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[LATTE] animale: alimento killer o bevanda salutifera?

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Tropico
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Benefici sulla salute bevendo latte di cammello
http://www.livestrong.com/article/409153-health-benefits-of-drinking-camel-milk/

La medicina ha fatto così tanti progressi che ormai più nessuno è sano. Huxley | La persona intelligente è quella, e solo quella, che riesce a mettere insieme più aspetti della realtà ed è capace di trovare tra di essi una correlazione. C.Malanga


   
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Tropico
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'Latte materno' da mucche geneticamente modificate?
http://www.huffingtonpost.com/2011/06/08/human-milk-cow-china_n_873354.html

Il latte umano-come da mucche potrebbe essere una valida alternativa al latte artificiale normale ol 'in un futuro non troppo lontano.

Gli scienziati cinesi geneticamente 300 vacche da latte per la produzione di latte che contiene nutrienti presenti nel latte materno umano . Tra i nutrienti è lisozima, una sostanza batterio-combattimento che migliora il sistema immunitario infanti primi anni di vita.

Gli scienziati sono stati in grado di fare questo con l'introduzione di geni che esprimono le proprietà del latte umano per gli embrioni di bovini Holstein. Questi embrioni sono stati poi impiantati in mucche surrogati che poi producono latte contenente lisozima umano e di altre due proteine ​​nel latte umano, secondo il Telegraph.

Il latte artificiale a base di latte di mucca non ha come molti dei, che combattono le infezioni, elementi immunostimolanti nutrienti come il latte materno umano . Il latte materno è anche più facile per i bambini da digerire rispetto al latte di mucca.

Tuttavia, latte artificiale latte vaccino è in grado di supportare i neonati sani con bisogni dieta normale. Le madri possono anche scegliere di combinare l'allattamento al seno e latte artificiale al seno se il bambino non sta ricevendo l'idratazione o la nutrizione di cui ha bisogno.

Gli scienziati, che hanno pubblicato il loro lavoro in marzo nella rivista PLoS One, ha detto al Telegraph che sperano di commercializzare questa ricerca latte a volte nei prossimi tre anni, anche se ci vorrà probabilmente più tempo prima della effettiva latte geneticamente modificato colpisce scaffali dei negozi di alimentari.

"Per il 'latte umano-come,' 10 anni o forse più tempo saranno tenuti a versare finalmente questo latte migliorato nella tazza del consumatore," ricercatore studio Ning Li, direttore dei Laboratori Key State per Agrobiotecnologia in China Agricultural University, ha detto il Telegraph.

Il latte deve ancora sottoporsi a test di sicurezza prima di poter essere venduto, ma i lavoratori agricoli che hanno provato il latte dicono che sa più dolce e più forte del normale latte di mucca , secondo del Regno Unito Sky News. "E 'bello," lavoratore Jiang Yao ha detto a Sky News. "E 'meglio per voi perché è geneticamente modificato."

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Tropico
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Acidi grassi derivati ​​dal latte sono associati ad una più favorevole distribuzione delle particelle LDL in uomini sani
http://jn.nutrition.org/content/134/7/1729.long
Una predominanza di piccole particelle dense di LDL (sd-LDL) è una componente consolidata del fenotipo lipoproteina aterogenica associata a insulino-resistenza e aumento del rischio di malattia coronarica. Tuttavia, l'influenza della dieta sulle LDL granulometria non è chiara. Abbiamo studiato (trasversalmente) i rapporti tra profilo LDL e acidi grassi alimentari (FAS) in 291 uomini sani (62-64 anni) in con un range di sensibilità dell'insulina. I soggetti hanno compilato un-d 7 record di dieta, e il digiuno di insulina plasmatica, lipidi, e le concentrazioni delle lipoproteine ​​e nel siero e nel tessuto adiposo FA composizione sono stati determinati. Il profilo LDL è stato esaminato da poliacrilammide elettroforesi su gradiente di gel, proteine ​​colorazione, e la scansione quantitativa, dando LDL dimensione delle particelle di picco e la distribuzione percentuale delle LDL in 4 sub-frazioni. Gli uomini sono stati divisi in terzili di distribuzione percentuale dei sdLDL. LDL piccole dense era positivamente correlata alla trigliceridi del plasma e le concentrazioni di insulina a digiuno (entrambi p <0,0001) e inversamente proporzionale al colesterolo HDL (p <0,0001). Non sono i rapporti di forza sono stati trovati tra sdLDL e l'assunzione riportato di SFA, acidi grassi monoinsaturi, o PUFA. Tuttavia, AF singolo tipicamente presenti nei prodotti lattiero-caseari sono stati associati con un profilo di LDL più favorevole (vale a dire, un minor numero di particelle sdLDL). Ciò è stato dimostrato per 4:00-10:00 e 14:00 nella dieta (entrambi p <0.05), 15:00 e 17:00 in fosfolipidi del siero (entrambi p <0.05), e 15:00 nel siero FAs non esterificati (P <0,01). Inoltre, 20:03 (n-6) nel tessuto adiposo e fosfolipidi del siero era positivamente correlata alla sd-LDL. Pertanto, LDL distribuzione granulometrica sembra essere modificata da fattori dietetici con un effetto apparentemente benefico di prodotti lattiero-caseari.

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Tropico
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Protezione dell'attività corticosurrenale di caseina alimentare in ratti anestetizzati.
http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/15255650
[...] I risultati suggeriscono che la dieta ricca di proteine ​​del latte può prevenire gli effetti di stress acuto, proteggendo l'attività surrenalica. La presente inchiesta si apre una nuova area di gestione dello stress.

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crixus
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Con il latte scremato non ho nessun aumento di acne. Da quanto ho letto su internet lo stesso Peat beve latte scremato.

“Adaptability is probably the most distinctive characteristic of life.”
— Hans Selye


   
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Tropico
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Mi sembra di averlo letto sì, anche se non ricordo le fonti per dire quanto sia attendibile, lui dice comunque che il latte scremato è per forza di cose meno ricco di vitamine A e D.
Latte fresco scremato, senza microfiltrazione e/o omogenizzazione lo preferirei.

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crixus
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Dovrebbe essere sul forum di Peat. Il latte fresco scremato non lo trovo. C'è solo quello parzialmente scremato.

“Adaptability is probably the most distinctive characteristic of life.”
— Hans Selye


   
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Tropico
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Sì intendevo il parzialmente scremato...

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(@andrea)
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ecco una riflessione fatta da un tizio nel gruppo della paleo su fb riguardo all articolo di Tozzi: Il raffreddore? Colpa del latte, non dei virus!

CLAUDIO TOZZI E LA SCOPERTA DEL SECOLO

Bene, oggi è di nuovo una giornata di mal tempo e in più avendo terminato bioshock infinite mi stavo annoiando terribilmente, inoltre sentendomi particolarmente stronzo mi sono detto: ma si dai, rileggiamo l'articolo di Claudio Tozzi dall'esilarante titolo "Il raffreddore? Colpa del latte, non dei virus!".

Nell'articolo Tozzi scrive testualmente:

Il raffreddore non sarebbe quindi dovuto ai rinovirus ma dall'assunzione di latte, formaggi e, in generale, dagli alimenti ricchi di galattosio. Per confermare questa ipotesi a livello scientifico ho effettuato i dovuti riscontri.

In effetti questa affermazione va contro tutto ciò che i virologi hanno sostenuto negli ultimi 100 anni circa, allora mi sono detto: ma com'è possibile che un preparatore atletico abbia fatto luce su una questione del genere, svelando tutto ciò che era sfuggito a medici, biochimici, ricercatori e scienziati vari in un secolo di storia della virologia? Cazzo deve essere un genio, chissà quali riscontri scientifici troveremo a sostegno di una teoria che ribalta le fondamenta della medicina!

Così vado a controllare la bibliografia e trovo 5 studi che trattano i seguenti argomenti:

1- Rapporto tra allergia al latte e sinusite cronica/polipi nasali

2- Allergia al latte vaccino come predittore di iperreattività bronchiale nei bambini in età scolare

3- Il latte aumenta la produzione di muco?

4- Aumento della produzione di muco nei bambini asmatici allergici al latte

5- Relazione tra muco e asma nei bambini (quest'ultimo non ha nemmeno a che fare con l'alimentazione)

A questo punto non posso fare a meno di soffermarmi sul significato della frase " Per confermare questa ipotesi a livello scientifico ho effettuato i dovuti riscontri."

Quali sono i riscontri? mettere insieme 5 studi di cui nessuno parla del rapporto tra latte e raffreddore e uno che nemmeno ha a che vedere con il latte?

La verità è che non c'è nessun riscontro, nessuno evidenza scientifica. Io vedo solo l'affermazione di un uomo delirante e il solito malcelato pressapochismo che spesso accompagna "articoli" del genere.

Questo interessante scritto conclude ovviamente con una seria di assurdità, su come tutto questo confermerebbe l'ipotesi della paleo dieta, secondo la quale il nostro organismo non sarebbe predisposto a essere nutrito con qualsivoglia cibo inserito nel periodo successivo a quello paleolitico.

Tutto questo purtroppo è commercialmente e dannatamente sensato. è il genere di cosa che fa presa sulle persone ingenue e ignoranti. Non c'è arma più potente oggi del dare l'illusione alle persone di essere a conoscenza di una "verità" preclusa ai più. Per quel che mi riguarda la questione non è se sia vero o meno che la causa del raffreddore è il latte, ma come sia possibile che una persona venda come scienza stronzate del genere senza che nessuno lo faccia notare, allora io (io come potrebbero essere molti) che oggi che non avevo un cazzo da fare ho semplicemente verificato, ho impiegato un ora del mio tempo per leggere gli studi e scrivere questo.

DIVULGATE affinché la gente sappia che sul web si dicono cagate pazzesche spacciate per scienza!

EDIT ADMIN: Fonte --> http://www.facebook.com/groups/327473900616675/permalink/583610528336343/


   
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fabio meloni
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L'articolo di Tozzi non ha nulla di scientifico come anche quello che sto per dire io:asd:
Mi è venuto in mente, quando praticavo l'ehretismo, di quando si faceva l'esempio della montagna di spazzatura e dei topi che andavano a mangiarla. L'esempio dei topi e della spazzatura si associava ai virus e batteri che, come degli spazzini, ripulivano dalle sostanze dannose il nostro organismo. Virus e batteri ripulivano fino alla guarigione o, quando la montagna di spazzatura era troppo grande, persino alla morte dell'ospite. Si diceva pure che uccidere con gli antibiotici virus e batteri equivaleva a uccidere i topi lasciando che la montagna di spazzatura diventasse ancora più enorme, etc. etc. Se ne deduceva che i virus erano nostri amici...
Ecco, visto che il latte in "busta" faceva venire, dopo prove e riprove di eliminazione e reinserimenti di tale pseudo alimento nella nostra dieta, l'otite sia a me che a mia figlia, penso, riprendendo l'esempio dei topi spazzini e della montagna di spazzatura, che si il raffreddore è causato sicuramente dai virus, ma richiamati dalla montagna di muco (mi mancava questa parola:asd: ) causata dalla non metabolizzazione, per mancanza di tali enzimi nel latte trattato, del famigerato galattosio!
Spacciare quanto affermato da Tozzi per scienza è deplorevole ma non mi convince nemmeno il ragionamento del tizio, pieno di boria e rancore, postato da Andrea!:nah:

La forma è anche sostanza. Chi veicola un messaggio non può essere estraneo al suo contenuto. Tropico - Chi è musone e triste non riesce a tener lontano la malattia. Tonegawa - Le testimonianze vere di gente normale valgono più di tante elucubrazioni teoriche. Francesca F.C.


   
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Tropico
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A volte l'antipatia verso una persona prevale sul senso critico del contenuto, non bevo latte UHT ma crudo, anche se credo che i formaggi, quando non trovo quelli da latte crudo, siano pastorizzati con tale metodo.
Sarebbe interessante capire se il latte, per chi ha sperimentato noie, dia sempre gli stessi problemi con altri tipi di diete, tipo escludendo il glutine o facendo una dieta che migliori le condizioni intestinali tali da poter migliorare la digestione/assorbimento del latte UHT.
Se è vero che in piena paleo, un bicchiere di latte UHT mi ha fatto correre al bagno dopo un pò, è pur vero che ora, quando ho fatto la prova, non mi ha fatto niente.
Ma questa non è una difesa al latte UHT sia chiaro, dato che lo evito.

p.s. Andrea se ti scordi per l'ennesima volta di mettere la fonte quando nomini persone, specialmente estranee al forum, ti banno!

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fabio meloni
(@fabietto)
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Si è visto che c'è sempre una certa soggettività! Devo dire che io rimango sempre sensibile al latte trattato; mentre quello crudo non mi fa un baffo: proprio domenica scorsa mi sono mangiato un buonissimo gelato artigianale che mi ha fatto correre al bagno dopo mezz'ora e due giorni di fila sputando e ingoiando catarro con i soliti rumorini di intasamento nelle orecchie...
Bisogna vedere anche nel lungo periodo: non è che chi beve e mangia tonnellate di latte UHT e formaggi scadenti è raffreddato tutto l'anno, eh! E' come il galleggiante della vaschetta del water: quando i dotti linfatici sono pieni da far schifo e il catarro è talmente tanto da uscire quasi dalle orecchie, ecco che arrivano i nostri per fare le pulizie, infiammandoci di brutto causando raffreddori, influenze, otiti, etc.
Bello, comunque, mettere da parte un attimo la scienza e spaziare con la fantasia!:D

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Tropico
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Quindi confermi che tutt'ora il latte UHT, sempre che sia stato quello e non altro nel gelato, ti dà noie e addirittura per più giorni.
In Sardegna comunque l'enzima lattasi persiste in una percentuale molto molto bassa rispetto al resto d'Italia, d'altra parte è presumibile che la Sardegna abbia subito una mescolanza delle razze minore e un'alimentazione più selettiva evolutivamente parlando, dato l'isolamento.

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fabio meloni
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Sì confermo che per me era ed'è ancora deleterio! I sintomi sono inconfondibili e gli conosco come le mie tasche. Il gelato era alla nocciola e latte e la cagarella con il catarro è venuta sia a me che a mia figlia mentre a mio cognato, mio padre, mio suocero e una mia zia che erano con noi tutto il giorno nessuna cagarella. Mia mamma e mia moglie gelato non ne mangiano. Cavolo, però, ero da tanto che non mangiavo un gelato così buono... ne è valsa la pena!:asd:

P.S. attenzione a non fossilizzarci sulla scienza del momento, deridendo chi ha una teoria diversa: forse potrebbe essere più lungimirante (In questi casi si tira in ballo sempre Galileo Galilei...)! E' chiaro che come passa il tempo anch'essa progredisce e cambia come le mode! Basti pensare che era quella che un tempo sosteneva che la terra fosse piatta; quella che, più vicino nel tempo, sosteneva che i saturi fossero veleno e che gli insaturi fossero il meglio per le nostre arterie, che gli omega3 fossero super salutiferi e invece ora non più, etc. Non dimentichiamo poi che anche gli scienziati entrano in conflitto fra di loro e con loro le proprie teorie! Ognuno, specialmente nella scienza nutrizionale (quella che secondo me è la meno esatta in assoluto) dice la sua, generando confusione e inspiegabili fazioni...
Sarei proprio curioso di vedere, se un progetto realizzato da un ingegnere fosse volubile e interpretabile come lo è spesso la scienza alimentare, come si potesse così costruire, per esempio, un solido ponte?

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Tropico
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Latte e acidificazione: i miti da sfatare
Il latte contiene amminoacidi solforati che acidificherebbero il sangue
http://www.lattendibile.it/0413acidificazione-e-perdita-di-calcio-i-miti-da-sfatare/

Il latte contiene amminoacidi solforati come la maggior parte delle fonti proteiche, siano esse animali o vegetali, anche se, le fonti animali ne contengono in maggiore quantità.
Se però andiamo ad analizzare con più dettaglio l’apporto di amminoacidi solforati ci si accorge facilmente che il latte è un alimento dal contenuto proteico certamente apprezzabile, ma non particolarmente alto, come altre fonti, dalla carne ai legumi.

Le due porzioni quotidiane raccomandate di latte, infatti, apportano poco più di 8 grammi di proteine (3,3 g %), che rappresentano circa il 10% se non meno del fabbisogno proteico “minimo” di un adulto e non possono certamente essere accusate come responsabili di dieta iperproteica. Molti altri alimenti, anche di origine vegetale (legumi, frutta secca in guscio), apportano quantità superiori di proteine, anche se di qualità inferiore e dal costo calorico superiore.

Se consideriamo poi la quantità di amminoacidi solforati di un’intera giornata alimentare si può vedere con estrema chiarezza che anche in questo caso sono altri gli alimenti, soprattutto vegetali, che apportano la maggiore quantità di amminoacidi solforati. Considerando infatti la quantità di amminoacidi solforati presenti in una giornata alimentare sul modello delle Linee Guida per una sana alimentazione italiana [12], anche scegliendo solamente alimenti vegetali, si può vedere (tabella 1) che per una razione calorica media di 2000 kcal/d, la quota giornaliera di amminoacidi solforati proveniente dalla porzione di pasta o riso, dalle quattro porzioni di pane, dalle due porzioni di vegetali, da una porzione di legumi e da una di frutta secca in guscio, supera abbondantemente la quota apportata da una tazza di latte.

Il latte provocherebbe perdite di calcio urinarie
Il modo di classificazione degli alimenti in base alla loro capacità di aumentare il carico acido renale prende le mosse da un lavoro del 1995 nel quale si riteneva di poter misurare il totale carico acido alimentare, tramite la misura indiretta di un indice, il PRAL (potenziale carico acido renale), calcolato attraverso la misura di alcuni ioni nelle urine [13].

La misura cioè della concentrazione urinaria di Cloro, Solfato, Fosfato, Calcio e Magnesio avrebbe dovuto rappresentare la fotografia del carico acido complessivo della dieta. Secondo la formula (figura 2) lo zero corrisponde alla neutralità, valori positivi sono spia di acidità, valori negativi al contrario di alcalinizzazione. Benché il latte non risulti particolarmente acidificante, poiché prossimo alla neutralità (0.7) e che altri alimenti lo siano maggiormente (piselli 1.2; spaghetti 6.5; nocciole 6.8), forse perché l’accostamento con l’acidità è particolarmente suggestivo, da allora è frequente, anche in ambiente medico, accostare il latte all’acidificazione del sangue ed alla perdita di osso.

Tuttavia le evidenze scientifiche non supportano questa ipotesi e in particolare dimostrano che il fosfato e il solfato non sono dannosi per l’osso in quanto il calcio urinario non è correlato al contenuto di calcio dell’osso [14] e il fosfato di per sé non ha impatto negativo sul metabolismo dell’osso [15]. Non solo, è stato osservato che la somministrazione di due differenti pasti, uno contenente proteine da soia, l’altro contenente proteine da latte avevano lo stesso carico acido renale (Fig. 1) ma due impatti differenti sulla calciuria, maggiore quest’ultima nel gruppo che aveva assunto proteine del latte. La maggiore presenza di calcio nell’urina tuttavia non era dovuta a per-dite di calcio dall’osso [16].

La spiegazione del fenomeno risulta evidente quando si valuti la frazione di assorbimento del calcio alimentare attraverso studi con isotopi stabili o radioattivi del calcio. Questi studi mettono in evidenza che le proteine, soprattutto se di derivazione animale, migliorano l’assorbimento intestinale del calcio e l’aumento di calciuria che provocano è dovuto essenzialmente a questo, poiché al tempo stesso la quota urinaria di calcio di provenienza ossea è molto ridotta [17]. Lo stesso succede quando una dieta ad alto contenuto di proteine viene ottenuta utilizzando solamente proteine animali (carne).

Due differenti diete, una al 20% dell’energia ottenuta con 297 g/d di carni (rosse e bianche) e una normoproteica (0,94 g/kg) al 12% dell’energia con 45 g/d di carne non hanno mostrato alcuna perdita di calcio urinario, né alcuna modifica di indicatori di rimaneggiamento osseo. La dieta a maggiore apporto proteico, anzi, ha mostrato un aumento, se pur leggero, della ritenzione del calcio e, come concludono gli stessi autori, “… questi risultati sono in contrasto con la credenza di lunga data che un elevato apporto di carne influisce negativamente sull’omeostasi del calcio e sulla salute dell’osso”, credenza per altro mai dimostratasi vera” [18].

Per concludere, latte e prodotti lattiero caseari forniscono preziosi nutrienti, specialmente calcio, potassio e magnesio, estremamente importanti in nutrizione umana ed estremamente critici per i livelli abitualmente assunti dalla popolazione. Sono una fonte a basso costo energetico (2,6 mg di calcio per kcal di latte parzialmente scremato, contro 0,39 mg/kcal delle mandorle, 0,43 mg/kcal dei ceci o 0,33 mg/kcal delle lenticchie) e a basso prezzo.
Non solo i prodotti lattiero caseari non sono nocivi per l’osso ma anzi aiutano a raggiungere quel picco di massa ossea che poi costituirà la riserva di calcio per la vita futura. Ma addirittura un’altra condizione nella quale il consumo di latte può tornare molto utile è proprio il mantenimento della massa ossea che molto spesso è messo a rischio dalla perdita di peso che un regime ipocalorico può com-portare. Se una dieta lievemente iperproteica (40% carboidrati, 30% grassi e 30% proteine) contenente 3 porzioni quotidiane di latticini A, vie-ne comparata ad una dieta egualmente ipocalorica ma con suddivisione dell’energia di tipo mediterraneo (55% carboidrati, 30% grassi e 15% pro-teine) e contenente 2 porzioni quotidiane di latticini, dimostra una migliore capacità nel preservare il contenuto minerale dell’osso [19].

Bibliografia

1. Riggs, B.L. and L.J. Melton, 3rd, The worldwide problem of osteoporosis: insights afforded by epidemiology. Bone, 1995. 17(5 Suppl): p. 505S-511S.
2. Stransky, M. and L. Rysava, Nutrition as preven-tion and treatment of osteoporosis. Physiol Res, 2009. 58 Suppl 1: p. S7-S11.
3. European, C., Report on osteoporosis in the Euro-pean Community: Action for Prevention. , 1998, Office for Official Publications for the European Commission, Luxembourg.
4. Dawson-Hughes, B., et al., Effect of calcium and vitamin D supplementation on bone density in men and women 65 years of age or older. The New England journal of medicine, 1997. 337(10): p. 670-6.
5. Sette, S., et al., The third Italian National Food Consumption Survey, INRAN-SCAI 2005-06–part 1: nutrient intakes in Italy. Nutrition, metabolism, and cardiovascular diseases : NMCD, 2011. 21(12): p. 922-32.
6. Gueguen, L. and A. Pointillart, The bioavailability of dietary calcium. J Am Coll Nutr, 2000. 19(2 Suppl): p. 119S-136S.
7. IOF. Available from: http://www.iofbonehealth.org/modifiable-risk-factors.
8. Wooten, W.J. and W. Price, Consensus report of the National Medical Association. The role of dairy and dairy nutrients in the diet of African Ameri-cans. J Natl Med Assoc, 2004. 96(12 Suppl): p. 5S-31S.
9. Sahni, S., et al., Milk and yogurt consumption are linked with higher bone mineral density but not with hip fracture: the Framingham Offspring Study. Arch Osteoporos, 2013. 8(1-2): p. 119.
10. Murphy, S., et al., Milk consumption and bone mineral density in middle aged and elderly women. BMJ, 1994. 308(6934): p. 939-41.
11. Caroli, A., et al., Invited review: Dairy intake and bone health: a viewpoint from the state of the art. J Dairy Sci, 2011. 94(11): p. 5249-62.
12. INRAN, Linee Guida per una sana alimentazione, INRAN, Editor 2003.
13. Remer, T. and F. Manz, Potential renal acid load of foods and its influence on urine pH. Journal of the American Dietetic Association, 1995. 95(7): p. 791-7.
14. Fenton, T.R., et al., Meta-analysis of the effect of the acid-ash hypothesis of osteoporosis on cal-cium balance. Journal of bone and mineral re-search : the official journal of the American Society for Bone and Mineral Research, 2009. 24(11): p. 1835-40.
15. Fenton, T.R., et al., Phosphate decreases urine calcium and increases calcium balance: a meta-analysis of the osteoporosis acid-ash diet hypothe-sis. Nutrition journal, 2009. 8: p. 41.
16. Spence, L.A., et al., The effect of soy protein and soy isoflavones on calcium metabolism in post-menopausal women: a randomized crossover study. The American journal of clinical nutrition, 2005. 81(4): p. 916-22.
17. Kerstetter, J.E., et al., The impact of dietary protein on calcium absorption and kinetic measures of bone turnover in women. J Clin Endocrinol Metab, 2005. 90(1): p. 26-31.
18. Cao, J.J., L.K. Johnson, and J.R. Hunt, A diet high in meat protein and potential renal acid load in-creases fractional calcium absorption and urinary calcium excretion without affecting markers of bone resorption or formation in postmenopausal women. J Nutr, 2011. 141(3): p. 391-7.
19. Thorpe, M.P., et al., A diet high in protein, dairy, and calcium attenuates bone loss over twelve months of weight loss and maintenance relative to a conventional high-carbohydrate diet in adults. J Nutr, 2008. 138(6): p. 1096-100.

Autore: ANDREA GHISELLI

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fabio meloni
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In casa mia purtroppo, con il latte e mia figlia, siamo alle solite. Forse complice il gelato di domenica scorsa, che probabilmente ha turbato chi sa quale delicato equilibrio, ecco che al catarro si è aggiunta una terrificante tosse grassa da intasamento, che ogni notte, fino a questo sabato, verso le 3,00, puntuale come un orologio, svegliava me e mia moglie di soprassalto. Con mia moglie ieri ci siamo detti: cavoli, sembra di essere tornati indietro nel tempo... ci manca solo che gli vengano i vomiti e l'otite! E se provassimo a togliere di nuovo il latte? Bene, ieri a colazione niente latte e come una magia questa notte niente tosse e tutti noi abbiamo dormito tranquillamente. Sicuramente a me la tosse non è venuta: non bevo latte da più di un mese (perché sono in fase di definizione muscolare) e i miei organi emuntori hanno eliminato in poco tempo l'intasamento causato dal gelato al latte, mentre a mia figlia stavamo continuando a fargli la colazione a base di latte di capra crudo. Che dire, sarà forse un caso che alla sospensione del latte la tosse notturna sia passata così rapidamente? Che palle però...

La forma è anche sostanza. Chi veicola un messaggio non può essere estraneo al suo contenuto. Tropico - Chi è musone e triste non riesce a tener lontano la malattia. Tonegawa - Le testimonianze vere di gente normale valgono più di tante elucubrazioni teoriche. Francesca F.C.


   
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