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[GLUTINE]

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(@andrea)
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ottimo!!


   
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Tropico
(@tropico)
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[...]L'analisi è stata effettuata attraverso studi in vitro, su linee e cloni di linfociti T reattivi ai peptidi del glutine immunodominanti, ex vivo utilizzando la tecnica della coltura d'organo di pazienti celiaci, ed in vivo utilizzando topi transgenici come modello di sensibilità al glutine. Dr Mazzarella: sono stati effettuati studi su biopsie intestinali dopo breve challenge orale di alimenti a base di grani monococco o avena. Dr Gianfrani:Sono state studiate varietà di grani ancestrali e cereali alternativi privi degli epitopi immunotossici per i pazienti celiaci. Sono stati effettuati studi in vitro su linee e cloni di linfociti T reattivi ai peptidi del glutine immunodominanti, ed in vivo su sangue periferico dopo breve challenge orale di alimenti a base di grani monococco o avena[...]
da CNR

La medicina ha fatto così tanti progressi che ormai più nessuno è sano. Huxley | La persona intelligente è quella, e solo quella, che riesce a mettere insieme più aspetti della realtà ed è capace di trovare tra di essi una correlazione. C.Malanga


   
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Tropico
(@tropico)
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Relazione annuale al Parlamento sulla celiachia - Anno 2010

La somministrazione della miscela di peptidi mira ad instaurare la tolleranza orale nei soggetti celiaci e abrogare di conseguenza l’attivazione linfocitaria scatenata in questi soggetti dal glutine (31, 38).
Le diverse varietà di grano presentano un contenuto di glutine estremamente variabile, pertanto non tutte le varietà sono ugualmente tossiche per i celiaci. I grani ancestrali, cioè i primi ad essere coltivati dall’uomo, hanno un corredo genomico di una sola coppia di cromosomi, e producendo meno glutine, non sono tossiche per i celiaci. Le varietà di grano introdotte successivamente in agricoltura hanno una quantità di glutine maggiore e, contemporaneamente, presentano maggiore tossicità nella MC. Si è, quindi, proposto di utilizzare grani ancestrali per la preparazione di cibi per celiaci. Il principale ostacolo per la realizzazione di cibi tollerati dai celiaci, sfruttando questo approccio, consiste nelle caratteristiche reologiche della farina ottenuta da questi cereali, che non è idonea per la produzione di pasta e pane (39).
In alcune varietà di grano tossiche per i soggetti celiaci sono stati identificati dei peptidi con attività immunomodulante nei confronti della tossicità del peptidi del glutine. In particolare, un decapeptide, la cui sequenza è naturalmente presente in una varietà di grano duro, è stato dimostrato in vitro in grado di inibire l’attivazione dei linfociti da soggetti celiaci indotta dai peptidi della gliadina, verosimilmente legandosi al DQ e bloccandone il sito di legame per i peptidi della gliadina (40).
www.studiopescatore.ge.it

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Tropico
(@tropico)
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E' sì, la continua escalation dei celiaci almeno in parte è dovuta alla modificazione genetica e anche alle selezioni nei millenni di cultivar particolari, basti pensare che la spiga di frumento originaria perdeva i chicchi e li disperdeva col vento. Invece adesso rimangono attaccati saldamente alla spiga. Altro fattore scatenante è l'introduzione del glutine in bambini piccoli con intestino non perfettamente idoneo a sopportare l'insulto ed il quantitativo di glutine, soprattutto se nutrito a latte artificiale che non permette di avere un sistema immunitario forte.

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 Muso
(@muso)
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interessantissimi, grazie alessio


   
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Tropico
(@tropico)
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Di niente! 🙂
Trovato altro articolo interessante:
Paleoceliachia – 2° puntata
Vi siete mai chiesti qual’è la storia di questa condizione? E’ sicuramente difficile esprimere in termini quantitativi quali potevano essere gli introiti giornalieri di cereali contenenti glutine in epoche tanto lontane dalla nostra. Più facile è dichiarare che la tossicità dei grani ancestrali era nettamente inferiore rispetto a quella del frumento attuale.

Dopo la grande rivoluzione dell’era Neolitica con l’introduzione dell’agricoltura, cioè la domesticazione e la coltivazione, a scopo alimentare, di diversi tipi di piante tra cui frumento e orzo, solo a partire dalla civiltà greco-romana i frumenti più tossici iniziano ad essere presenti nell’alimentazione umana.

E prima? E’ possibile affermare che tassi di celiachia fossero certamente inferiori a quelli che osserviamo attualmente, questo è emerso dallo studio dello stile di vita di una delle civiltà più antiche meglio documentate da un punto di vista storico: gli Egizi.

Un basso grado di tossicità del glutine assunto e un buon livello di protezione, garantito da un allattamento al seno protratto anche fino a tre anni di vita, sono i due fattori che hanno protetto questa popolazione dalla celiachia nonostante le alte quantità di glutine ingerito.

Gli Egizi erano sia dei grandi produttori che consumatori di cereali tanto che i Greci avevano dato loro l’epiteto di artrofagi (mangiatori di pane) dal greco "artos"=pane e "fageo"=mangio

Grano tetraploide (Triticum dicoccum, prima e Triticum durum, più tardi) e due varietà di orzo (Hordeum vulgare e Hordeum tetrastichon) erano i cereali maggiormente coltivati.

coltivazione e raccolta del granoGli egizi dedicarono grande attenzione alla preparazione del pane, basta osservare tutto ciò che abbiamo della loro arte. Spesso troviamo raffigurate le fasi della lavorazione del frumento, la frantumazione dei chicchi di grano, la tostatura, la macinazione e la setacciatura fino ad ottenere la farina finale. Il pane non era per gli Egizi, però l’unica fonte di glutine dal momento che fin da bambini erano dei grandi bevitori di birra e altre bevande a base di frumento (esempio l’idromele). I carichi di glutine erano pertanto veramente elevati.

Come mai questo pane non era così "tossico" e gli egizi avevano tassi di celiachia così bassi? Oltre ai fattori protettivi sopracitati, bassa tossicità del glutine rispetto ai cereali attuali e allattamento al seno prolungato, bisogna anche considerare il tipo di lievitazione utilizzato. Gli Egizi sono considerati gli inventori del pane lievitato ma adottavano metodi ed agenti lievitanti assolutamente naturali e ciò assume una notevole importanza alla luce di recenti studi condotti su pazienti celiaci. Pani ottenuti con tecniche di lievitazione primordiali hanno evidenziato un buon grado di tolleranza nei pazienti celiaci. Fonte

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Tropico
(@tropico)
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Cos' è il grano monococco?

Il Triticum monococcum o frumento monocco è un frumento vestito, Il contenuto in lipidi è superiore al frumento tenero e particolarmente interessante è il profilo degli acidi grassi che compongono i lipidi:

vi è un minore contenuto in acidi grassi saturi ed una maggiore contenuto di monoinsaturi. Il recente interesse per questa coltura è giustificato dall’ottima composizione della sua farina, nonché da risultati preliminari che ne suggeriscono una minore allergenicità per persone con intollerranze alimentari tipo la celiachia. Recentemente numerose analisi condotte sulle proteine estratte dal grano monococco hanno dimostrato che queste non hanno alcuna attività citotossica o immunogenetica. Questi studi hanno dimostrato che nelle farine di grano monococco sono presenti molecole proteiche in grado di contrastare gli effetti tossici delle farine di frumento tenero. Qualora la sperimentazione clinica sull’uomo confermerà queste osservazioni, si potrebbero aprire nuove prospettive per la dieta dei celiaci. Fonte
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Se tornassimo ai cereali originari potremmo includerli nella dieta in quantità funzionali come riso e patate, i grani addomesticati e mutati si dimostrano nocivi, per fortuna il riso ancora non è diventato qualcosa di potenzialmente tossico.
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Triticum monococcum
http://it.wikipedia.org/wiki/Triticum_monococcum

Il Triticum monococcum o piccolo farro è una pianta della famiglia delle graminacee ed è ritenuto il primo cereale addomesticato dall'uomo intorno al 7500, in Medio Oriente[1]. Ha un basso tenore di glutine (intorno al 7%), è panificabile, ma lievita poco.
La crescita spontanea nell'ambito della cultura del piccolo farro e dell'Aegilops tauschii ha dato origine, in epoche successive a grani panificabili ad alto tenore di glutine, da cui i frumenti ora coltivati.
Il piccolo farro è una pianta a taglia media. Le spighe contengono generalmente un solo chicco. Si tratta di un "grano vestito", a basso rendimento, adatto a suoli pedologicamente poveri e aridi. Il suo ciclo vegetativo è molto lungo e si sviluppa in un anno completo.
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Il grano monococco di Raffaella Felice

Il Triticum monococcum: antico grano contro la celiachia?
Il Triticum monococcum o frumento monocco è un frumento vestito che per molti anni ha rappresentato la base della dieta delle popolazioni agricole insieme a farro e orzo. Da un punto di vista agronomico questo frumento presenta una spiga compressa lateralmente distica e aristata, mentre la granella si differenzia da quella del frumento tenero convenzionale per la superiore concentrazione di microelementi come ferro zinco e rame, l’elevata quantità di sostanze ad azione antiossidante come i carotenoidi che sono circa da 5 a 8 volte maggiori rispetto al frumento tenero (principalmente luteina) e i tocoli (vitamine E) che sono circa il 60% in più.

Anche il contenuto in lipidi è superiore al frumento tenero e particolarmente interessante è il profilo degli acidi grassi che compongono i lipidi: vi è un minore contenuto in acidi grassi saturi ed una maggiore contenuto di monoinsaturi. Il recente interesse per questa coltura è giustificato dall’ottima composizione della sua farina, nonché da risultati preliminari che ne suggeriscono una minore allergenicità per persone con intollerranze alimentari tipo la celiachia.

La malattia celiachia è una grave patologia alimentare caratterizzata da enteropatia con appiattimento dei villi intestinali indotta da proteine presenti in grano, segale, orzo e triticale, al contrario di quelle del mais e e del riso che non hanno effetti negativi. Recentemente numerose analisi condotte sulle proteine estratte dal grano monococco hanno dimostrato che queste non hanno alcuna alcuna attività citotossica o immunogenetica.

Questi studi hanno dimostrato che nelle farine di grano monococco sono presenti molecole proteiche in grado di contrastare gli effetti tossici delle farine di frumento tenero. Qualora la sperimentazione clinica sull’uomo confermerà queste osservazioni si potrebbero aprire nuove prospettive per la dieta dei celiaci.Fonte
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fabio meloni
(@fabietto)
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Da noi, a quanto pare, si sperimenta di tutto: dal digitale terrestre, armi, farmaci... al grano monococco, etc.

La forma è anche sostanza. Chi veicola un messaggio non può essere estraneo al suo contenuto. Tropico - Chi è musone e triste non riesce a tener lontano la malattia. Tonegawa - Le testimonianze vere di gente normale valgono più di tante elucubrazioni teoriche. Francesca F.C.


   
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Tropico
(@tropico)
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DAL GRANO AL PANE COME SMALTIRE GLI ULTIMI RITROVATI DELL'INDUSTRIA CHIMICA
Le moderne dei grani panificabili hanno grandi esigenze in termini di protezione per via chimica, che obbligano gli agricoltori ad una copertura fitosanitaria assoluta, ma notoriamente tossica e inquinante per i terreni, l’acqua, l’aria, l’alimentazione, l’ambiente naturale in generale ma… anche per gli agricoltori e le loro famiglie. In più per esprimere la loro potenzialità queste varietà moderne hanno bisogno di concimi chimici di cui si conosce anche la destinazione finale, cioè di finire in falda. Come soddisfare i bisogni della popolazione di disporre di un’acqua potabile per tutti?
Infine, la selezione dei grani fatta nell’interesse dei panifici industriali ha provocato un aumento del potere di lievitazione della farina che si è accompagnato a cambiamenti significativi delle caratteristiche dei glutini. LA dimensione molecolare di questi composti, nettamente più grande che nei grani antichi, permette l’impastatura meccanica, ma sembra provocare dei problemi all’apparato digestivo dell’essere umano.
Così, dopo aver provocato la sparizione di una moltitudine di grani locali, questa ideologia progressista industriale ha distrutto un certo numero di qualità dietetiche del grano semplicemente per migliorare le qualità tecnologiche della farina alle lavorazioni meccaniche. “ Cliccate sul titolo per vedere il resto (lunghissimo) dell'articolo.

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Dodo
 Dodo
(@dodo)
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Ho letto tutta la discussione, però ci sono alcune cose che non mi sono chiare. Sono un po' ignorante, specie sulla chimica, però le mie domande potrebbero essere anche quelle di altri.

Se uno non è celiaco, fa male o non fa male il glutine? Pare che il problema non sia il glutine ma un certo peptide che non tutti i glutini hanno, quelli ancestrali erano meno problematici (se ho ben capito).

C'è chi osservava che il glutine non viene digerito con il pancreas (che digerisce, in particolare con 3 importanti enzimi attivati dal contatto con la bile, carboidrati, proteine e grassi [Fonte: http://www.tuttosanita.it/pugliasalute/Anno2004/Pugliasaluten%C2%B052%20PDF/pancreas.pdf ]). Non sono interessato ai dettagli chimici delle trasformazioni per la digestione del glutine, ma più semplicemente chi se ne fa carico? che fine fa il glutine? viene anche assimilato o espluso con le feci?

Su Wikipedia si dice che il glutine viene digerito a livello intestinale (non so se tenuo o crasso) ad opera dei transglutaminasi intestinali. Il glutine si idrolizza in peptidi, ma non si dice poi questi dove vanno... Nei celiaci si producono anticorpi, ma quando ciò non succede? C'è comunque qualche problema per l'intestino?


   
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 Muso
(@muso)
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Penso che rimanga attaccato alle pareti dell'intestino rendendolo permeabile o che venga immesso nella circolazione parzialmente digerito provocando sfoghi e allergie e accumulandosi nelle articolazioni e nel tessuto connettivo, ma non ne sono certo.


   
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OneLovePeace
(@onelovepeace)
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Sono convinto che anche chi non è celiaco dovrebbe evitare tutto ciò che viene prodotto dal grano creso che è una specie non presente in natura.


La natura non fa nulla di inutile.


   
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Tropico
(@tropico)
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Diciamo che il grano creso et similia, Kamut compreso, sono molto aggressivi per le pareti intestinali, oltre al peptide contenuto nel glutine ci sono lectine altrettanto aggressive, contribuiscono ad aumentare la permeabilità intestinale.
Generalmente è da sconsigliare, facendo una prova di eliminazione e poi reintroduzione si può capire la portata del fenomeno su se stessi, se non si riscontrano fenomeni degni di nota direi che ci si può stare meno attenti ma mai abusarne o farne il pilastro della dieta.
Questo per essere politicamente corretti e moderati.
Se dovessi invece dare un consiglio appassionato e lungimirante, il grano, meglio mai.

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Dodo
 Dodo
(@dodo)
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Edit Admin: il messaggio è stato spostato qui https://www.mangiaconsapevole.com/forum/T-Lectine.html per non disperdere informazione


   
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Dodo
 Dodo
(@dodo)
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Segnalo questo articolo interessante, pare che ci sia una relazione tra autismo e glutine, in particolare le caseomorfine dal latte, e le gluteomorfine dal grano, che possono agire come morfine sul cervello. Il sospetto della relazione nasce dal fatto che i bambini affetti da autismo hanno frequentemente malattie infiammatorie dell'intestino.

Mi chiedevo, qualche post fa, che fine facessero quei peptidi, ebbene qui si dice che la proteina DPP4 (nell'intestino) scompone questi peptidi che possono essere molto lunghi e quando diventano molecole minuscole, vengono assorbiti attraverso l'intestino e diventano parte del sistema energetico insieme al glucosio ed altro. Quindi una possibilità è che va tutto liscio!

Se la DPP4 funziona male e questo succede quando agenti infettivi quali i batteri, e le proteine alimentari quali il glutine, la caseina e il mercurio o altre sostanze chimiche nell'ambiente, una volta arrivate nel nostro apparato digerente si legano a questi enzimi, e quegli enzimi incominciano ad avere un cattivo funzionamento, succederà che avremo tanti peptidi non digeriti.

Questi peptidi non digeriti possono avere gli effetti più vari. Non sapevo che l'intestino contenesse un numero di neuroni pari a quelli del cervello ed anche neurotrasmettitori. Per esempio, la serotonina è prodotta per il 95% nell'intestino e ha effetti importanti sull'umore. In breve questi peptidi non digeriti possono interferire con il sistema immunitario, inoltre se si accumulano vengono prodotti citochine ed altri mediatori che portano ad un cattivo funzionamento dell'intestino e alla sindrome dell'intestino permeabile. Giunti a questo livello i problemi sono seri e vari.

Comunque se vengono digeriti bene non dovrebbero esserci problemi, anche se caseina e glutine bisogna non sotto valutarli. Il problema più serio con il grano potrebbe essere legato alle lectine come diceva Tropico.


   
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Tropico
(@tropico)
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Giro d'affari attorno alla sensibilità al glutine
Ricercatore italiano delinea i contorni di una vera e propria moda

La sensibilità al glutine ha varcato i confini della ricerca medica entrando nel campo delle tendenze alimentari. Negli Stati Uniti, milioni di persone sono ormai convinte di essere sensibili al glutine e hanno abbracciato l'idea di un regime alimentare privo della sostanza, convinti che ciò possa migliorare i sintomi che avvertono, in particolare diarrea, meteorismo, emicrania, dolori addominali.
La patologia, peraltro ancora “presunta”, si è trasformata ormai in una sorta di fenomeno di costume, alimentato dall'adesione ai nuovi stili alimentari di personaggi famosi come Gwyneth Paltrow e Oprah Winfrey. Tutto ciò si è riflesso nel paradosso secondo cui milioni di persone hanno scelto una dieta aglutinica in assenza di qualsiasi conferma medica. C'è tra l'altro anche un aspetto economico non indifferente, visto il costo a volte proibitivo di certi alimenti. Un pacco di bucatini può costare anche 10 euro e 150 grammi di cracker 4 euro. Va considerato inoltre l'accesso sempre più facile a test per la sensibilità al glutine fai da te, sulla cui affidabilità ci sono molti dubbi.
Perplessità che accompagnano il lavoro di Gino Roberto Corazza, un esperto della malattia celiaca e direttore della prima clinica medica del San Matteo di Pavia. Il ricercatore italiano ha appena pubblicato sulla prestigiosa rivista Annals of Internal Medicine uno studio nel quale afferma che almeno per il momento la sensibilità al glutine non ha alcun fondamento scientifico: “nella mia lunga esperienza clinica ho fatto e anche smentito molte diagnosi di celiachia. Alcuni di questi pazienti, anche se non celiaci, riferivano di star male se mangiavano glutine. Per questo non dico che non esista la sensibilità al glutine, ma che sono scarse le evidenze scientifiche. Inoltre non credo che le persone sensibili al glutine siano davvero il 6% della popolazione, penso possano essere addirittura meno dei celiaci. Il glutine è una molecola difficile da maneggiare per il nostro organismo e può provocare difficoltà digestive anche nell'individuo normale: è indispensabile studiarne l'impatto fisiologico sugli individui normali e invitare tutti alla massima cautela scientifica e clinica".
Secondo Corazza, per i pazienti che denunciano sintomi associabili alla sensibilità al glutine “è necessario un approccio diagnostico personalizzato. Il ricorso al doppio cieco è fondamentale. Funziona somministrando una dieta con e senza glutine, ma il paziente non sa quale delle due sta seguendo. È nelle situazioni più sfumate che serve più competenza, per questo è fondamentale ricorrere a uno specialista ed evitare l'autoprescrizione della dieta".
Il dubbio maggiore riguarda appunto l'assenza di una diagnosi di tipo obiettivo, come spiega Antonio Di Sabatino, coautore dello studio: “non esiste un test né in Italia né nel resto del mondo che possa diagnosticare la gluten sensitivity mentre la celiachia si conferma con la biopsia intestinale e la ricerca degli anticorpi nel sangue".
Ma come spiegare il fatto che molti pazienti dichiarano di sentirsi meglio dopo l'adozione di una dieta priva di glutine? Secondo Corazza, “entra in gioco non solo l'effetto placebo, che ha una durata limitata ma anche l'effetto nocebo, ovvero la reazione indesiderata e patologica che un soggetto prova nei confronti di una sostanza che ritiene sia dannosa. Dunque, se la sostanza viene esclusa dalla dieta, si sente - o crede di sentirsi - meglio".Fonte
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Rispondo alla domanda, se è una moda, passerà, perchè la tentazione di cibi glutinosi e la vita sociale portano continuamente ad esporsi al glutine, chi veramente ne ha tratto beneficio al netto del placebo, continuerà indisturbato sulla sua strada e se ne infischia del fenomeno di costume, al quale credo poco perchè è difficilissimo per un italiano rinunciare alla pasta e alla pizza.

La medicina ha fatto così tanti progressi che ormai più nessuno è sano. Huxley | La persona intelligente è quella, e solo quella, che riesce a mettere insieme più aspetti della realtà ed è capace di trovare tra di essi una correlazione. C.Malanga


   
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