Negli ormoni l’elisir di lunga vita.
Nel Dna è scritto che l'uomo può durare 120 anni, ma le mutazioni genetiche abbassano la soglia. La scienza studia queste «variazioni», responsabili anche dello sviluppo dei tumori
MILANO — «Ordinare» alle cellule di non invecchiare si può? Fin dall’antichità si cerca di raggiungere questo obiettivo. Sciamani, protomedici, maghi o stregoni, ognuno a suo modo, si sono cimentati nella ricerca dell’elisir di lunga vita. Perfino la Bibbia narra di ultracentenari «baciati» da Dio.
La scienza moderna si è poi distratta sul tema: combattere le malattie è diventato prioritario. Salvare la vita più che allungarla. Oggi, però, dagli studi sui tumori e da quelli sul cuore si arriva, percorso obbligato, di nuovo a quelli di lunga vita. In buona salute. Le tecnologie che hanno consentito di tradurre il libro della vita, cioè il genoma, e di verificare a che cosa servono tutti quei frammenti di Dna che lo compongono (i geni) è stata la svolta: lì c’è scritto che la vita media è di almeno 120 anni, lì c’è scritto che ognuno di noi reagisce in modo diverso a ciò che mangia o ai farmaci che assume per curarsi, lì c’è scritto quanto l’ambiente modifica il nostro libro della vita. Perché se la base è uguale per tutti, le differenze seppur minime sono tali da rendere tutti diversi. Come per le impronte digitali.
E l’aria che si respira, il cibo che si mangia, gli orari di lavoro, l’attività fisica, tutto interagisce con i geni: «muta» la loro espressione, nel bene e nel male.
La prevenzione diventa scienza sempre più esatta. E persino i Centri benessere diventano laboratori di rigenerazione o di rettifica di ciò che non funziona. Da Lione e da Villa Paradiso sul lago di Garda (con i test del Nobel Luc Montagnier) al programma Persofit di Joachim Potsheger, trainer dei piloti di Formula 1 e dei campioni di Golf (applicato a Montecarlo e all’Hotel Kulm di Saint Moritz). Basato su test computerizzati dell’equilibrio osteo-articolare e dello stress psichico, degli squilibri alimentari e muscolari. La sauna a infrarossi è tra le novità terapeutiche, come la cardiocard collegabile in ogni momento via Internet con il trainer per controlli periodici da casa. Con medici sportivi diventati esperti di prevenzione e longevità, come Frederic Perroni che propone il suo programma a Pontresina. Rivalutati i segreti della fitoterapia (integratori compresi: dalla borragine per la pelle alla luteina per la vista, a tutto ciò che combatte i radicali liberi) e molte ricette delle antiche medicine tradizionali.
E’ quanto ha spinto Gianluca Pazzaglia, oncologo di Perugia, a studiare con attenzione la prevenzione fino a trasformarla (con il corso anti-aging all’ospedale Niguarda di Milano) in scuola per medici e pazienti. La salute delle cellule si trasferisce in bellezza del corpo e della mente. «I tumori? Meglio non farli venire proprio», dice Pazzaglia. Dodici anni fa ha cominciato a girare il mondo alla scoperta di quanto stava evolvendo.
Come rallentare l’invecchiamento è la sintesi. Sempre più prodotti anti-aging sul mercato, ma da prescrivere ad personam. Dopo la diagnosi adatta. A cominciare dai test genetici. Il medico deve diventare uno psico- neuro-endocrino-immunologo. «Le comunicazioni fra i vari organi con gli anni diventano flebili —spiega infatti Pazzaglia —, invecchiamo perché diminuisce o si annulla la produzione di ormoni, lo stress e gli stili di vita interferiscono con l’espressione genetica delle cellule». La cura? «Stili di vita corretti, dieta personalizzata, fitoterapia, integrare gli ormoni che vengono meno. E attenzione: alcuni farmaci interagiscono con ormoni. Occorre saperlo», risponde Pazzaglia. C’è poi la funzione dei geni. Alcuni inibiscono, altri attivano. La carta d’identità genetica si sta sviluppando. I due produttori di test genetici più accreditati sono uno in Austria e l’altro in Lussemburgo. Si parte da quelli predittivi di alcuni tumori per arrivare a quelli che «misurano» la salute delle cellule «fotografandone» mutazioni genetiche anche di singoli nucleotidi. «Lo 0,1% di variante—spiega Pazzaglia — può privilegiare una funzione piuttosto che un’altra». Le mutazioni genetiche, in effetti, sono anche la base per la salvaguardia della specie: un evento può spazzare via quasi tutti, tranne quelli che hanno certe varianti. E così l’umanità va avanti. Si adatta. A cominciare dal cibo. Lo sostiene il belga Thierry Hertoghe, uno dei più famosi endocrinologi a livello mondiale: «Grazie a un’alimentazione naturale si può regolare la produzione di ormoni, influenzando l’armonia di corpo e mente».
Sulla dieta si gioca un’importante scommessa. Chi mangia poco vive di più, è dimostrato. Ma i centenari non hanno problemi. Il genetista Annibale Puca, che alla Multi- Medica di Milano ha un database di 2.000 centenari di tutto il mondo, conferma: «Il codice genetico dei centenari ci indica che il metabolismo dei lipidi (i grassi) è uno dei possibili segreti di longevità. In particolare il profilo degli acidi grassi di membrana delle cellule. Nei centenari c’è un livello più alto di monoinsaturi (l’acido palmitoleico che si trova nelle noci, mandorle e soprattutto nelle macadimia) e un livello di polinsaturi più basso ». La base di studio aumenta: oggi 80 persone nel mondo hanno 110 anni e più di 11.000 sono gli italiani centenari.
C’è anche la conferma della teoria dell’ormesi: piccoli danni mettono in moto risposte adattative e ci rinforzano. «Le mutazioni genetiche continuano ad avvenire dal concepimento in avanti e noi le accumuliamo. Dipendono dall’ereditarietà e dall’ambiente », spiega Claudio Franceschi, studioso di longevità dell’università di Bologna. «Ogni anno guadagnamo un trimestre in più di aspettativa di vita media — aggiunge —. La vecchiaia è frutto di due eventi: l’accumulo di danni nel tempo e le reazioni ai danni (per ripararli) e spesso quando misuriamo un fatto non sappiamo se è il danno o una reazione al danno. E’ la teoria del rimodelling (rimodellamento). Stiamo cercando le basi biologiche, genetiche e ambientali del rimodellamento che è continuo. L’invecchiamento non è previsto dall’evoluzione che ci ha modellati per attraversare bene solo l’età riproduttiva (35-40 anni), terminata la quale il sistema immunitario memorizza tutte le risposte a stimoli ai quali non siamo preparati ».
Infatti, dai 100 anni in poi la curva di mortalità va a plateau: certe patologie spariscono (diabete, cancro, demenza), ma si diventa biologicamente fragili. La casualità è il fattore principale di mortalità. Infine, l’utilizzo del cervello: è correlato alla longevità e quindi, anche se non si sa perché, l’esercizio mentale allunga la vita.
Mario Pappagallo
29 dicembre 2008
da corriere.it
La guida alla prevenzione del Corriere della Sera
Test genetici per leggere il futuro
tratto da: http://www.corriere.it/sportello-cancro/articoli/2008/12_Dicembre/29/ormoni_lungavita.shtml
salvio ha scritto:
Negli ormoni l’elisir di lunga vita.
Nei centenari c’è un livello più alto di monoinsaturi (l’acido palmitoleico che si trova nelle noci, mandorle e soprattutto nelle macadimia) e un livello di polinsaturi più basso ». La base di studio aumenta: oggi 80 persone nel mondo hanno 110 anni e più di 11.000 sono gli italiani centenari.
Sarebbe interessante misurare anche i grassi saturi.
Notate bene che nel testo si parla di "metabolismo dei lipidi" e di
"profilo degli acidi grassi di membrana delle cellule". Nessun riferimento
diretto al profilo lipidico della dieta degli ultracentenari.
Non solo, tra le altre cose nelle membrane cellulari si è riscontrata una concentrazione superiore alla media di acido palmitoleico che in dosi elevate è reperibile solo nelle noci di macadamia e pochi altri cibi. Dubito fortemente che gli ultracentenari presi in esame consumassero noci di macadamia (la cui diffusione sul mercato è relativamente recente, il costo è elevatissimo, ma sopratutto il rischio di assumere grassi ossidati mangiandole è alto perché si conservano con grande difficoltà. Più di una volta dopo avele aperte le ho gettate direttamente nel bidone del'immondizia). E' molto probabile quindi che a monte vi siano processi metabolici che consentano alle membrane cellulari di assorbire molto acido palmitoleico ma tali processi non siano direttamente collegati all'ingente assunzione di grassi.
Un'altra precisazione: l'acido palmitoleico è un grasso monoinsaturo e non va confuso con quello palmitico che invece è saturo.
Probabilmente gli ultracentenari odierni sono stati(o sono) dei pastasciuttai mangiapane,più che la dieta incide la genetica.
Probabilmente si, e per questo deve ringraziare i genitori e i nonni e i bisnonni...se è stato un pastasciuttaio mangiapane i cazzi saran della prole...ergo se lui ha campato così tanto non sarà lo stesso per i figli.
Non c'è nulla da fare, una condotta di vita sbagliata la pagano poi anche, e di più, i figli.
L'esperimento dei gatti di Pottenger è eloquente in tal senso.
La medicina ha fatto così tanti progressi che ormai più nessuno è sano. Huxley | La persona intelligente è quella, e solo quella, che riesce a mettere insieme più aspetti della realtà ed è capace di trovare tra di essi una correlazione. C.Malanga
Non so, certo non disdegnavano i cerali, ma il pane e la pasta erano
diversi, e oltre a quelli non c'erano gallette, fette biscottate, biscotti,
merendine pasticcini e compagnia bella.
Come dolce si mangiava qualche
ciambella con su un po' di marmellata. E soprattutto non si era ancora diffusa
la moda delle margarine e degli oli di semi. Io ritengo che tra le tante
supposizioni che si possono fare sul perché e sul percome siano aumentate tante
malattie, quella relativa al rapporto tra omega 6 e omega 3 possa essere una di
quelle più veritiere.
Mica volevo dire che fa bene mangiare pastasciutta,pane e dolciumi o che la loro prole sarà fantastica....
Ho solo detto che probabilmente,anzi sicuramente,più che della dieta il merito è dei geni.
P.S. cmq vi informo che la vita media si sta allungando...
E io mica ti volevo contraddire, Muso. Anche io credo che i cerali fossero la base della loro alimentazione. Volevo solo far notare alcune differenze relative all''assunzione sia di cereali che ai grassi che secondo me sono sostanziali.
La vita media si sta allungando soprattutto perché diminuisce la mortalità infantile.
Ma c'è qualcuno, oltre a me, in questo forum, che pensa che dieta e geni non siano tutto?
Davide, io sono una di quelle che pensa che i geni e la dieta non siano tutto.
Che dici, dovrei vantarmene o vergognarmene?
Per intanto vado dall'analista
condivido il pensiero di davide e alturia!
diminuisce la mortalità infantile ma aumenta la psicopatologia in età evolutiva. Si salvano molti bambini anche fortemente prematuri (anche di 500 gr), purtroppo molti svilupperano deficit..
La medicina ha fatto così tanti progressi che ormai più nessuno è sano. Huxley | La persona intelligente è quella, e solo quella, che riesce a mettere insieme più aspetti della realtà ed è capace di trovare tra di essi una correlazione. C.Malanga
Io ovviamente mi unisco al manipolo....avrai mica dubitato eh??....
Purtroppo dieta e geni sono tutto o quasi, il resto è solo il risultato di
questi, dato che con una dieta che non manda in malora la codifica dei propri
geni, si può raggiungere quasi il rango di dio, mentre al contrario si può
rimanere un povero idiota per tutta la vita.
Ovviamente non è tutto...davide è una cosa abbastanza scontata quello che hai detto se mi permetti.
É ovvio che il 90% degli utenti di questo forum la pensa come te.
Se uno fa una dieta irreprensibile e poi è depresso marcio tanto da ammalarsi... questo per fare l'esempio più banale.
Di certo qui si pone l'accento sulla dieta e sull'esercizio fisico. Per gli altri aspetti ci sono forum più indicati.
Anche se non mi spiace per niente approfondire la cosa...dato che mi piace anche...
La medicina ha fatto così tanti progressi che ormai più nessuno è sano. Huxley | La persona intelligente è quella, e solo quella, che riesce a mettere insieme più aspetti della realtà ed è capace di trovare tra di essi una correlazione. C.Malanga
Anch'io la davo per scontata, ma poi quando ho fatto notare che la dieta non sembrava così rilevante nel determinare la longevità di questi ultracentenari la risposta è stata: certo, c'è la genetica. No, non è affatto scontata. Per quando mi riguarda non sono nemmeno i fattori più importanti e non c'è bisogno di essere depressi, la psiche - ormai lo sapete perché lo ripeto fino alla nausea - è sempre presente e determinante, anche quando non si manifesta in modo patologico.