano due novità rispetto alle scimmie antropomorfe: una notevole riduzione di incisivi e canini e un aumento dei denti posteriori (premolari e molari).
Gli individui del genere Australopithecus rappresentarono un gruppo di notevole successo con molte specie diffuse nell’Africa sub-sahariana.
Nel corso dell’evoluzione delle australopitecine un notevole cambiamento ambientale risultò fondamentale nell’evoluzione del nostro genere. Tale cambiamento, che interessò l’Africa tra 3 e 2,5 milioni di anni fa, determinò un inaridimento delle regioni poste ad oriente della Rift Valley, dove scomparve la foresta umida, che fu sostituita da una boscaglia rada e da savana. L’ambiente di savana favorì l’affermarsi di due differenti stili di vita, legati a due diversi modi di procurarsi il cibo. I nuovi stili di vita generarono la divergenza di due distinti gruppi. Un primo gruppo, caratterizzato dalla presenza di mandibole, mosse da forti muscoli ancorati a creste ossee del cranio, e da grandi zigomi, aveva un apparato di masticazione in grado di consentire una dieta basata sul consumo di granaglie e di erbe difficili da masticare. Gli individui di questo gruppo si diffusero in Africa meridionale e orientale, dando origine a tre specie, che furono assegnate al nuovo genere Paranthropus. Un secondo gruppo di australopitecine si distinse per l’affermarsi di una dieta onnivora, basata sul consumo delle carcasse dei grandi erbivori della savana, mediante l’utilizzo di strumenti in pietra. Il nuovo tipo di dieta favorì la comparsa in questi individui di nuove e più complesse forme di socialità e di un incremento delle facoltà cerebrali. Tutte queste innovazioni segnarono l’inizio di una nuova storia, quella del genere Homo."

Bibliografia:
DI VINCENZO F., MANZI G., 2007. L’intricato cespuglio dell’evoluzione umana, in La Scimmia Nuda. Storia Naturale dell’Umanità, Catalogo a cura di Lauro C., Muscio G., Visentini P., 28-33.
MARTINI F., 2008. Archeologia del Paleolitico. Storia e culture dei popoli cacciatori- raccoglitori. Carocci Editore.

Per concludere, non tutte le scimmie sono folivore, e non credo che nessuno abbia mai indagato se le scimmie folivore mangiano anche abbondanti quantità di insetti insieme con le foglie, oppure catturati:

http://www.lescienze.it/news/2008/10/13/news/il_bonobo_a_caccia_di_primati-578065/


   
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Dodo
 Dodo
(@dodo)
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Scusate ma possiamo usare "SCIENZA VEGETARIANA" come fonte?
Io direi proprio di no! E' di parte.

Ammesso che fosse di parte la carne cotta risulta consolidata già prima dei sapiens (partendo da quella cruda con habilis). Questo emerge dal loro lavoro, uno che fosse di parte non presenterebbe un simile risultato... Inoltre la neutralità assoluta non la puoi pretendere da nessuno, tutti abbiamo desideri, simpatie e speranze, ma non per questo non si può prender voce in capitolo, dovremmo star sempre tutti zitti... Le informazioni che riportano hanno riferimenti bibliografici e poi ho letto altre fonti che sono in accordo con quanto si presenta.


"Popolazioni quasi interamente vegetariane?"
Se c'è una cosa che anche l'osservazione diretta di oggi delle tribù nomadi/selvagge è il fatto che non esistono popolazioni vegetariane. Sempre parlando di Sapiens Sapiens.
Se si parte da dei preconcetti sapendo già il fine non si ottiene molto, quindi è inattendibile Scienza Vegetariana [...]

Su Wikipedia e non su Scienza Vegetariana si legge: "La dieta umana dipende molto dalla cultura e dall'ambiente di ogni popolazione, contemplando popoli come gli Inuit, praticamente carnivori, e vasti strati di popolazioni tropicali pressoché vegetariane". Ora non so se è corretto quanto scritto su Wikipedia, però è chiaro che la cultura incide molto sul cibo, non so che cosa si intende con quel "pressoché vegetariane", probabilmente si tratta di alcune tribù che ho visto in documentari che mangiano soprattutto insetti (come fonte di proteine): molti ragni, dei bruchi altamente proteici che trovano sotto la corteccia degli alberi e cose di questo tipo, suppongo.

Io cerco di essere neutrale perché mi sento ignorante e mi sto informando, voi da che parte state?


La dieta di Homo erectus sembra essere stata più ricca di carne rispetto a quella degli australopitechi e delle prime specie di Homo. Probabilmente Homo erectus otteneva carcasse di mammiferi sia con la caccia sia impadronendosi delle carogne di animali morti per altre cause. Le prove archeologiche mostrano che Homo erectus usava utensili di pietra e probabilmente aveva una rudimentale economia di caccia e raccolta.

Direi senza sembra! Proprio il passaggio dagli australopitechi a homo habilis è caratterizzato dall'utilizzo di primitivi strumenti (non ancora le amigdale di erectus) per frantumare femori e tagliare carne cruda da cadaveri non personalmente cacciati. Inoltre non serve arrivare ad erectus, già habilis mangiava carne cruda, con erectus avremo anche quella cotta.

Sono informazioni del tutto in accordo, anzi un po' esitanti su cose che sono chiare, relativamente a quanto ho riportato.

http://www.lescienze.it/news/2008/10/13/news/il_bonobo_a_caccia_di_primati-578065/

Questa è una cosa interessante. In 5 anni 3 casi in cui dei bonobo hanno cercato di cacciare altri primati, di cui 2 casi falliti. C'è questa tendenza, nella specie che è geneticamente più vicina all'uomo moderno, di cacciare. Comunque che la caccia e il consumo di carne siano fortemente radicate in noi è fin troppo evidente.


   
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Tropico
(@tropico)
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Io sto dalla parte di chi ha già sperimentato sulla sua pelle una dieta priva di componenti animali, restando scottato, e uscendone piuttosto male.
Detto questo un approfondimento in tal senso è sempre utile, qualcosa di interessante spunta sempre.

La medicina ha fatto così tanti progressi che ormai più nessuno è sano. Huxley | La persona intelligente è quella, e solo quella, che riesce a mettere insieme più aspetti della realtà ed è capace di trovare tra di essi una correlazione. C.Malanga


   
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 Muso
(@muso)
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Dodo se leggi l'altro articolo noterai che c'è scritto che: "Un primo gruppo, caratterizzato dalla presenza di mandibole, mosse da forti muscoli ancorati a creste ossee del cranio, e da grandi zigomi, aveva un apparato di masticazione in grado di consentire una dieta basata sul consumo di granaglie e di erbe difficili da masticare. Gli individui di questo gruppo si diffusero in Africa meridionale e orientale, dando origine a tre specie, che furono assegnate al nuovo genere Paranthropus. Un secondo gruppo di australopitecine si distinse per l’affermarsi di una dieta onnivora, basata sul consumo delle carcasse dei grandi erbivori della savana, mediante l’utilizzo di strumenti in pietra. Il nuovo tipo di dieta favorì la comparsa in questi individui di nuove e più complesse forme di socialità e di un incremento delle facoltà cerebrali. Tutte queste innovazioni segnarono l’inizio di una nuova storia, quella del genere Homo."
Quindi conferma quanto dici tu: il genere home ha avuto ragione di esistere proprio grazie a una specializzazione nel nutrirsi di carne. La parte di articolo che hai quotato secondo me invece non è molto importante alla luce degli approfondimenti che hai portato tu stesso, è molto più importante questo: "Questo accesso ad alimenti di origine animale avrebbe aumentato la disponibilità di acidi grassi necessaria per sostenere la rapida evoluzione cerebrale degli ominidi."
Insomma riassumendo si può concludere che il genere Homo si è distinto dagli australopitechi e dall'australopitecus parantropus in quanto l'evoluzione l'ha indirizzato verso il consumo di carne, caso fortuito ha voluto che fosse anche l'alimento giusto per incrementare la sua massa cerebrale grazie alla massiccia presenza di acidi grassi. Secondo me cosa mangiavano gli australopiteci è marginale e poco importante ai fini della strutturazione di una dieta in sintonia con il nostro genoma, ha lo stesso valore che avrebbe chiedersi cosa mangiavano i dinosauri, o quasi, poichè l'evoluzione del genere homo dipende dal consumo di carne, anzi senza quel prezioso alimento probabilmente il genere homo non sarebbe nemmeno esistito.
Ha quindi senso chiedersi: oltre la carne cosa mangiava il genere Homo? e non è affatto scontato che si alimentasse come un australopiteco, anzi il cambio di alimentazione è stata la chiave di volta che gli ha fatto prendere una strada evolutiva diversa, dare troppa importanza all'alimentazione degli australopiteci potrebbe essere fuorviante, anche perchè come abbiamo visto potrebbe condurci al folivorismo o all'erbivorismo e non credo riusciremmo a sintetizzare molto correttamente questi "cibi" 🙂


   
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Dodo
 Dodo
(@dodo)
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Sono d'accordo, infatti spaziavo in modo ampio (più o meno) soprattutto per curiosità. Mi ero reso conto che non solo ci sono acquisizioni tramite l'evoluzione di nuovi alimenti, ma anche la perdita della capacità di digerire ed assimilari precedenti alimenti, per esempio le foglie. Non so quali foglie mangiavano gli australopitechi ed in qualche modo ci sono foglie vegetali che possiamo mangiare anche noi (insalata, rucola...), comunque non è poi così rilevante per capire che cosa è bene mangiare oggi, meglio concentrarsi sul genere homo.


   
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Tropico
(@tropico)
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meglio concentrarsi sul genere homo.

:ok!:

E' questo l'errore di fondo che fanno i fruttariani, i raw vegan e tipologie affini. Prendono in considerazione per le loro tesi le specie primitive pre Sapiens, o peggio ancora scimpanzè e gorilla. Cancellando la storia dell'evoluzione umana, o meglio, loro la chiamano involuzione.

La medicina ha fatto così tanti progressi che ormai più nessuno è sano. Huxley | La persona intelligente è quella, e solo quella, che riesce a mettere insieme più aspetti della realtà ed è capace di trovare tra di essi una correlazione. C.Malanga


   
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