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Allevamento intensivo e batteri super resistenti: dimostrata la relazione

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Tropico
(@tropico)
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Allevamento intensivo e batteri super resistenti: dimostrata la relazione

Il problema della resistenza dei batteri agli antibiotici sta diventando sempre più serio. Gli antibiotici che usiamo con disinvoltura per curarci, in molte occasioni possono salvare vite umane. Ma è chiaro che i batteri stanno sviluppando resistenze sempre maggiori a queste cure. Fra le cause di questa resistenza vi è la convivenza con il bestiame domestico, che, a sua volta, viene trattato con antibiotici che provocano mutazioni nei batteri che poi possono tornare ad aggredire l’uomo.

E’ il caso di una ricerca pubblicata su Mbio in cui i ricercatori hanno scoperto che un ceppo di Staphylococcus aureus (MRSA) che gli essere umani raccolgono ora dal bestiame, inizialmente era un ceppo che contagiava gli esseri umani. E’ poi passato al bestiame, nel quale ha sviluppato delle resistenze e ora torna a contagiare gli umani ma nella sua “versione” modificata e quindi più resistente.

Il MRSA è causa di una varietà di infezioni invasive della pelle che possono rapidamente mettere le vittime in pericolo di vita. Nel 2003 una nuova forma chiamata ST398 è emersa nel bestiame. Oggi, ST398 infetta i lavoratori agricoli e chi entra in contatto con il bestiame infetto; i sintomi sono diversi: infezioni acute, incluse le infezioni della pelle e dei tessuti molli, infezioni respiratorie, e batteriemia (anche chiamata sepsi). Il ceppo ora si trova in maiali, tacchini, bovini e altro bestiame, ed è stata rilevato nel 47% dei campioni di carne negli Stati Uniti.
E ‘stato pensato che l’uso eccessivo degli antibiotici nella produzione zootecnica alimenti la resistenza agli antibiotici dei batteri, compreso lo S. aureus. Nel 2001, la Union of Concerned Scientists ha stimato che negli USA si spendono 24, 6 miliardi di sterline per produrre antibiotici per il bestiame per usi non terapeutici, una pratica controversa che è stata vietata nell’Unione Europea.

Lo studio delinea un relazione fra l’uso degli antibiotici nel bestiame e la evoluzione di un ceppo pericoloso per gli esseri umani, cosa che non era mai accaduta finora.

Un team di ricercatori del Translational Genomics Research Institute (TGen) a Flagstaff, Arizona, dello Statens Serum Institute in Danimarca, e molti altri hanno sequenziato i genomi di 88 diversi S. aureus isolati che sono strettamente correlati allo ST398 per determinare le relazioni familiari tra i ceppi sensibili e i ceppi resistenti agli antibiotici sia sugli uomini che sugli animali.
L’analisi dei vari genomi ha rivelato che lo ST398 è evoluto da un ceppo sensibile all’antibiotico che proveniva dagli umani. Una volta che ha contagiato il bestiame, le sequenze genomiche indicano che questo ceppo è cambiato rapidamente, ha acquisito alcuni nuovi geni, e si è differenziato in molti tipi differenti, inclusi lo ST398, che è resistente a diversi antibiotici.

“La maggior parte dei ceppi umani erano sensibili agli antibiotici, e hanno acquisito resistenza dopo essere stati contratti dal bestiame” ha detto Ross Fitzgerald dell’Università di Edimburgo in Scozia

Il fatto che lo ST398 originariamente provenisse dagli esseri umani è significativo, dice Fitzgerald, perché dimostra che l’infezione è una strada a doppio senso. “Le pratiche agricole intensive potrebbero favorire il trasferimento di batteri tra diverse specie ospiti, anche dagli esseri umani agli animali”, dice Fitzgerald.Fonte

La medicina ha fatto così tanti progressi che ormai più nessuno è sano. Huxley | La persona intelligente è quella, e solo quella, che riesce a mettere insieme più aspetti della realtà ed è capace di trovare tra di essi una correlazione. C.Malanga


   
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 Muso
(@muso)
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Registrato: 13 anni fa
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Ovvio più corpi da infestare, maggior numero di generazioni di batteri, maggiore selezione naturale, aumento dell'efficienza dei batteri nel contrastare qualsiasi causa di morte e nell'espandersi su nuovi corpi.


   
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