Dal mio punto di vista, appare scontato come la causa dei problemi avuti sia dovuta alla troppa vitamina A, dirò di più, ho il sospetto che la cosa parta da lontano, all’epoca di un periodo poco felice con una particolare dieta, ormai ben 10 anni fa; ciò mi è suggerito da questo studio nel quale si afferma che una dieta carente in proteine porti ad un accumulo epatico anomalo di vitamina A, e quel tipo di dieta alla quale mi riferisco era tremendamente carente di proteine. Anche quando seguivo Ray Peat nei sui articoli c’era menzione del fatto che una carenza proteica portava ad anomalie sulla funzionalità del fegato.
Dove mi porterà questa attuale dieta non lo so, Grant ormai segue questo stile dietetico da 5 anni, ma essendo lui il pioniere è lecito che vada fino in fondo, attualmente i suoi livelli sierici sono di 0,1 umol/L (range 1.5-3.5) quindi in (ipotetico) grave stato di carenza, dovrebbe essere cieco e avere la pelle squamata, a sensazione mi sembra una persona onesta perlomeno non lucra su quanto sta facendo e non è nemmeno la sua attività principale, quindi ad oggi non ho un ragionevole motivo di dubitare della sua integrità. Un altro personaggio interessante che porta avanti la teoria di Grant è il Dr. Garret Smith il quale è molto attivo sull’argomento, propone una sua versione dietetica con test di laboratorio per guidare la disintossicazione da eccesso di vitamina A, i pareri delle persone sembrano piuttosto positivi. Una breve parentesi su chi è Smith, naturopata regolarmente iscritto, con attestato di fisiologia presso l’Università dell’Arizona, faccio questa precisazione perché l’appellativo di Dottore (nel senso classico che diamo noi italiani) mi pareva incompatibile con l’avallare la teoria della tossicità della vitamina A; alcuni lo conoscono per essere stato coautore del libro Solving The Paleo Equation insieme al più famoso (relativamente a questo tipo di ambiente) Matt Stone.
Voglio mettere in guardia chi di sua sponte decide di tuffarsi in questa “avventura”, basandosi soprattutto sul mio percorso vi dico che non sarà una passeggiata, lo smaltimento della vitamina A è molto lento, come scritto nella prima parte dell’articolo il ragazzino intossicato aveva elevati valori di vitamina A persino 3 anni dopo con una dieta attenta. Chi pensa che bastino poche settimane o un paio di mesi rimarrà deluso. E’ pur vero che i primi segnali positivi li ho avuto dopo 3 settimane, ma poi ci sono stati tanti alti e bassi, seppur nel lungo periodo la salute cresceva, come un andamento di borsa…avete presente? Nei giorni no guardavo indietro e facevo una lista mentale di tutte le problematiche risolte fino a quel momento ed il bilancio era sempre positivo, quindi sono andato avanti. Se non avessi dubbi non sarei umano, ho già sbagliato troppe volte in passato, ma basta essere obiettivi con sé stessi. Per questo motivo sarò il più trasparente possibile pubblicando le mie analisi del sangue. Ho già fatto una lista dei problemi che avevo e che ho risolto mangiando cibo senza retinoidi e caroteni, a chi interessato questo è il link di riferimento nel forum. Mi ero posto come iniziale punto di traguardo 1 anno, ma vedo che ci sono alcuni aspetti che possono migliorare ulteriormente per cui vado avanti, se tutto procede senza intoppi porterò l’esperimento a 2 anni, un periodo temporale che vedo citato spesso come disintossicazione completa. Stando ad alcuni pareri (documentati da analisi del sangue) nel forum di Grant, il tasso di smaltimento della vitamina A è dell’ordine di 2,1 ug/dL al mese, 25 all’anno, ovviamente non per tutti sarà così. Nulla vieta di accontentarsi, se dopo qualche mese lo stato generale di salute è tornato eccellente con questa dieta, ci si può anche fermare e magari stare attenti solo a non mangiare cibi straricchi di vitamina A.
La cosa temibile su tutta la questione è la pericolosità nell’affrontare un percorso che stando alla medicina ufficiale porta alla cecità, inutile girarci intorno, è una cosa che fa paura, un conto è avere problemi secondari e capire di aver sbagliato per poi tornare indietro, un conto è perdere, anche solo temporaneamente, uno dei più importanti dei 5 sensi. Sono stato molto vigile su questo aspetto, anche perché ho notato dei cambiamenti, per ora solo positivi, con solo una breve parentesi negativa che riporto qui (l’ho riportata anche nella discussione del forum sopra linkata):
La sensibilità alla luce, ricordo ancora quando mi è capitato di avere dei flash persistenti dopo essere stato abbagliato da una lampada LED mentre stavo aggiustando il motore della mia auto, sono andati via, chiunque si sarebbe spaventato ma io ho razionalizzato ed infatti non solo la cosa è durata solo un paio di giorni, ma poi la mia vista è migliorata, prima le luci blu e verdi, soprattutto se intense e di notte le vedevo sdoppiate. Ho una TV in casa con il LED blu di standby, ricordo che lo vedevo sempre doppio al buio, ormai da molto tempo, adesso lo vedo bene!
Questa storia del vedere le luci blu e verdi sdoppiate al buio è iniziata anche prima dell’avventura con Ray Peat, andando a memoria è iniziata a circa 30 anni (ora ne ho 37) quando addirittura facevo una dieta paleo che in ordine temporale è venuta subito dopo la dieta “carente in proteine” accennata all’inizio di questo articolo, dove ho fatto grande incetta di vegetali e frutta straricchi di caroteni; non a caso osservando video di fruttariani su youtube posso notare molti segni di probabile intossicazione da vitamina A, uniti a tutta un’altra miriade di problemi derivanti da quello stile di vita. Tornando a noi, mi ha colpito quando Grant nel suo libro Extinguishing the Fires of Hell nel capitolo della sua “discesa all’inferno” ha descritto proprio questo sintomo, il vedere le luci blu e verdi, tipo le luci notturne al neon, sfocate. Ecco, esattamente come lui ho risolto questo problema adottando una dieta priva di vitamina A, lo trovo abbastanza significativo.
Chiusa questa parentesi ne inizio una dal punto di vista paleontologico, questo studio parla di un possibile caso di ipervitaminosi A nell’homo erectus, uno scheletro di 1,5-1,75 milioni di anni fa che mostra cambiamenti patologici coerenti con l’ipervitaminosi cronica di vitamina A. Attribuiscono questo disturbo all’alto apporto dietetico del fegato animale, molto probabilmente quello dei carnivori, durante un periodo in cui le abitudini alimentari dell’homo erectus stavano cambiando. Ma la cosa chi mi lascia sorpreso, in un altro studio, è l’esistenza del vocabolo PALEOPATOLOGIA riguardo al fegato, come endemico di quel periodo… che per alcuni è stata forse la punta di massima salute dell’uomo prima del neolitico. Per capirci, dicono che nei reperti fossili vedono gli stessi, esatti, cambiamenti ossei nell’uomo moderno quando assume troppa vitamina A (con integratori). Uguali sia ad occhio che istologicamente al microscopio. Ricordo bene nelle vecchie discussioni paleo quando si spingeva sul mangiare il fegato perché i carnivori lo mangiano come prima “pietanza” quando uccidono la bestia…dunque così avremmo dovuto fare noi.
In questa fase iniziale dell’evoluzione umana, il consumo di carne faceva parte del comportamento umano solo da circa 200.000 anni. I primi umani erano in competizione con i carnivori e alcune di queste interazioni avrebbero potuto portare alla morte e al consumo dei carnivori. Poiché il fuoco non era ancora stato utilizzato, il morbido fegato sarebbe stata l’unica parte degli animali più facilmente mangiata. Il fegato dei carnivori contiene livelli tossici di vitamina A e potrebbe essere necessario del tempo prima che i primi umani imparassero ad evitare il fegato dei carnivori.
Andiamo ad alcuni casi più recenti, fino al momento in cui è stata scoperta la Vitamina A come tossina.
La tossicità di alcuni alimenti che contengono elevate quantità di vitamina A è stata riconosciuta per secoli.
Si parla di alimenti, non di integratori, il diario di Gerrit de Veer del 1597, che scrisse mentre si rifugiò in inverno a Nova Zembla durante un tentativo di raggiungere l’Indonesia attraverso il passaggio settentrionale, afferma che lui e i suoi uomini si ammalarono gravemente dopo aver mangiato fegato di orso polare. Temevano per le loro vite ma alla fine si ripresero. Il diario di De Veer rileva anche una desquamazione diffusa e sorprendente durante il recupero.
Xavier Mertz (1882 -1913) era un esploratore svizzero, alpinista e sciatore. Durante una spedizione perse una slitta con cani ed un compagno, i rimanenti Mawson e Mertz furono gravemente compromessi; sulla slitta rimanente avevano solo dieci giorni di cibo e nessun cibo per i cani. Tornarono immediatamente a ovest, usando gradualmente i sei cani rimasti per integrare la loro scorta di cibo; hanno mangiato tutte le parti degli animali, compresi i loro fegati. Uno studio del 1969 condotto all’Università di Adelaide ha concluso che i sintomi descritti da Mawson (perdita di capelli, pelle e peso, depressione, dissenteria e infezioni cutanee persistenti) indicavano che gli uomini avevano sofferto di ipervitaminosi A. La vitamina A si trova in quantità insolitamente elevate nei fegati dei cani della Groenlandia, di cui sia Mertz che Mawson ne consumavano grandi quantità; infatti, con il deteriorarsi delle condizioni di Mertz, Mawson potrebbe avergli dato più fegato da mangiare, credendo che fosse più facilmente digeribile.
Il 1912 fu l’anno in cui fu scoperta la vitamina A, mentre Xavier Mertz morì mangiando fegato di cane da slitta nel 1913.
L’accumulo di vitamina A è un problema con il quale l’uomo ha dovuto sempre combattere, inconsapevolmente. Sebbene al giorno d’oggi nessuno mangi fegato di carnivoro, come mai nessuno ha mai pensato prima che la vitamina A potesse accumularsi anche mangiando dosi minori ma ripetute?
Nella terza ed ultima parte, proverò a mettere in discussione i primi due capitoli della saga Vitamina A, se c’è qualcosa che ho imparato dai miei errori è quello di tenere aperta una porta, una possibilità che stia sbagliando, la materia della salute/nutrizione è molto complessa e non pretendo di dare lezioni, solo spunti di riflessione. Per cui… pur essendo convinto che la vitamina A in eccesso sia assolutamente sottovalutata come causa di molti malanni, non posso avere la certezza che sbarazzarsene per sempre sia giusto nel lungo periodo, in quanto rimangono sconosciute molte altre sue funzioni biologiche, frase che vedo riportata in incipit in molti studi scientifici che riguardano la vitamina A.