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[Caffè-Caffeina]

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(@biker40)
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[offtopic]Muso, solo Cianti dice che l'olio di oliva non va bene.
Nella paleo è ampiamente contemplato.
Ciao.[/offtopic]


   
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 Muso
(@muso)
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[offtopic]sì però non è un cibo paleo, nel senso che nel paleolitico non esisteva[/offtopic]


   
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(@biker40)
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[offtopic]

sì però non è un cibo paleo, nel senso che nel paleolitico non esisteva

No.
Devo dire che dal lunedì al venerdì l'ho praticamente eliminato (poi il week end torno in famiglia e lì non posso impedire di utilizzarlo) e mi trovo molto bene avendolo sostituito con, tra le altre cose, il più economico strutto.
Ma siamo OT, se interessa l'argomento magari apriamo un nuovo thred.

Ciao.[/offtopic]


   
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 Muso
(@muso)
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[offtopic]Sì, mi interesserebbe soprattutto sapere se hai notato cambiamenti in seguito alla sua sospensione e che tipo di strutto usi, io lo trovo praticamente solo confezionato, puoi rispondere in un nuovo thred.
Grazie, ciao.[/offtopic]


   
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fabio meloni
(@fabietto)
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Consumo di caffè e rischio di tumore all’endometrio

Je Y, Giovannucci E.
Int J Cancer. 2011 Dec 20. doi: 10.1002/ijc.27408. [Epub ahead of print]

I tumori dell’endometrio, che rappresentano la quasi totalità dei tumori che colpiscono il corpo dell’utero, sono al sesto posto tra i tumori più diagnosticati nella popolazione femminile (4 % del totale) con 7.700 nuovi casi all’anno nella sola Italia. Svolgere regolarmente attività fisica e mantenere un peso corporeo adeguato rappresentano probabilmente i due aspetti dello stile di vita più importanti per la prevenzione di questa malattia, tuttavia anche alcune abitudini alimentari sembrano giocare un ruolo importante nell’abbassare il rischio di sviluppo di questo tumore. Il caffè è tra gli alimenti più studiati in tal senso, grazie al suo ricco contenuto di composti con proprietà antimutagene e antiossidanti.
Gli autori di questo lavoro, per definire la reale portata di questo effetto protettivo, hanno condotto una metanalisi degli studi osservazionali condotti fino al 2011 che avevano valutato l’effetto del consumo di caffè sul rischio di questa forma tumorale. A tal fine, sono stati selezionati 16 studi (10 caso-controllo e 6 di coorte) per un totale di 6.628 casi considerati di tumore all’endometrio.
L’analisi dei risultati, confrontando la più alta con la più bassa categoria di consumo, mostra un rischio relativo (RR) pari a 0,71 considerando tutti gli studi, senza differenze rilevanti tra i risultati degli studi caso-controllo e di coorte. Stratificando i risultati per localizzazione geografica, invece, emergono RR di 0,40, 0,69 e 0,79 per studi condotti rispettivamente in Giappone, USA/Canada e Europa. L’analisi dose-risposta ha infine evidenziato che l’incremento di consumo di una tazza di caffè si associava ad un RR di 0,92.
Per concludere, i risultati di questa metanalisi confermano che elevati o aumentati consumi di caffè si associano ad una riduzione del rischio di tumore all’endometrio.

Fonte: http://www.nutrition-foundation.it/news.php?act=visual&nid=001606

La forma è anche sostanza. Chi veicola un messaggio non può essere estraneo al suo contenuto. Tropico - Chi è musone e triste non riesce a tener lontano la malattia. Tonegawa - Le testimonianze vere di gente normale valgono più di tante elucubrazioni teoriche. Francesca F.C.


   
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Tropico
(@tropico)
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Caffeina e Testosterone

Caffeine has received mixed reviews over the years. It's been implicated in promoting everything from breast cysts In women to various cancers and heart-rhythm disturbances. In most cases, these initially alarming reports didn't bold up under the scrutiny of subsequent scientific study. For most people, caffeine Is a relatively benign drug. One report last year even showed that it might help prevent suicides. Concerning athletics, the research on caffeine is equivocal. Early studies showed that it might spare muscle glycogen by promoting faster fat release in the body. That theory was based on caffeine's ability to stimulate the flow of epinephrine, an adrenal hormone that fosters fat release from fat cells.

Other data, however, show that this ergogenic effect wears off in habitual caffeine users. Still other research shows that combining caffeine with carbohydrates totally negates the fat-releasing effect. Studies that examined the effects of caffeine on anaerobic training (this includes weight training) also evinced mixed results. Caffeine may increase strength by promoting calcium transport in a part of muscle tissue called the sarcoplasmic reticulum. Another study found that caffeine increases strength by altering the perception of effort; that is, it makes you think you're stronger. Some people favor caffeine for its thermogenic effect - the conversion of fat calories into beat. Even a single cup of coffee, which contains approximately 100 milligrams of caffeine, can elevate the resting metabolic rate in overweight and lean individuals alike by three or four percent over a two-hour period. And consuming caffeine at two-hour intervals for 12 hours leads to an eight to 11% increase in energy expenditure. Caffeine's thermogenic effect is enhanced by exercise, as well as by combining it with other thermogenic agents, such as ephedrine and aspirin.

The best way to obtain ergogenic benefits inherent in caffeine is through caffeine Itself, rather than from a caffeine-containing product, such as coffee This was pointed out by Canadian researchers, who found that an unidentified component present in coffee inhibits the ergogenic effect of caffeine, Including the increased epinephrine secretion that promotes fat-cell release. A study reported in this column last year noted that caffeine interferes with the ergogenic effects of creatine That investigation did not offer a reason, but it may relate to the increased acid secretion caused by typical caffeine-containing beverages, such as coffee. Excess acid converts creatine into creatinine, a useless byproduct. This still fails to explain the initial positive findings concerning the ergogenic effects of creatine reported in 1992. That research involved supplying creatine mixed in tea - which also contains caffeine - yet the beverage didn't interfere with creatine uptake in the body.

A new study, published in the American Journal of Epidemiology (144:642-44, 1996), reports the most ominous finding yet for bodybuilders: Caffeine may interfere with testosterone activity. Apparently, caffeine increases the liver's synthesis of a blood protein, called sex- hormone binding globulin (SHBG), that binds to testosterone. Research shows that 50-65% of all testosterone circulating in the blond is bound to 51(86, with the rest hound to another blood protein called albumin. The binding action of testosterone to 51(86 Is much stronger than it is to albumin, making all testosterone bound to 51(86 Inactive. Only about one or two percent of circulating testosterone Is unbound, or free, and only this form can enter cells. SF186 levels are lower in obese people, which explains why they rarely show decreased testosterone activity, even though they usually produce less testosterone than their leaner peers. Several substances can raise or lower 51(86 levels. Substances that increase 51(86 include estrogen, thyroid hormone and, according to this new study, caffeine. Substances that lower 51(86 include growth hormone, insulin and androgens. For this reason, the substances in the latter category will increase testosterone activity in the body.

This study did not explain how caffeine increases. In addition, the study subjects were older women, which Immediately raises a red flag. Several years ago, the trace mineral boron was found to increase testosterone levels. It did but only in older women. Subsequent research involving athletes found no testosterone-increasing effect from boron. The same may hold true for this new caffeine study. The side effect may be limited to older women, possibly through an interaction with estrogen, which is known to increase 51186 levels in the liver. Since no reports exist that testosterone activity is reduced in males who are heavy caffeine users, the effect may be limited to older women. Let's hope so: I'd hate to give up my two morning cups of java!

By the way, if you've ever wondered about lethal doses of caffeine some people have died from ingesting too much - here's a rundown of over dosage: 200 caffeinated sodas, 125 cups of tea or 75 cups of coffee, consumed at one sitting. You will die from either respiratory failure or cardiovascular shock.
http://www.fitflex.com/caffeinetestosterone.html
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Riassumendo dice che in pratica la caffeina aumenta la proteina legante SHBG rendendo così meno disponibile il testosterone, cosa avvalorata dal libro di Hertoghe -Gli ormoni della felicità- in quanto per una dieta basata sull'aumento del testosterone dice di evitare del tutto la caffeina.

La medicina ha fatto così tanti progressi che ormai più nessuno è sano. Huxley | La persona intelligente è quella, e solo quella, che riesce a mettere insieme più aspetti della realtà ed è capace di trovare tra di essi una correlazione. C.Malanga


   
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Tropico
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Caffè e rischio di tumore alla prostata
Studi osservazionali hanno dimostrato che il consumo di caffè e si associa al miglioramento del metabolismo del glucosio e della secrezione di insulina e, in ultima analisi, alla riduzione del rischio di Diabete di tipo 2. Il caffè infatti contiene numerose molecole bioattive, tra le quali la Caffeina, alcuni minerali e fitocomposti che, oltre a possedere una spiccata attività Antiossidante, possono influenzare l’insulina e i livelli di ormoni sessuali. A causa della relazione esistente tra livelli di insulina e di androgeni, ossidazione e tumore della prostata, è stato ipotizzato che il consumo di caffè possa modulare il rischio per questa patologia che in Italia è il primo tipo di tumore che colpisce l’uomo. Tuttavia gli studi condotti finora hanno portato a risultati contrastanti e inconcludenti.
Per questo studio prospettico 47911 uomini, con età compresa tra 40 e 75 anni, sono stati seguiti per un periodo di 20 anni durante il quale sono stati diagnosticati 5035 casi di tumori alla prostata, inclusi 642 casi letali (fatali o con metastasi). L’analisi dei livelli di assunzione di caffè ha permesso di definire un consumo medio di 1.9 tazzine al giorno, corrispondenti ad almeno una tazzina al giorno per 2/3 della popolazione. Il 5% dei soggetti allo studio ne beveva 6 o più al giorno. Il rischio di sviluppare tumore alla prostata è risultato debolmente correlato al numero di tazze di caffè e ridotto del 18% per coloro che ne bevevano 6 o più rispetto ai non consumatori (Relative Risk [RR]=0.82). L‘associazione è risultata più forte per il tumore alla prostata avanzato o letale (RR=0.47 e 0.40 rispettivamente) e simile sia per il caffè normale che decaffeinato.
In conclusione, da questo studio emerge una forte associazione inversa tra il consumo di caffè e il rischio di tumore alla prostata letale, attribuibile a componenti del caffè diversi dalla Caffeina.
Wilson KM, Kasperzyk JL, Rider JR, Kenfield S, van Dam RM, Stampfer MJ, Giovannucci E, Mucci LA. J Natl Cancer Inst. 2011 May 17

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Consumo di caffè e ipertensione
Esiste ormai un consenso generalizzato sul fatto che lo stile di vita, e la dieta in primis, giocano un ruolo importante nella prevenzione e nel controllo dell’Ipertensione. Tra i fattori di rischio principali in tal senso si possono sicuramente citare l’uso eccessivo di sale, l’inattività fisica e l’eccessivo peso corporeo. Anche il consumo di caffè è stato oggetto di diversi studi che hanno valutato la relazione tra il consumo di questa bevanda e la pressione sanguigna. In particolare, in due meta-analisi di studi controllati randomizzati di breve durata, l’aumento del consumo di caffè è risultato associato ad un lieve incremento dei valori pressori.
Gli autori di questa revisione della letteratura hanno riunito i risultati di 6 studi prospettici che hanno esaminato l’associazione tra consumo di caffè e rischio di Ipertensione in un totale di 172567 soggetti. Rispetto ai soggetti che consumavano meno di una tazza il giorno, Il Rischio relativo (RR) di sviluppare Ipertensione è risultato pari a 1,09, 1,07, 1,08 per coloro che assumevano da 1 a 3 tazze al giorno, da 3 a 5 tazze e più di 5 tazze rispettivamente. Dalla meta-analisi di questi dati è emerso che il rischio di Ipertensione aumentava solo leggermente per chi assumeva quotidianamente fino a 3 tazze della bevanda (RR 1), ma diminuiva per chi ne consumava 6 (RR 0,99) in confronto a coloro che non assumevano caffè.
In conclusione queste osservazioni suggeriscono che il consumo di caffè si associa a modificazioni limitate e poco significative del rischio di Ipertensione.
Zhang Z, Hu G, Caballero B, Appel L, Chen L. Am J Clin Nutr. 2011 Mar 30

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Il consumo di caffè aumenta l’adiponectina plasmatica nelle donne diabetiche e non diabetiche
Gli effetti favorevoli del caffè e della Caffeina sul metabolismo sono noti da tempo. Il consumo regolare di caffè può infatti ridurre l’insulino-resistenza, l’Incidenza di Diabete di tipo 2 e diversi marker dell’Infiammazione.
Un recente studio prospettico condotto su circa 2.000 donne diabetiche e non diabetiche reclutate per il Nurses’ Health Study ha rivelato che tali effetti favorevoli potrebbero essere legati all’aumento di adiponectina, i cui livelli circolanti aumentano di circa il 20% nelle consumatrici di più di 4 caffè al giorno rispetto alle donne che ne consumano quantità inferiori. L’adiponectina è una citochina che possiede proprietà antinfiammatorie e sensibilizzanti all’azione dell’insulina, e che esercita quindi gli stessi effetti osservati per il caffè. Nessun beneficio è stato evidenziato in relazione all’uso di caffè decaffeinato. I risultati di questo studio suggeriscono quindi un potenziale meccanismo d’azione delle molteplici proprietà benefiche del caffè e della Caffeina, anche se sono necessari ulteriori studi per dimostrare un nesso causale tra i due processi.
Williams CJ, Fargnoli JL, Hwang JJ, van Dam RM, Blackburn GL, Hu FB, Mantzoros CS.Diabetes Care. 2008 Mar;31(3):504-7

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Il caffè allontana la gotta
a presenza di elevati livelli di acido urico nel sangue determina la formazione di cristalli dell’acido stesso nelle articolazioni. Tali depositi portano allo sviluppo della gotta: una patologia infiammatoria caratterizzata da episodi artritici anche molto dolorosi, che interessa principalmente il sesso maschile. Uno studio pubblicato sull’American Journal of Clinical Nutrition ha verificato la relazione inversa tra il consumo di caffè e lo sviluppo di gotta, mostrata da evidenze precedenti.
Nell’indagine sono stati coinvolti quasi 46 mila uomini di età compresa tra i 40 e i 75 anni, i quali hanno compilato un questionario alimentare per stabilire il consumo di caffè (normale e decaffeinato), tè e Caffeina (proveniente per esempio da bibite e cioccolato). Nel corso dei 12 anni di follow-up sono stati diagnosticati 757 casi di gotta ed è stata evidenziata una relazione inversa tra il consumo di caffè e lo sviluppo della patologia. In particolare, il consumo di <1, 1-3, 4-5 e ≥6 tazze di caffè al giorno è stato associato a una riduzione del rischio di sviluppare gotta pari, rispettivamente al 3%, all’8%, al 40 % e al 59%, rispetto a coloro che non bevevano caffè. Anche il consumo di caffè decaffeinato sembrerebbe un’azione protettiva nei confronti della gotta: infatti, consumarne <1, 1-3 e ≥4 tazze al giorno ridurrebbe il rischio del 17%, del 33% e del 17%, rispettivamente. Non è stata, invece, evidenziata alcuna relazione tra il consumo di tè e di Caffeina totale con lo sviluppo della gotta.
I possibili meccanismi proposti per spiegare questo effetto protettivo del caffè riguardano la presenza di alcuni componenti del caffè stesso, come l’acido clorogenico, ad elevata azione Antiossidante.
Choi HK, Willett W, Curhan G Arthritis Rheum. 2007 May 25;56(6):2049-2055

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Il caffè non favorisce l’infarto
Secondo uno studio svedese, pubblicato sull’American Journal of Epidemiology, il consumo di caffè non aumenterebbe il rischio di infarto del miocardio nelle donne oltre i 40 anni.
L’indagine ha coinvolto quasi 33 mila donne di età compresa tra i 40 e i 74 anni, le quali, dopo aver compilato un questionario alimentare, sono state seguite per circa 5 anni.
L’analisi dei dati ha evidenziato che in coloro che avevano dichiarato di consumare più di 5 tazze di caffè la settimana, rispetto a chi ne beveva 0-4 tazze/settimana, il rischio di infarto del miocardio, fatale e non, diminuiva del 32%.
La relazione apparentemente non segue una relazione dose-effetto: infatti, il consumo delle dosi più elevate non si associava ad un’ulteriore riduzione del rischio: -16% per 5-7 tazze/settimana, -35% per 2-3 tazze/dì, -36% per 4-5 tazze/dì e –35% per più di 6 tazze/dì.
La protezione conferita dal consumo di caffè nei confronti dell’infarto del miocardio risulta statisticamente poco significativa; tuttavia, al contrario di evidenze precedenti, lo studio in questione non ha evidenziato alcun aumento del rischio cardiaco per i consumatori di caffè.
Rosner SA, Akesson A, Stampfer MJ, Wolk A Am J Epidemiol. 2007 Feb 1;165(3):288-93

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Tropico
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Un caffè per ricordare
a Caffeina presente nel caffè sarebbe in grado di alterare l’attività elettrica del cervello e, aumentando la frequenza di un tipo di onde cerebrali (ritmi gamma), migliorerebbe la memoria e l’apprendimento. La scoperta è stata presentata al congresso annuale della Physiological Society, ed è il risultato di uno studio condotto sui topi da un gruppo di ricercatori inglesi.
Nel processo sarebbe coinvolta l’adenosina, sostanza chimica presente in elevate quantità soprattutto nel cervello degli anziani, la quale, quando si lega al proprio recettore A1 presente nelle cellule cerebrali, riduce l’attività dei neuroni e l’intensità dei ritmi gamma. L’attività elettrica delle cellule nervose è fondamentale per l’elaborazione delle informazioni, infatti i ritmi gamma aumentano notevolmente quando si è alle prese con problemi particolarmente difficili da risolvere. La Caffeina sarebbe in grado di evitare il legame dell’adenosina con il suo recettore, bloccandone l’effetto e potenziando i ritmi gamma.
Secondo gli autori dello studio il consumo regolare di caffè sarebbe in grado di aumentare di tre volte l’attività elettrica del cervello, prevenendo la perdita di memoria nelle persone anziane. Tuttavia, sono necessari ulteriori approfondimenti che permettano di comprendere meglio il significato della scoperta e di definire la dose alla quale si esplica l’effetto protettivo, sembrerebbe, infatti, che con quantità troppo elevate di caffè i benefici svaniscano.

N. Patel and M.Vreugdenhil 2006 annual meeting of the Psysiological Society University College London, 5-7 July 2006

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Tropico
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Il caffè protegge il fegato
n nuovo studio ha evidenziato un ruolo del caffè nel contrastare l’insorgenza di cirrosi epatica legata all’alcolismo. Tale effetto protettivo emerge dall’analisi dei dati relativi a circa 125 mila soggetti, i quali nel periodo di indagine (dal 1978 a 1985) hanno fornito indicazioni relative alle quantità di alcool, tè e caffè consumate al giorno nel corso dell’anno precedente; sono stati, inoltre, monitorati i livelli di alcuni enzimi associati al danno epatico.
Alla fine del 2001 sono stati diagnosticati 330 casi di cirrosi, di cui 199 associati al consumo di alcool. Dall’analisi dei dati è emerso che ogni tazza di caffè bevuta al giorno era associata a una diminuzione del 22% del rischio di sviluppare la patologia. In particolare, rispetto a chi non consumava caffè, chi ne beveva 1 tazza, da 1 a 3 tazze o più di 4 tazze al giorno, aveva una probabilità di sviluppare cirrosi epatica alcolica inferiore del 30%, del 40% e dell’80%, rispettivamente. L’associazione tra il consumo di caffè e lo sviluppo di danni epatici non legati all’alcool è risultata, invece, piccola e statisticamente poco significativa.
Per quanto riguarda la misurazione degli enzimi, indice di danno epatico, i livelli più elevati sono stati trovati nei maggiori bevitori di alcolici, mentre chi aveva dichiarato di bere sia alcool, sia caffè, aveva dei tassi enzimatici minori e ciò potrebbe parzialmente spiegare perché non tutti i “grandi bevitori” sviluppino cirrosi.
A quanto pare non sarebbe la Caffeina, ma qualche altra sostanza presente nel caffè a esplicare l’effetto protettivo che, infatti, non è stato evidenziato con il consumo di tè.
Gli autori, nel sottolineare l’importanza della scoperta, utile per comprendere il meccanismo responsabile del danno epatico e che potrebbe aprire la strada a nuove terapie preventive, tengono, tuttavia, a precisare che il consumo di caffè non annulla gli effetti dell’alcool e che l’unico mezzo per prevenire danni epatici rimane quello di ridurne la quantità bevuta.
Klatsky AL, Morton C, Udaltsova N, Friedman GD Arch Intern Med. 2006 Jun 12;166(11):1190-5

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Caffeina rischiosa, ma non per tutti
Numerosi studi hanno associato il consumo di caffé con l’aumento del rischio di infarto del miocardio. Tale relazione, tuttavia, non è stata del tutto chiarita, anche perchè il caffé contiene numerosi componenti che potrebbero avere effetti differenti sul sistema cardiovascolare.
Questo studio, pubblicato su JAMA, si è occupato, in particolare, di verificare il ruolo della Caffeina in tale associazione. Il metabolismo della sostanza, infatti, dipende principalmente dall’Enzima epatico CYP1A2, che in base alla forma genica espressa, rende un individuo in grado di metabolizzare la Caffeina lentamente o velocemente. L’indagine ha coinvolto circa 4000 persone, metà metabolizzatori lenti e metà rapidi.
Mentre il consumo di 1 tazza di caffè al giorno, nei metabolizzatori lenti, rispetto a chi non beve caffè, diminuisce dell’1% il rischio di attacco cardiaco non fatale, bere 2-3 o 4 o più tazze di caffè al giorno lo aumenta rispettivamente del 36% e del 64%. L’assunzione delle stesse dosi, in coloro che metabolizzano la Caffeina in modo rapido, è invece associata a una riduzione del rischio del 25%, del 22% e dell’1% (rispettivamente e in confronto a chi non beve caffè). Al di sotto dei 59 anni le differenze sono ancora maggiori: in base al numero di tazze bevute al giorno (1, 2-3, più di 4) il rischio di infarto aumenta del 24%, del 67% e del 2,3%; mentre nei portatori dell’Enzima “veloce” diminuisce del 52%, del 42% e del 17%, rispettivamente.
Tali risultati suggeriscono che sarebbe soprattutto la Caffeina a condizionare il rischio cardiovascolare, ma che l’effetto può essere completamente diverso in persone con differente assetto genetico.
Cornelis MC, El-Sohemy A, Kabagambe EK, Campos H JAMA. 2006 Mar 8;295(10):1135-41

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Consumo cronico di caffè: effetti sulla reattività psicomotoria
li effetti di un consumo acuto e transitorio di Caffeina sui tempi di reazione, l’umore e la vigilanza sono ormai noti. Questo studio ha invece preso in considerazione gli effetti del consumo cronico di Caffeina in relazione a tali fattori. Tre gruppi di giovani di circa 22 anni, dopo 5 giorni di assunzione di Caffeina, hanno affrontato domande a risposta multipla a tempo, questionari sullo stato d’umore e test per valutare la vigilanza visiva. L’assunzione di Caffeina ha mostrato effetti scarsi o nulli sui parametri considerati, suggerendo una minima Incidenza del consumo regolare di Caffeina sullo stato cognitivo e psicomotorio.
Judelson DA, Armstrong LE, Sokmen B, Roti MW, Casa DJ, Kellogg MD Physiol Behav. 2005 Jul 22

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genfranco
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Mi è stato proposto uno scritto riguardo al CAFFE' di Stephen Cherniske, MS laureato presso l'Università dello Stato di New York ad Albany che ha oltre 35 anni di cliniche, di ricerca, ed esperienza di insegnamento il quale ha scritto un libro al riguardo e che ora voglio proporre a voi.
Queste sono SOLO PARTI di questo libro che ci propone Frèderic Patenaude su questo articolo.
I dati di questo ricercatore e autore del libro e l'articolo completo sono su questo link:
http://digilander.libero.it/genfraglo/Immagini/caffeinadanni.htm

Il grande imbroglio della caffeina
Probabilmente avete letto da qualche parte, o vi e’ stato detto a scuola, che se il caffe’ e’ consumato in quantita’ “moderata” non causa alcun problema. Siete stati rassicurati. Qualche volta, potete aver letto sui giornali dei “benefici” che apporta l’uso del caffe’. Finora, tutto bene. Chi mai ha detto qualcosa di negativo sul caffe’? Cherniske risponde:
“Avevo sentito dire soltanto che la caffeina era un leggero stimolante e le sua correlazione con i disturbi di salute non era provata. Avevo anche sentito dire che la caffeina non dava assuefazione. Poiche’ seppi dalla mia dolorosa esperienza personale che era vero il contrario, ritenni di essere probabilmente stato raggirato sull’intero argomento.”
“Mi sono rapidamente reso conto che ognuno e’ stato raggirato – ricercatori, dottori, giornalisti, e in particolar modo il pubblico. L’inganno e’ stato coordinato da un’industria il cui scopo e’ piuttosto semplice: introdurre nei nostri organismi piu’ caffeina possibile. L’industria della caffeina sa che la caffeina indebolisce il nostro naturale senso di vitalita’, rendendoci dipendenti dai suoi prodotti per superare la giornata. Sa che voi realmente bramate i suoi prodotti e, cosa piu’ importante, che soffrite quando non li consumate.”
“E’ una montatura commerciale, ed e’ legale. Non c’e’ da stupirsi che sempre piu’ aziende stanno lanciandosi nel mercato della caffeina, producendone grandi quantita’, dai caffe’ e te’ speciali alle pillole energetiche “erboristiche” alla caffeina, bevande a base di frutta “corrette” con caffeina, bevande analcoliche “supercariche”, birra con addizionata a caffeina, e addirittura acqua con caffeina aggiunta”. (Caffeine Blues, pag. 4)

Caffeina e problemi di digestione
“La cattiva digestione e’ un problema di cui si accorge la maggior parte della gente – e peggiora con la caffeina. Quella maxi-bibita o il doppio espresso che beviamo ai pasti e’ cio’ che piu’ contribuisce a gonfiore, dolore, gas che prova circa il 50% degli adulti americani dopo mangiato. E questi sintomi sono solo le manifestazioni fisiche dell’indigestione. Invisibili sono i pericolosi sottoprodotti della fermentazione e della putrefazione. Alcuni di questi sottoprodotti sono riassorbiti nel flusso sanguigno, e le tossine che rimangono nell’intestino aumentano i rischi di malattie gastrointestinali.” (Caffeine Blues, pag. 60)

Caffeina e denutrizione
Il caffe’ causa inoltre molte carenze alimentari. I veleni nel te’ e nel caffe’, caffeina inclusa, causano un aumento della perdita di vitamina B attraverso le urine. C’e’ anche una perdita di calcio.
“Le ricerche appena pubblicate in Annals of Nutrition and Metabolism hanno trovato che la caffeina aumenta la perdita di potassio di circa un terzo. A peggiorare la situazione, la perdita di questo minerale sembra accelerare quando alla caffeina si aggiunge lo zucchero. Gli studi mostrano che il meccanismo che sta dietro questa perdita del minerale puo’ aver a che fare col fatto che la caffeina indebolisce la capacita’ dei reni di trattenere calcio, magnesio ed altri minerali. Piu’ recentemente, lo zinco e’ stato aggiunto alla lista dei elementi nutritivi di cui la caffeina impoverisce” (Caffeine Blues, pag. 90)
In aggiunta, quando la caffeina viene somministrata, diminuisce l’assorbimento del ferro.

Caffeina e mal di testa
“Quarantacinque milioni di americani soffrono di mal di testa cronico. Diciassette milioni soffrono di emicrania.”
“La persona con il mal di testa non sa che esso e’ stato causato o scatenato dalla caffeina, cosicche’ ricorre ad un antidolorifico (analgesico). Gli studi mostrano che, nel 95% dei casi, i medicinali analgesici contengono caffeina. Cosi’ l’antidolorifico lavora, specialmente se il mal di testa e’ causato dall’astinenza dalla caffeina, ma la caffeina contenuta alla fine scatena un altro mal di testa. In definitiva, lo sfortunato che soffre diventa dipendente dall’antidolorifico per avere un briciolo di sollievo, ma il mal di testa aumenta in frequenza e in intensita’. Cio’ puo’ andare avanti per diversi anni, creando un ciclo di dolore e depressione che distrugge la qualita’ della vita.” (Caffeine Blues, pag. 185)
“Un mal di testa da cessazione di somministrazione di caffeina deriva dalla normale apertura (dilatazione) dei vasi sanguigni che sono ristretti dalla caffeina. In altre parole, la dose abituale di caffeina tiene ristretti i vasi sanguigni nel cervello. Quando la caffeina non viene consumata, questi vasi sanguigni ritornano alla normale capacita’ di flusso, e cio’ aumenta la circolazione nel cervello che causa la palpitante agonia di un mal di testa da astinenza da caffeina.” (Caffeine Blues, pag. 186)

La caffeina e le donne
“Rispetto agli uomini, le ricerche mostrano che la caffeina e’ piu’ dannosa per le donne, producendo effetti sfavorevoli a dosi inferiori. Gli effetti sono anche piu’ estesi se si considera il danno che la caffeina provoca sul feto e sui bimbi in allattamento.” (Caffeine Blues, page 225)
Ci sono altri fattori per cui la caffeina riguarda le donne: essa causa carenza di ferro; aumenta la perdita di calcio ed il rischio di osteoporosi; la caffeina produce un momentaneo miglioramento dell’umore, ma contribuisce ad una depressione di rimbalzo.
La coltura del caffe’ utilizza intensivamente la manodopera e richiede ampi spazi e risorse. Sono cifre astronomiche solo se si calcola che la domanda mondiale di caffe’ e’ di 13 miliardi di libbre (6 milioni di tonnellate) all’anno. Poiche’ una piana media produce una o 2 libbre di caffe’ tostato all’anno, servono 7 miliardi di alberi. A giudicare da quanto il coltivatore medio puo’ ottenere da ogni acro, si conclude che 70 milioni di acri (28 milioni di ettari) sono dedicati a crescere questo non-cibo, questa droga, questo veleno che contribuisce alle sofferenze umane e rovina la salute di milioni di persone senza che esse ne siano informate.
70 milioni di acri dedicati alla coltura del caffe’. Riflettiamci per un momento. 70 milioni di acri… Se aggiungiamo ad essi il terreno dedicato alla coltura del cacao (per fare la cioccolata), alle foglie del te’, alla canna da zucchero, e all’uva (per fare il vino), arriviamo a numeri spaventosamente elevati. Centinaia di milioni di acri delle piu’ fertili terre del mondo esclusivamente dedicate alla coltura del non-cibo e delle bevande che contribuiscono alla sofferenza dell’umanita’. Perche’ si parla di mancanza di cibo? Semplicemente si coltivano le piante sbagliate per gli scopi sbagliati!

Caffeina e malattie mentali
Ho saputo per molto tempo che perfino una dose moderata di caffeina puo’ causare una piccola depressione. L’ho notata su me stesso un paio di anni fa quando ho iniziato a bere te’, pensando che questa bevanda avesse solo una minuscola quantita’ di caffeina. Non riuscivo a prender sonno prima delle 2 del mattino ed iniziai ad avere una leggera depressione. Non appena smisi di bere te’, essa passo’. Quanta gente si sente depressa e stanca senza una ragione apparente? E quanti di essi bevono caffe’ o te’ e non riescono a rinunciarvi?
“Se ad una persona vengono iniettati 500 mg di caffeina, entro un’ora essa esibisce sintomi di severa malattia mentale, fra i quali allucinazione, paranoia, panico, manie e depressione. Ma la stessa quantita’ di caffeina fornita nel corso di una giornata produce solo le piu’ leggere forme di infermita’ mentale, contro le quali si assumono tranquillanti ed antidepressivi.” (Caffeine Blues, pag. 124)

La corruzione dell’industria dei cibi salutistici.
"Fino agli anni ’90, la caffeina era un tabu’ per l’industria del cibi salutistici, come lo zucchero e la farina bianca. Le tisane d’erbe senza caffeina vennero lanciate dall’industria dei cibi salutistici, ove i prodotti privi di caffeina erano stati tradizionalmente marchiati come “scelta naturale”. Ora gli stessi negozi “naturisti” hanno immense esposizioni di barattoli pieni di chicchi di caffe’ ed alcuni punti vendita hanno bar in cui si servono intrugli gonfiati con caffeina. Cosa e’ successo?” (Caffeine Blues, pag. 266)
”Il volto dell’industria cambio’ quando gli originari sognatori hanno venduto ai conglomerati di aziende, per i quali il profitto e’ piu’ importante dei princìpi della salute. La proliferazione del caffe’ biologico nei negozi di alimentazione naturale e’ decollata e, prima che l’opinione pubblica lo sapesse, le aziende di cibi salutistici hanno scoperto cio’ che l’industria alimentare sapeva gia’ da decenni: la Caffeina vende.” (Caffeine Blues, pag. 267)

Sostituzione del caffe’ e rinuncia ad esso

Lo sappiamo: rinunciare al caffe’ e’ raramente facile, specialmente a chi per anni ne ha bevuto diverse tazze al giorno. I sintomi da disintossicazione includono mal di testa, depressione, stanchezza e molti altri disturbi.

Cherniske menziona un piano con cui una persona puo’ smettere di bere caffe’ con pochi disagi, sostituendolo gradualmente con bevande alle erbe fino a non bere piu’ caffe’. Comunque, questo processo appare un po’ lungo, e io (l’Autore, N.d.T.) personalmente raccomando un metodo piu’ radicale; le persone seguiranno il metodo che pensa di poter fare meglio.
Ci vogliono 60 giorni perche’ il nostro corpo elimini tutta la caffeina e veda veramente i risultati. Si possono accelerare i tempi con una dieta crudista o una dieta breve e rapida di sola frutta e verdura fresche.
Ci sono sostituti del caffe’ che possono essere usati per smettere di berlo. I negozi di cibi naturali offrono un’ampia gamma di prodotti, di solito fatti con cereali tostati, che hanno un sapore simile al caffe’. Comunque, dovete essere sicuri di comprare dei sostituti genuini e senza caffeina. Prodotti come guarana’, noce di cola, te’ verde, te’ mate ed ephedra sono solo altre piante sorgenti di caffeina ed altre droghe stimolanti. Indeboliscono le funzioni del corpo proprio come fa il caffe’. Esiste ad esempio un prodotto chiamato “Teeccino” che si prepara come il normale caffe’ ma non contiene caffeina ne’ alcun chicco di caffe’. E’ fatto di datteri, fichi, carrube, orzo etc. (www.teeccino.com, email: [email protected])
Il libro Caffeine Blues si trova su www.amazon.com/sunfood02

Purtroppo molto reale vero?
ciaooo Genfranco
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http://www.dr-rath-alleanza.org/video/malattie_cardiocircolatorie.html
https://www.youtube.com/watch?v=jVCuHLIMROg
https://www.facebook.com/photo.php?v=514527978673460&set=o.1415891408656788&type=3


   
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