http://www.discobolo.it/rivista/alimentazione/dieta_metabolica_di_pasquale.htm
La dieta metabolica
del Dott. Mauro Di Pasquale
Confusione, sui grassi
Se pensate di sapere veramente come stanno le cose sui grassi alimentari, siete stati ingannati dal terribile consenso comune.
II consenso comune dite? Che diavolo è? È quando tutti quelli con un certo peso sociale dicono più o meno la stessa cosa, sbagliandosi, anche se sono tutti d'accordo. Esempi perfetti sono le storie che circondano i grassi alimentari saturi.
La disputa sui grassi va avanti da secoli. Cos'è che fa male al cuore, al cane e al gatto? I grassi ovviamente, soprattutto quelli della carne rossa. Meno ne assumete e meglio è. Con meno grassi, specialmente meno grassi saturi, vivrete più a lungo, farete sesso meglio e vi godrete molto di più la vita. Una domanda. Come potete esserne così certi?
Vedete, abbiamo tutti questi dati inconfutabili a conferma di quello che diciamo. Per esempio, è ovvio, e possiamo provarlo, che mangiare i grassi e la carne rossa vi farà ingrassare, vi bloccherà le arterie, vi farà morire presto e venire l'ansia. Sfrondiamo le assurdità e parliamo seriamente.
Non ho mai creduto a tutta questa propaganda sui grassi e la carne rossa. Nel corso degli ultimi quattro decenni ho ripetuto che una certa quantità di grassi saturi, specialmente grassi saturi dalla carne rossa, fa bene È la cosa migliore per massimizzare la composizione corporea, aumentare i livelli di testosterone, e anche permotivi di salute. Nel mio primo libro Anabolic Diet e ne successivi La Dieta Metabolica, Radica) Diet e La Soluzione Anabolica, ho fatto dei grassi saturi e della carne rossa una parte integrante delle diete.
Perché? Perché ha molto più senso degli studi e dei consigli che giungono dalla comunità medica e scientifica. Anche se faccio parte di quella comunità.
Quindi io non accetto allegramente che i dogmi proposti oggi siano applicati a tutti. Che i grassi saturi vi fanno male. Che aumentano i livelli di colesterolo. specialmente LDL, il colesterolo cattivo, e accelerano la coronaropatia. E che i grassi insaturi esercitano l'effetto contrario.
Oppure che i grassi saturi aumenteranno il guadagno di grasso e di peso e vi renderanno resistenti all'insulina al punto di rendervi diabetici. 0 che i grassi polinsaturi e monoinsaturi, compresi gli acidi grassi essenziali, vi rendono magri e sensibili all'insulina. Perché? Perché ci sono troppe contraddizioni per farne una teoria credibile. E perché sembra non esserci spazio per l'individualità. Dopotutto, reagiamo tutti in modo diverso a vari grassi alimentari. E vis-,: che ci sono, tutta questa sto,- da sulla sensibilità e la resistenza all'insulina è una vera stupidaggine. Essere resistenti all'insulina può essere un vantaggio in alcuni casi.
La resistenza all'insulina è una cosa relativa. Significa resistenza agli zuccheri. Significa che il corpo non potrà o non vorrà usare i carboidrati efficacemente come faceva prima. Ma ciò non è necessariamente un male e in realtà può essere una cosa positiva. Specialmente se seguite una dieta povera di carboidrati e volete usare i grassi, o alimentari o corporei, come fonte principale di carburante. Se volete avere meno grasso corporeo e più muscoli dell'avventore di centri commerciali, mastica carboidrati, teledipendente, uomo e donna normale di questa nostra società anemica. C'è qualcosa che non torna amici. E vi dirò perché.
Solitamente si legge che i grassi alimentari, specialmente i grassi saturi, fanno male. Il mito resiste. I grassi sono cattivi, i carboidrati sono buoni, anche se stanno capendo che i carboidrati semplici, in realtà, onestamente, non lo sono. In realtà, i grassi fanno bene, a patto che siano del tipo giusto e siano assunti con criterio. E non sto parlando soltanto dell'olio di oliva monoinsaturo, o degli acidi grassi essenziali, oppure degli oli di pesce. Sto parlando del grasso della carne rossa.
A volte i grassi fanno male ma non si può generalizzare. Tutto quello che il famoso studio finlandese degli anni '70, uno degli studi di riferimento alla base della teoria che i grassi insaturi sono migliori dei grassi saturi, ha mostrato è che avere livelli alti di grassi saturi non era un bene per i malati di mente. Ma non siamo tutti gente da manicomio, vero? Forse qualcuno lo è ma in generale non si possono usare i dati tratti da una parte svitata della popolazione, alla presenza di condizioni ancora più svitate (come si possono sostituire i grassi saturi dei latticini con l'olio di semi di soia e la margarina senza creare una dieta strampalata?) e poi applicarli a tutti.
Non si può ma lo hanno fatto e lo fanno. Questa critica si applica a quasi tutti gli altri studi che dipingono negativamente i grassi. Però il peso di tutti questi studi sta avendo degli effetti che potrebbero non favorire i nostri interessi. Per esempio, la nostra industria agricola e alimentare si sta orientando verso la produzione di alimenti con sempre meno grassi saturi anche se non abbiamo ancora la risposta a quali sono i livelli ottimali o se dovremmo veramente ridurre la nostra assunzione di grassi saturi. E ci sono degli studi in circolazione che mostrano una realtà diametralmente opposta.
Per esempio, cominciamo con uno studio recente pubblicato pochi mesi fa. Gli autori di questo studio hanno scoperto che un'assunzione più alta di grass saturi è associata a una minore progressione della coronaropatia.
In poche parole, hanno scoperto che una dieta ricca di grassi, grassi molto saturi, è associata a una riduzione della coronaropatia nelle donne che sono resistenti all'insulina e hanno altri sintomi riconducibili alla sindrome metabolica.
In altre parole, alimentare le donne con una dieta ricca di grassi saturi. si parla di donne che soffrono già di una qualche malattia piuttosto grave. considerata in parte essere il risultato del mangiare troppi grassi saturi, si traduce in un miglioramento. e non in un peggioramento, della situazione.
Aggiungeteci il paradosso francese, le diete degli eschimesi e dei masai, in cui la presenza di molti grassi ha prodotto un'incidenza contenuta dei problemi cardiovascolari, e tante altre contraddizioni, e capirete che l'ipotesi popolare "i grassi saturi causano cardiopatia" non è molto solida.
Di sicuro c'è che non sappiamo tutto quello che dobbiamo sapere, sui grassi, i grassi saturi, la carne rossa e tutto il resto, per fare il tipo di affermazioni che sono fatte sui pericoli dei grassi alimentari.
Di certo la massa cercherà di spiegare esaurientemente tutto senza dover cambiare le sue idee collettive fuorviate. Ma fondamentalmente dobbiamo esaminare seriamente questo paradosso e trovare un modo più logico di guardare ai grassi alimentari, al colesterolo, alla coronarie.
lo che predicavano i bastian contrari. Proprio come succede con i grassi saturi, ci sono troppe contraddizioni. Dopotutto, la carne rossa è stata un punto fisso della nostra dieta dall'inizio dei tempi. Perché allora è diventata improvvisamente velenosa?
La carne rossa è una delle fonti migliori di amminoacidi. E ricca di vitamina A, E e B complesso. La vitamina B12, abbondante nella carne, non è presente nei prodotti vegetali. La carne rossa è ricca di ferro facile da digerire, a differenza del ferro presente in molte fonti vegetali. Inoltre, la carne rossa è una fonte eccellente di altri nutrienti compresi L-carnitina, taurina, acido linoleico coniugato (CLA), coenzima Q10, potassio, zinco e magnesio, tutti nutrienti vitali, specialmente per quelli di noi che vogliono migliorare la composizione corporea.
Per esempio, l'L-carnitina si trova soprattutto nella carne. La carne rossa è la fonte migliore di L-carnitina con circa 600 mg per 100 g di carne. il pesce ne contiene solo 35 mg per 100 g. Per gli atleti, avere molta L-carnitina significa non solo una maggiore percentuale di massa muscolare magra ma anche un maggiore uso del grasso ricco di energia come carburante durante l'attività fisica. Inoltre, il CLA, aumentando la sensibilità all'insulina E-e favorendo la regolazione del metabolismo delle proteine e dei grassi nel corpo, può favorire una riduzione del grasso corporeo E complessivo e un aumento della massa muscolare magra.
La carne rossa è anche uno degli alimenti migliori per massimizzare la composizione corporea. Uno studio recente ha scoperto che le donne sottoposte a una dieta povera di calorie e ricca di carne rossa hanno perso più peso ed erano più sane di quelle sottoposte a una dieta povera di calorie e di carne rossa. Inoltre, la dieta ricca di carne rossa e di proteine non ha prodotto metabolismo delle ossa.
In un altro studio, la carne rossa ha mostrato di avere effetti positivi sul colesterolo ematico e sui trigliceridi, l'altro grasso importante. Alla fine dei nove mesi di studio, i ricercatori hanno scoperto che il gruppo della carne rossa registrava una riduzione media del colesterolo "cattivo" legato alle lipoproteine a bassa densità (LDL) pari all'1-3%, un incremento medio del colesterolo "buono" legato alle lipoproteine ad alta densità (HDL) pari al 2%, e una riduzione media dei livelli di trigliceridi pari al 6%.
Inoltre, la carne rossa, con i suoi grassi saturi, aumenta i livelli di testosterone ematico. L'ho riscontrato negli studi clinici che ho condotto sugli atleti che avevo sottoposto alle mie diete con enfasi sulla carne rossa. E questa associazione è stata mostrata anche in altri studi.
RESISTENZA ALL'INSULINA
E’ importante sapere che la resistenza all'insulina, a causa della sua complessità, può in realtà essere utile in alcuni casi e può essere usata per massimizzare la composizione corporea. Questo perché la resistenza all'insulina può essere manipolata affinché si applichi in modo diverso a tessuti corporei e processi metabolici diversi.
La resistenza all'insulina nel metabolismo del glucosio, che può permettere un uso maggiore degli acidi grassi liberi, e perciò del grasso corporeo, come carburante, può essere presente a fianco della sensibilità all'insulina nel trasporto degli amminoacidi e nella sintesi proteica, che massimizza la massa muscolare, e della resistenza all'insulina dei tessuti grassi, che aumenta la lipolisi e diminuisce la lipogenesi. Le mie diete creano questo tipo di ambiente, traducendosi in minore grasso corporeo e maggiore massa muscolare.
Ipertensione: l'epidemia silenzio
Uno studio recente sulla pressione ematica è giunto a conclusioni allarmanti: soltanto meno del 30% dei partecipanti aveva una pressione ematica normale, mentre più della metà era afflitta o da preipertensione o da ipertensione.
Nel 1967, il Chicago Heart Association Detection Project in Industry ha cominciato a raccogliere dati tratti da 39.573 uomini e donne di oltre 18 anni per confrontare i valori iniziali della pressione ematica nei giovani con la cardiopatia e i decessi verificatisi fra i 43 e i 64 anni. Fra questi sono stati selezionati 10.874 uomini con età fra i 18 e i 39 anni. A ogni uomo è stata misurata la pressione ematica con la tecnica standard e sono stati annotati peso, altezza, uso di tabacco, anormalità EKG, livelli di colesterolo, diabete e altre malattie croniche e uso di farmaci da prescrizione.
I ricercatori hanno seguito gli uomini per una media di 25 anni; ogni soggetto ha continuato a ricevere le proprie cure mediche abituali.
I risultati sono macabri e allarmanti. Solo circa 3 soggetti dello studio su 10 (29%) avevano pressione ematica normale o quasi normale intorno ai 30 anni. Uno su dieci aveva ipertensione fase 2 e quindi a forte rischio. La scoperta forse più sorprendente di tutte è che più della metà degli uomini dello studio avevano o preipertensione (20%) o ipertensione fase 1 (36%).
Ciò può significare problemi di salute gravi per una grossa percentuale della popolazione adulta. Lo studio ha scoperto che anche una pressione ematica leggermente elevata può produrre problemi gravi nel corso della vita. In confronto ai soggetti con pressione ematica normale, quelli con valori più alti erano a rischio maggiore di cardiopatia, e maggiore è il valore, maggiore è i rischio. La pre-ipertensione a 30 anni è stata associata a una riduzione dell'aspettativa di vita di 2,2 anni arrivai a 55 anni; per gli uomini con ipertensione fase 1 da giovani, il dazio era ancora maggiore, pari a una perdita d 4,1 anni di vita. Negli anni '60 e '70, la maggior parte dei medici basava la diagnosi e la cura dell'ipertensione soltanto sul valore più basso, cioè quello della pressione diastolica, registrata quando il cuore è rilassato e s' riempie fra i battiti. Tuttavia, dagli anni '90, è stato sempre più chiaro che il valore più alto, cioè quello della pressione sistolica, rilevata quando il cuore sta pompar-do sangue, è di importanza pari o superiore.
LE SOLUZIONI DELLA DIETA METABOLICA
È questa consapevolezza sempre maggiore dell'incidenza crescente dell'ipertensione e dei rischi per la salute correlati, come l'obesità e la cardiopatia, che motiva la MD e promuovere la Dieta Metabolica. Il primo passo è adottare uno stile di vita che
riduce la pressione ematica.
Il primo passo è adottare uno stile vita che riduce la pressione ematica Ciò comprende una dieta ricca di fibre, frutti ricchi di potassio, ortaggi, cereali integrali e grassi salubri.
Ciò comprende una dieta povera di sale ma ricca di fibre, frutti ricchi di potassio, ortaggi, cereali integrali e grassi salubri. Il percorso migliore è chiamato condotto metabolico ed è un approccio olistico che coinvolge stile di vita, allenamento, dieta e integratori alimentari. Fra i consigli sullo stile di vita c'è la quantità giusta di sonno. Una parte cruciale della Dieta Metabolica sono gli integratori alimentari. Un buon inizio sarebbe l'integratore multivitaminico e multiminerale MVM, una formula completa e bilanciata progettata per apportare una nutrizione a spettro completo. Uno stile di vita sano è fondamentale per conservare una pressione ematica salubre a qualsiasi età.
Fonte: MSN Health and Fitness
interessante, aggiungo questo sulla resistenza insulinica:
Sensibilità insulinica
"Sensibilità insulinica" si riferisce a come i
tessuti del nostro corpo rispondono all'ormone insulina.
L'insulina è un
ormone "di conserva", permette l'ingresso del glucosio nelle cellule; più
precisamente si lega ai trasportatori di questo zucchero (proteine GLUT)
permettendone l'attraversamento della membrana cellulare. Questo avviene
principalmente nel tessuto muscolare ed adiposo i quali hanno la maggior
concentrazione di proteine GLUT-4 (trasportatori di glucosio dipendenti
dall'insulina); altri tessuti, come il cervello, il pancreas ed il fegato non
hanno bisogno di alcun ormone per accaparrarselo, poiché possiedono dei
trasportatori attivati solo in risposta al livello di glucosio nel sangue.
La
resistenza all'insulina, di contro, porta ad un maggior rilascio di questo
ormone al fine di contrastare la bassa concentrazione di trasportatori GLUT-4
(la bassa espressione e la scarsa sensibilità dei suoi recettori). Chi possiede
un certo grado di resistenza rilascia concertazioni maggiori di insulina, in
risposta ad un uguale livello glicemico, rispetto a chi possiede una maggiore
sensibilità.
La resistenza all'insulina comporta:maggiore
ossidazione dei grassi a scopo energetico
mantenimento di una certa
"stabilità glicemica" (non si avranno "crolli" da crisi ipoglicemiche)preservazione del glicogeno muscolare
migliore conservazione della massa
muscolare (l'altalenanza dei livelli glicemici ed insulinici, in deficit
calorico, porta una maggiore ossidazione delle proteine al fine di stabilizzare
la glicemia)
Come potete capire, mantenere un certo grado di resistenza
insulinica porta vantaggi sia durante la fase ipocalorica sia nel periodo di
refeed.